Polvere di Stelle: tra Monza e Arcore, ecco il Festival Gilera

Gellera era il cognome, Gilera divenne il marchio, perché secondo il fondatore "Suonava meglio".

La stessa cura – va detto – ebbe il giapponese Shojiro Ishibashi quando, nel 1931, intenzionato a dare un nome alla sua azienda produttrice di pneumatici, si accorse che Ishibashi in lingua inglese si traduceva Stone Bridge e, ritenendolo “spigoloso” da pronunciare, optò per l’inversione in “Bridgestone”.

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Tra passato, presente e futuro

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E nel secondo dopoguerra un altro esempio di tale scrupolo venne da Giovanni Parrilla, che rinunciò all’esatto cognome sul serbatoio delle sue moto sacrificando la doppia “erre” in nome di una più scorrevole pronuncia del marchio. Giuseppe Gellera (anche il cognome mutò in Gilera dal 1939) fu dunque un precursore non soltanto nella costruzione di motociclette di ottima fattura che avrebbero contribuito a rendere mitica la “scuola italiana”, ma anche nel valutare l’importanza di scelte che oggi – a distanza di un secolo – fanno parte dei “fondamentali” degli esperti di marketing. La Gilera ora fa parte del Gruppo Piaggio, che l’acquistò nel 1969, quando la Marca aveva appena compiuto i sessant’anni e il suo fondatore ottantadue.

L’azienda che ad Arcore era diventata negli anni un emblema di capacità imprenditoriale, di modernità e garanzia di prosperità per centinaia di famiglie, era arrivata in quel periodo al culmine di una crisi dalla quale non era stato possibile scorgere una via d’uscita diversa dalla vendita.

Nel 1993 la Piaggio decise di trasferire la produzione Gilera a Pontedera e dell’antica fabbrica di Arcore non rimasero che capannoni vuoti e tanta nostalgia. La storia della Gilera si concluse di fatto con quel trasferimento, ma ciò che dal 1909 a quel momento era stato scritto nel suo grande libro non si è mai cancellato. Tutt’altro…