La Torpedo di George Hornecker | Polvere di Stelle

La Torpedo di George Hornecker | Polvere di Stelle

La storia della concorrente di Indian, Harley-Davidson ed Excelsior. Nel presente, un’iniziativa per chi ha subito danni a causa dell’alluvione

02.08.2023 ( Aggiornata il 02.08.2023 20:51 )

Come in Giappone e in Italia negli anni Quaranta e Cinquanta, anche in America agli albori del ventesimo secolo il nascente mercato della motocicletta era inflazionato da un numero esuberante di piccole e medie industrie. Fra queste spiccavano Indian, Harley-Davidson ed Excelsior, che si contendevano il primato sia tecnico che sportivo e commerciale.

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La Torpedo


Ma per pochissimo tempo, una quarta marca, oggi del tutto dimenticata, godette di buona fama e tentò di inserirsi fra le protagoniste del mercato: si chiamava Torpedo ed era prodotta dalla Hornecker Motor Manufacturing Company. Raccontandone la storia, per prima cosa va precisato che la Torpedo americana non ha nulla a che vedere con la moto recante lo stesso nome e costruita in Boemia nel 1909. Nulla a che vedere neanche dal punto di vista tecnico, visto che la Torpedo europea era dotata di un originalissimo motore a quattro cilindri a ventaglio, soluzione mai concepita per la moto Made in USA.

George Hornecker, nato il 3 ottobre 1873 a Geneseo, nell’Illinois, era uno dei nove figli di George e Catherine Hornecker, agricoltori tedeschi di Baden Baden emigrati in America. Fino all’età di 23 anni lavorò nella fattoria di famiglia, poi si trasferì a Whiting, nell’area metropolitana di Chicago, per seguire Clara, figlia del reverendo Herman Philip Wille, Ministro della Chiesa luterana di Geneseo, che si era spostato con la famiglia. A Whiting, George Hornecker trovò lavoro presso la raffineria della Standard Oil e, una volta “sistematosi”, sposò Clara, quindi si licenziò e aprì in proprio un negozio di ferramenta. Nel volgere di un lustro, questa attività si allargò, divenne un grande magazzino che nei primi anni del ‘900 era già considerato il più economicamente fiorente della città.

A soli 30 anni, Hornecker non soltanto possedeva un avviatissimo negozio, ma gestiva anche la prima compagnia telefonica di Whiting ed era stato eletto consigliere comunale. Non pago di questo successo, nel 1905 vendette il grande magazzino e si dedicò a un settore che prometteva un’espansione enorme in tempi ristretti: i veicoli a motore. Cominciò aprendo un garage e vendendo e riparando automobili nonché veicoli di ogni genere, ma, instancabile, nei primi mesi del 1906 fondò la Hornecker Motor Manufacturing Company e iniziò a produrre motociclette con il nome Torpedo.

I primi modelli erano monocilindrici molto simili a quelli prodotti da Indian e Thor, ma presto si distinsero per alcune caratteristiche innovative come il comando dell’acceleratore e dell’anticipo dell’accensione a manopola sul manubrio, ma anche per le sospensioni telescopiche che, viste le strade d’allora, furono molto apprezzate.

Già nel 1907 fece la sua comparsa nel catalogo delle Torpedo il modello bicilindrico con motore Thor a “V” longitudinale da 5 CV, il cui basso costo – soltanto 275 dollari – ne favorì la buona diffusione. Per far conoscere le sue moto sul mercato, Hornecker organizzò anche un piccolo reparto corse che partecipò soprattutto a gare di resistenza. Nel 1906 vinse due delle tre corse in programma a Muskegon, nello stato del Michigan.

Successivamente colse un’importante affermazione nella “Chicago Examiner Cup” e questo le valse diversi articoli di plauso sui giornali. Quando le ultime versioni Torpedo furono presentate all’ottavo Salone dell’Auto di Chicago, il “Whiting Sun” scrisse: “La fabbrica di motociclette di Whiting sta arrivando rapidamente in prima linea con ordini in arrivo da tutto il Paese”.

