EWC: Yamaha, ritorno alla vittoria | Quella (S)Volta Che

EWC: Yamaha, ritorno alla vittoria | Quella (S)Volta Che

YART è tornata ad aggiudicarsi una gara lunga un giorno dopo un’attesa di quattordici anni: sarà il preludio al secondo titolo di Canepa?

02.08.2023 ( Aggiornata il 02.08.2023 11:51 )

Dopo un’astinenza durata nove gare, la Yamaha è tornata a imporsi nel mondiale Endurance. L’ultimo successo della Casa dei tre diapason nell’EWC risaliva al 27 settembre 2020, nella 12 Ore dell’Estoril che chiudeva la stagione. Anche in quel caso l’equipaggio di YART Yamaha era composto da Niccolò Canepa, Karel Hanika e Marvin Fritz (nella foto), ma il distacco fu più risicato, appena 24 secondi e mezzo su F.C.C. TSR Honda, mentre terza a tre giri chiuse l’altra R1 del Wojcik Racing Team. In quell’occasione YART fece due soste ai box in più dei primi inseguitori (14 rispetto a 12), perdendo così 49 secondi sui rivali.

I fratelli Birchall, un record di famiglia | Quella (S)Volta Che

Yamaha torna a vincere nell'EWC


Curiosamente anche quest’anno i vincitori si sono fermati più volte: 28 pit stop rispetto ai 25 di F.C.C. TSR Honda che però ai box ha passato molto più tempo, 29’ 45”, un paio di minuti in più rispetto a Canepa e compagni.

Al 2019 risaliva il penultimo successo di YART, alla 8 Ore di Sepang. Proprio le 8 Ore sembravano la specialità di questa formazione che nel 2018 e 2019 conquistò la 8 Ore di Slovacchia e nel 2009 la 8 Ore di Doha, la 8 Ore di Albacete e la 8 Ore di Oschersleben. Non contenta, nel 2009 si aggiudicò pure la 24 Ore di Le Mans, a cui parteciparono 46 moto, inclusa una KTM RC8 e una Honda RC30 uscita di fabbrica 21 anni prima. Quella fu anche la prima edizione con la Superpole: ad aggiudicarsela fu Matthieu Lagrive con la Honda.

Al rientro nell’Endurance, YART, che impiegava le Michelin, prese il comando dopo 68 giri e non lo mollò più fino al traguardo. Era la gara inaugurale di quel campionato che ai tempi prevedeva sei tappe e grazie a quella quaterna YART si aggiudicò il titolo con 145 punti: secondo, con poco più della metà dei punti (73) fu il Team 18 Sapeurs Pompiers. Tutti e quattro i successi YART del 2009 furono firmati dallo sloveno Igor Jerman, dall’australiano Steve Martin e dal francese Gwen Giabbiani (con la I). Il meno conosciuto dei tre è proprio il transalpino perché ha sempre corso in patria e in campionati Superbike secondari, come quello polacco, dove è stato vice campione nel 2010 e 2011.

Canepa, titolo possibile


Più ricca l’esperienza di Martin che ha corso quattro GP in 500, nel 1999, conquistando due punti con la Honda del Dee Cee Jeans Racing Team. Quella squadra era fondata e diretta dall’olandese Jan Huberts, passato alla storia perché nell’agosto del 1981 stabilì il record del Mondo con un cinquantino: su un tratto dell’autostrada A6 vicino a Lelystand, nei Paesi Bassi, spinto da un motore Casal da 50 cm³, raggiunse i 224,58 km/h, primato rimasto imbattuto fino al 2006, quando a Bonneville un motore Minarelli arrivò a 233,3 km/h.

Martin ha corso una gara nel mondiale Supersport e 182 in Superbike, ottenendo tre pole e cinque podi, nel 2004 con la Ducati del Team DF Xtreme Sterilgarda con cui chiuse l’anno in settima posizione. Anche Jerman ha militato nel mondiale SBK, in cui esordì nel 1996 con la Kawasaki di Taurus Bertocchi. Nel 1999 fu quattordicesimo in campionato, migliorandosi di una posizione rispetto al biennio precedente. Nel 1998 vinse la 24 Ore di Le Mans, prima di compiere 23 anni. Convertitosi a tempo pieno all’Endurance, Jerman fu iridato nel 2002 con il team cinese Zongshen. Restò con la squadra asiatica pure l’anno dopo ma nel 2004 accettò la corte di YART, con cui ha continuato a correre fino al 2014.

Quattro anni dopo, ecco l’ingaggio di Canepa, già campione nel 2017 con GMT 94. Vinta la maledizione della 24 Ore, il titolo è possibile.

  • Link copiato

Commenti

Leggi motosprint su tutti i tuoi dispositivi