Dal Tourist Trophy alle nuvole | Polvere di Stelle

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Alcune aziende protagoniste tra le moto e nell’aviazione: come Martinsyde, Henderson
e l’eclettica Douglas

06.10.2023 ( Aggiornata il 06.10.2023 09:54 )

Ecco una panoramica su alcuni marchi motociclistici che hanno avuto una storia in comune fra il volo e le due ruote a motore. Sono davvero tantissimi ed eviterò di includere in questa rassegna i più noti: Piaggio, Aermacchi, Caproni, BMW, Kawasaki e Honda.

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Martinsyde


Il nome che inaugura questa puntata è Martinsyde, industria aeronautica fondata a Woking, alla periferia sud-ovest di Londra, nel 1908. Il suo primo aereo, un monoplano, quell’anno riuscì a decollare, ma poco dopo fu distrutto da una tempesta. In seguito passò ai biplani e con questi raggiunse una buona fama, in particolare con i modelli militari “Elephant” G100 e G102, pesanti e poco manovrabili, ma rivelatisi molto efficienti come bombardieri e ricognitori. Durante la Prima Guerra mondiale, la Martinsyde divenne il terzo produttore di aeroplani del Regno Unito, ma non sfuggì, al termine del conflitto, alla necessità di riconvertirsi in industria “civile”.

Aveva capannoni a Brooklands, ossia in quella pista che dal 1907 era il tempio della Velocità per automobili e motociclette, e questo influenzò la sua decisione di rivolgersi al mercato motociclistico. Per iniziare al più presto l’attività in questo nuovo campo, la Martinsyde acquistò i diritti di alcuni progetti del tecnico Howard Newman, in particolare un motore monocilindrico di 350 cm³ e un bicilindrico a V longitudinale di 680 cm³. Quest’ultimo aveva la caratteristica unica del condotto di scarico collocato sopra quello di aspirazione allo scopo di agevolare il funzionamento del propulsore nelle stagioni fredde. La 680, cui fece seguito una 500 di analoghe caratteristiche, era una delle moto più belle del panorama britannico: la dotazione ciclistica era di alto livello e le prestazioni più che soddisfacenti, tuttavia non riuscì mai a sfondare sul mercato. Nel 1922 un violento incendio distrusse la fabbrica di Woking e la Martinsyde cessò l’attività vendendo le licenze di produzione dei suoi motori alla marca inglese BAT.

La Douglas


Fondata come industria motociclistica nel 1907, la Douglas di Bristol esordì con una 350 il cui motore si distingueva da ogni altro per la disposizione dei due cilindri, contrapposti lungo l’asse longitudinale della moto. Quel boxer con un cilindro steso in avanti e l’altro rovesciato all’indietro a guardare la ruota posteriore era decisamente originale e funzionava molto bene, tanto che i motociclisti inglesi, dopo un’iniziale diffidenza, gli tributarono un generoso successo commerciale. A favorirlo furono anche gli ottimi risultati in campo agonistico, come l’affermazione al Tourist Trophy classe 350 nel 1912, quando le Douglas conquistarono il primo, il secondo, il quarto e l’ottavo posto in classifica, stabilendo anche il giro più veloce. Le bicilindriche di Kingswood furono inoltre protagoniste della Sei Giorni Internazionale nel 1911 e nel 1914, aggiudicandosi l’ambito premio a squadre.

Nel 1913 fecero la loro comparsa sul mercato anche le automobili Douglas, spinte da un 1100 bicilindrico raffreddato ad aria da 8 HP. Ne furono prodotti due modelli che incontrarono un buon gradimento da parte del pubblico, ma la loro costruzione fu presto interrotta a causa dello scoppio della Prima Guerra mondiale. Durante il periodo bellico, dalle linee di montaggio uscirono circa 70.000 motociclette, inizialmente del classico modello di 350 cm³ da 2,75 HP, presto affiancato da una versione maggiorata a 600 cm³. Al termine del conflitto, la Casa inglese, ormai una grande industria motociclistica, operò senza traumi la sua riconversione “civile” e presentò sul mercato nuovi modelli che confermarono ed esaltarono le qualità del bicilindrico sia come moto stradale che da competizione.

Nel 1922 la Douglas si impegnò in una nuova “avventura”, la costruzione di motori aeronautici derivati strettamente da quelli motociclistici. Anche questa iniziativa ebbe successo: già l’anno seguente ben sei costruttori di aeroplani utilizzarono i suoi propulsori. Tra questi, nomi che sarebbero diventati famosi come De Havilland, Hurricane e Handley-Page. I bicilindrici boxer con cilindrate da 500 a 750 cm³ si rivelarono adattissimi alla propulsione aerea limitatamente a velivoli leggeri, ma di lì a poco il progresso pretese potenze più elevate e anche il settore aeronautico della Douglas, dopo un’iniziale crisi, dovette adeguarsi.

Nel 1935 la Douglas venne rilevata dalla BAC (British Aircraft Company). Il piano industriale della nuova proprietà prevedeva un accordo di costruzione su licenza dei potenti motori aeronautici Hispano Suiza, ma la mancata autorizzazione governativa lo fece fallire. Così, alla vigilia della Seconda Guerra mondiale, la Douglas si trovò non soltanto in grave crisi gestionale, ma anche impedita a riprendere una normale produzione motociclistica, visto che la BAC nel frattempo aveva venduto parte delle attrezzature della fabbrica. Esclusa dunque dalle forniture di moto militari, si dedicò allora alla produzione di componenti per l’aviazione e soprattutto di motori stazionari per varie applicazioni, soprattutto generatori elettrici, che naturalmente riproponevano il boxer in varie configurazioni e cilindrata fino a 1000 cm³. Dal motore fisso nacque poi la prima nuova (cioè non derivata da modelli militari) moto inglese del dopoguerra, una 350 che entrò in produzione nel 1947 con la sigla T35 Mark-1, un modello che segnò l’abbandono del bicilindrico contrapposto longitudinale in favore del boxer trasversale con cui furono equipaggiati i modelli successivi fino alla Dragonfly, ultima moto prodotta dalla Douglas tra 1955 e 1957.

Harry Hawker, australiano, si trasferì in Inghilterra dove venne assunto dall’industria aeronautica Sopwith con il ruolo di tecnico e di pilota-collaudatore. Prima della Grande Guerra stabilì numerosi record, di velocità, di altezza e di durata. Nel 1919 tentò di trasvolare l’Atlantico, ma la rottura del radiatore lo costrinse ad ammarare. Dal 1920 all’attività aviatoria affiancò quella motociclistica. Divenne costruttore di moto di media e grossa cilindrata e prese parte anche a gare. Eccentrico, arrivava in RollsRoyce e saliva in sella soltanto all’ultimo, prima del via. Perì nel 1921 in un incidente di volo.

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