Purtroppo non andò così. Nel 1907 Clara si era ammalata ed era stata costretta al ricovero, in gravi condizioni, al Wesleyan Hospital di Chicago. La degenza durò diversi mesi e nello stesso ospedale venne ricoverato per due settimane anche suo marito George, vittima di un incidente in fabbrica. Dopo otto mesi, Clara venne dimessa ma su una sedia a rotelle: la malattia le aveva reso impossibile camminare. A quel punto, avendo bisogno della collaborazione di alcuni dei cinque figli che vivevano ancora a Geneseo per assisterla nel migliore dei modi, George Hornecker decise di chiudere lo stabilimento di Whiting e far ritorno alla città natale.

Il trasferimento e l’organizzazione di una nuova fabbrica furono motivo di grandi spese e della perdita di un prezioso collaboratore, Charles Blankenheim, suo braccio destro e pilota delle Torpedo in gara. Tuttavia George riuscì a far ripartire la produzione e a mantenere salda la reputazione delle sue moto finché, nel 1911, la situazione finanziaria dell’azienda, mai ritornata in positivo e giunta al limite del collasso, lo obbligò a chiudere i battenti. Le Torpedo uscirono così prematuramente di scena. George Hornecker, dopo aver trasferito la famiglia a Coal City, 60 km a sud di Chicago, tornò dapprima a fare il venditore di ferramenta per conto di un’azienda locale, poi fu assunto come dirigente della Bent Brothers, una fabbrica di mobili. Scomparve nel 1953 all’età di ottant’anni.

Nonostante la genialità delle sue idee e le indubbie competenze nel settore, non era mai tornato a occuparsi di motociclette, anche perché in America il mercato dell’automobile stava già crescendo a dismisura e forse Hornecker aveva intuito che nel volgere di poco tempo il naturale successore del cavallo e della bicicletta sarebbe stato posto in ombra dall’erede delle carrozze.

Capitolo alluvione


L’alluvione che ha devastato la Romagna dal mare alle città, alle colline, ha causato danni enormi, incalcolabili, alle famiglie, alle colture, alle imprese, alle strutture. Mentre già si lavora per ritornare il più rapidamente possibile alla normalità, chi è uscito indenne da questa catastrofe sta organizzandosi per dare una mano ai più sfortunati. E “dare una mano” non consiste soltanto in quel meraviglioso slancio che ha portato in Romagna persone da tutta Italia a faticare duramente per liberare dal fango case e aziende, ma anche – e oggi soprattutto – nell’offrire un contributo economico per la ripresa.

Molti appassionati collezionisti romagnoli hanno visto i loro veicoli d’epoca sommersi da valanghe d’acqua e di fango, e non esagero, credetemi. Io stesso, proprietario di una moto, una Honda CBX 1000 del 1979 e di un’auto Willys del 1929, ne ho avuto esperienza: la moto, che era nel mio garage, si è salvata, l’auto, in quel momento in officina a Faenza, no. Ecco dunque che Benito Renzo Battilani di Imola, uno dei collezionisti più stimati e noti non soltanto in Italia, si è subito speso per creare un comitato, assieme ai suoi “colleghi” Alessio Ridi, Paolo Massari e Giuliano Galassi, con l’obiettivo di fornire un aiuto concreto a favore di chi ha avuto moto d’epoca gravemente danneggiate dall’alluvione.

Si è quindi bandita una raccolta fondi destinata a rifondere questi danni in parti percentuali secondo uno specifico prontuario in via di definizione. Il comitato sollecita enti, Club, associazioni o motociclisti in genere ad aderire all’iniziativa tramite bonifico di qualsiasi entità sull’IBAN IT62T36O810513828O12978O139 intestato ad Alessio Ridi, specificando come causale “moto storiche alluvionate Emilia-Romagna 2023”.

Si consiglia di conservare la ricevuta del bonifico. I proprietari delle moto alluvionate sono pregati di produrre le foto e di specificare il livello raggiunto dall’acqua e quant’altro possa essere utile per l’accertamento dei danni e il calcolo delle rispettive percentuali. Tale documentazione deve essere inviata a Benito Renzo Battilani tramite WhatsApp al numero 347/29.80.268 oppure via e-mail a benito.battilani@alice.it.

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