Quella (S)volta Che: BMW al top anche nell'Endurance

Quella (S)volta Che: BMW al top anche nell'Endurance

Le Case italiane brillano in MotoGP e SBK, quella tedesca è al top nelle gare di durata: l'Europa domina

27.06.2022 ( Aggiornata il 27.06.2022 19:40 )

Dopo MotoGP, Superbike e le gare stradali internazionali delle bicilindriche, anche l’Endurance è diventato terreno di caccia dei costruttori europei: merito del BMW Motorrad World Endurance Team, che alternando Jérémy Guarnoni, Ilya Mikhalchik e Markus Reiterberger ha conquistato la 24 Ore di SpaFrancorchamps con sette giri di vantaggio sulla Kawasaki del Tati Team Beringer Racing.

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Il lontano precedente


Era dal 1980, anno in cui il campionato d’Europa divenne mondiale, che una moto europea non vinceva una gara di 24 ore del calendario iridato. L’ultima era stata la Ducati, impostasi il 6 luglio di 42 anni fa nella 24 Ore del Montjuic con José Maria Mallol e Alejandro Tejedo in sella a una bicilindrica 900 a quattro tempi. La loro velocità di crociera fu contenuta perché completarono 757 giri, meno dei vincitori delle tre precedenti edizioni. Secondi giunsero gli olandesi Bert Struyk e Johan Van der Wal con la Honda che conquistò anche il terzo gradino del podio con Wilfried Schneider e Dieter Heinen.

La Casa di Borgo Panigale si aggiudicò pure altre quattro edizioni consecutive, dal 1983 al 1986, ma tutte extra Mondiale dopo il boicottaggio capeggiato dai piloti francesi che ritenevano il tracciato stradale catalano, non a torto, obsoleto. A vincere fu sempre Benjamin Grau, affiancato tre volte da Joan Garriga, due da Luis Miguel Reyes e Quique De Juan e l’ultima da Carlos Cardus. La gara fu cancellata dopo l’edizione del 1986 per il botto fatale a Mingo Parés, dodici mesi prima giunto secondo.

Il suo incidente scatenò molteplici polemiche tra chi reputava troppo pericoloso il Montjuic e chi lo difendeva – come in questi giorni per il Tourist Trophy – finché non si arrivò all’abbandono del tracciato. La Generalitat de Catalunya (il Governo catalano) ruppe l’impasse impegnandosi a realizzare un impianto per la pratica del motociclismo con le più moderne forme di sicurezza. Ne nacque il Circuit de Catalunya, al Montmeló, inaugurato il 10 settembre 1991. Diversi gli italiani vincitori della 24 Ore del Montjuic, da Alberto Gandossi e Bruno Spaggiari con la Ducati Sport 125 nel 1957 fino ad Augusto Brettoni e Sergio Angiolini con la Laverda 750 nel 1971.

Nell’albo d’oro della 24 Ore di Liegi, svoltasi dal 1971 al 2003 e della quale la 24 Ore di Spa-Francorchamps ha raccolto l’eredità, invece figurava fino al mese scorso un’unica moto non giapponese: l’edizione inaugurale, che però si corse a Zolder, fu infatti vinta da una BSA B50 preparata dal concessionario Mead & Tomkinson e guidata da Clive Brown e Nigel Rollason. Del 1971 è anche l’ultima vittoria di una moto del vecchio continente al Bol d’Or: sul gradino più alto, davanti a 60mila spettatori, salì la Triumph Trident di Percy Tait e Ray Pickrell ma l’intero podio fu monopolizzato da moto europee.

Seconda fu la Laverda 750 di Sergio Angiolini e Augusto Brettoni, terza la Guzzi 850 di Vittorio Brambilla e Guido Mandracci, rimasti in testa per dieci ore.

Bol D'Or


Il Bol D’Or è stato conquistato due volte dalla BMW, nel 1948 con Jacques Lenglet sul percorso di Saint-Germain-en-Laye e nel 1960 con René Maucherat e René Vasseur a Linas-Montlhéry. La Casa bavarese è tornata in veste ufficiale nell’Endurance nel 2019, avvalendosi del numero 37. A sceglierlo è stato il direttore tecnico Steven Casaer che l’aveva impiegato a lungo nella BMW BoxerCup. Il team manager è Werner Daemen che in oltre un decennio di fedeltà alla BMW le ha regalato sette titoli IDM (sei Superbike) e un europeo Stock 1000.Proviene da Zonhoven, a 100 km dal tracciato, e quindi è stato profeta in patria.

Già nell’ultimo biennio la BMW aveva colto risultati promettenti, a partire dal successo alla 6 Ore di Most dello scorso ottobre, preceduto dai quattro terzi posti al Bol d’Or, a Le Mans, alla 8 Ore di Sepang e alla 12 Ore dell’Estoril.

Prima della Repubblica Ceca, la vittoria era sembrata più di una volta alla portata della M 1000RR, ma era sempre sfuggita. “Questa volta – ha spiegato Daemen – forse non siamo stati i più veloci ma non abbiamo commesso errori e nell’Endurance questo paga. È un sogno che si è avverato”.

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