I primi vent'anni di Polvere di Stelle

I primi vent'anni di Polvere di Stelle

Questa rubrica taglia un prestigioso traguardo: una storia fatta di ricerche e ricordi

17.01.2023 12:28

Con questo primo numero di Polvere di Stelle del 1923 si chiude il ventesimo anno di questa rubrica. Due decenni che significano circa 1000 articoli dedicati alla storia del motociclismo nei suoi vari aspetti.

Polvere di Stelle: Victoria Werke, gloria bavarese

Vent'anni di storie e ricerche


Una serie di indagini approfondite su argomenti quasi mai toccati dagli studiosi, più propensi – non è assolutamente una critica – a “scavare” entro fatti clamorosi del recente passato, piuttosto che dedicarsi ad altri temi effettivamente meno interessanti per il grande pubblico. Ma Polvere di Stelle ha un vantaggio: è una rubrica di appena due pagine, e si rivolge soltanto a chi è in grado di apprezzarne i contenuti perché condivide con il sottoscritto l’amore per le storie vecchie, strane e poco, o mai, raccontate.

Di questi venti anni voglio ricordare alcune ricerche che mi hanno particolarmente appassionato e che in genere hanno richiesto più puntate della rubrica: la storia di diverse Case motociclistiche famose, come BMW, Ducati, BSA, Peugeot, Laverda e altre, prima che iniziassero a produrre motociclette. Ho scoperto così che la Casa di Monaco di Baviera, così come la conosciamo oggi, è stata fondata da un italiano di Trieste, Camillo Castiglioni. Che la Ducati prima della guerra era un’azienda leader mondiale nella produzione di sofisticati componenti elettrici e ottici.

Che la BSA – come la FN, l’Husqvarna, la Royal Enfield e molte altre – era una famosa produttrice di armi, che la Peugeot cominciò l’attività da una fonderia e da una fabbrica di stecche per corsetteria femminile, dedicandosi poi a oggetti che nulla avevano a che fare con quelli fabbricati in origine, come i macinacaffè e le macchine da cucire. Che la Laverda a fine Ottocento ebbe successo costruendo macchine agricole, orologi per campanili, parafulmini e cannoni antigrandine. 

Tra aeronautica e motocross


Un’altra serie di indagini che ha occupato alcune puntate di Polvere di Stelle mi ha portato a scoprire la connessione storica e tecnica che ha sempre legato il motociclismo e l’aeronautica fin dalle origini, coinvolgendo nomi famosissimi nei rispettivi campi, come Luis Bleriot, Alessandro Anzani, Glenn Hammond Curtiss, Leslie Graham, per citarne soltanto alcuni, dato che la lista sarebbe lunghissima, così come lunghissima sarebbe quella dei nomi delle industrie coinvolte, tra cui Henderson, Sopwith-ABC, Piaggio, Gnome-Rhône, Indian, Caproni, Kawasaki…

Un’affinità fra moto e aerei che fu motivata fin dall’origine non soltanto dalla comune esigenza di motori di minimo peso e di brillanti prestazioni, ma anche dall’essere entrambi veicoli a equilibrio dinamico e dalle caratteristiche di guida simili. Storie inedite sono nate indagando anche sul legame fra motociclismo e cronaca nera. Incredibilmente è emerso che Henri Désiré Landru, un criminale assassino che uccise e bruciò nella “cucina economica” di casa un ragazzo e dieci donne, nel febbraio del 1899 aveva brevettato una bicicletta a motore di sua realizzazione, trasformabile facilmente in triciclo, e l’anno dopo l’aveva esposta al Salone delle Macchine di Parigi.

José María Bultó, membro della famiglia originaria della Bultaco, rimase ucciso nel 1977 tentando di togliersi di dosso una bomba che gli era stata fissata al torace da terroristi del cosiddetto “esercito popolare catalano”.

Si salvò invece Gianmarco Dolce, direttore della Gilera-Argentina, condannato a morte dall’ERP, ossia l’esercito rivoluzionario del popolo. Dolce, originario della provincia di Treviso, scampò nascondendosi con la famiglia finché il pericolo non fu scampato.

Ben dieci di Polvere di Stelle sono state dedicate alla storia del Motocross, quattro a quella delle donne in moto, cinque alle industrie giapponesi scomparse, tre alla motocicletta vista dagli artisti nel periodo del Futurismo. Tutte ricerche che mi hanno coinvolto profondamente arricchendomi e tenendo allenato quel cervello che l’età ormai molto avanzata vorrebbe far funzionare a passo ridotto. Molto piacevole è stato anche il rapporto con voi lettori, in particolare con coloro che mi hanno scritto ponendomi domande alle quali mi sono sforzato di dare risposte adeguate alle aspettative.

Le lettere dei lettori


A volte, queste lettere erano legate a storie lette su Polvere di Stelle. Come quando raccontai delle mie sfide giovanili con la Morini Corsaro Veloce contro un bolognese su Ducati senza precisarne il nome: ebbene, lui lesse Motosprint, si riconobbe e mi scrisse ricordando l’episodio. O quella volta che, dopo aver narrato la mia gita da bambino sulla vetturetta 125 cm³ a tre ruote Mivalino guidata da un prete, un medico di Rimini mi inviò una e-mail dicendosi parente del sacerdote e proprietario di quel veicolo, che metteva a mia disposizione per un’altra gita a distanza di almeno quarant’anni.

Non dimenticherò la soddisfazione provata allorché ricevetti una lettera da Philippe Vailati, nipote di Silvio Vailati, pilota di classe internazionale negli anni Trenta, morto in gara a Genova nel 1940, il quale ignorava completamente come anche il bisnonno Ernesto fosse stato campione in moto. Lo aveva letto su Polvere di Stelle e mi chiedeva notizie. Gliele diedi: Ernesto Vailati, tra il 1911 e il 1925, fu uno dei più forti piloti italiani, vinse gare prestigiose, come il Circuito di Brescia nel 1912 e quello di Cremona nel 1921; dominò due volte la sua classe al Circuito del Lario e partecipò anche al settimo (1913) Tourist Trophy, dove fu costretto al ritiro per un guasto alla sua Rudge.

Recentemente su Polvere di Stelle sono apparse le storie sulle origini del motociclismo in Russia, Cina e Argentina; in particolare le prime due hanno comportato ricerche molto difficili in quanto su libri, vecchie riviste o su internet praticamente non esistono notizie. O meglio, esistono nel web, ma scritte in russo o in cinese e spesso contraddittorie; tradurle e verificarle è stata una vera impresa. Quanto all’Argentina, dopo la pubblicazione è giunta a Motosprint, graditissima, una lettera di Benedicto Caldarella, il non dimenticato pilota ufficiale della Gilera 500 quattro cilindri, protagonista di un grande duello, con tanto di giro più veloce a suo merito, contro Mike Hailwood e la MV a Monza nel 1964.

Termino qui la lunga escursione nei vent’anni di questa rubrica ringraziando ancora chi ha avuto la bontà di seguirla costantemente. Nella prima puntata del nuovo anno avrei dovuto pubblicare, come al solito, una retrospettiva su scoperte e fatti eclatanti riguardanti direttamente o indirettamente il motociclismo negli anni recanti il 23 nelle ultime due cifre.

Ho fatto un’eccezione. Perdonatemi, ma di rubriche che su un giornale vanno avanti per vent’anni non ce ne sono tante…

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