L'importanza dei cuscinetti volventi | Officina

L'importanza dei cuscinetti volventi | Officina

Senza di loro, detti anche a rotolamento per via del tipo di attrito al loro interno, non si va da nessuna parte

13.03.2024 ( Aggiornata il 13.03.2024 10:04 )

In genere, i fornitori di organi meccanici tendono a tirare l’acqua al proprio mulino, come spesso si dice. I fabbricanti di cinghie dentate sosterranno la superiorità dei loro prodotti nei confronti delle catene in termini di rendimento, mentre quelli di catene faranno il contrario. E spesso accompagneranno le loro affermazioni con tanto di grafici e tabelle che illustrano i risultati delle loro prove ed esperienze. Questo accade soprattutto negli USA, dove la concorrenza in tutti i settori è particolarmente spinta. In Europa, invece, i produttori di componentistica sono meno aggressivi e spregiudicati, ma anche qui spesso non è facile sapere esattamente come stanno le cose.

Il raffreddamento dei motori | Officina

Componentistica e cuscinetti


È meglio la soluzione A o la B? Talvolta sono diverse le modalità di prova, che magari non vengono neanche rese note nel dettaglio. Per avere un’idea di quanto sia difficile la ricerca della verità, basta confrontare i coefficienti di attrito indicati da varie fonti. Spesso i valori riportati differiscono e non di poco. Per fare un altro esempio, lo stesso accade per le durezze degli abrasivi o dei riporti superficiali. Un punto sul quale tutti sono d’accordo, però, è che senza i cuscinetti volventi, detti anche a rotolamento per via del tipo di attrito che ha luogo al loro interno, non si andrebbe da nessuna parte: non funzionerebbe quasi nulla. Oggi nella grande maggioranza dei motori motociclistici (quasi tutti i 4T moderni, in pratica) le bronzine hanno sostituito tali componenti, ma per quanto riguarda il resto del veicolo di loro non si potrebbe fare a meno. Basta pensare alla frizione e agli alberi del cambio. E poi ci sono il cannotto dello sterzo, il fulcro del forcellone oscillante e le ruote, dove si rivela fondamentale, oltre al ridottissimo attrito, la loro possibilità di lavorare con una semplice lubrificazione a grasso. Se poi i cuscinetti sono stagni, ovvero dotati di due elementi di tenuta che impediscono la fuoriuscita del grasso e l’ingresso di acqua e polvere, la loro lubrificazione è “for life”. Non richiedono cioè alcuna attenzione per tutta la loro durata.

In campo motoristico i cuscinetti volventi sono indispensabili nei due tempi, ove non è possibile una lubrificazione con circolazione di olio in pressione o con abbondante sbattimento, ma ci si deve affidare a un sistema a nebbia (che in questo caso è a perdita). L’attrito generato dai cuscinetti di questo tipo è leggermente inferiore a quello delle bronzine, una volta a regime. Dove invece si rivelano assai più vantaggiosi è all’avviamento. Un tipico cuscinetto volvente è costituito da due anelli di acciaio tra i quali è interposta una serie di corpi volventi (sfere o rulli) che in genere sono separati e posizionati da una gabbia. Nei rari casi nei quali quest’ultima manca si parla di cuscinetti a “pieno riempimento”.

I tipi e le misure offerti dai produttori di questi componenti sono numerosissimi (e standardizzati), ciò consente una perfetta interscambiabilità, basta che la sigla sia la stessa. Prendiamo come riferimento il tipo più semplice e più diffuso, ovvero quello radiale a singola fila di sfere. Queste ultime in genere sono da sette a dieci. Il raggio di curvatura della gola è leggermente superiore al raggio delle sfere.

1 di 2

Avanti
  • Link copiato

Commenti

Leggi motosprint su tutti i tuoi dispositivi