Storie di moto poco fortunate | Officina

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Vediamo alcune, apparse nel momento sbagliato, e altre nate vecchie, con soluzioni tecniche non più all’altezza dei tempi

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02.08.2023 ( Aggiornata il 02.08.2023 14:51 )

Nella storia della moto non mancano certo i modelli che non hanno avuto fortuna. Alcuni sono apparsi nel momento sbagliato, mentre altri sono nati vecchi in quanto progettati con soluzioni tecniche che ormai non erano più all’altezza dei tempi o stavano diventando obsolete.

Altri ancora sono apparsi forse troppo in anticipo, proponendo schemi che si sarebbero imposti soltanto diversi anni dopo e che all’epoca sembravano forse troppo arditi. O magari non sono stati capiti… Alcuni non erano a livello della concorrenza in quanto a prestazioni, mentre altri ancora semplicemente andavano male (scarsa affidabilità o durata) o erano brutti.

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Benelli Tornado


Negli anni Sessanta la Triumph Bonneville era non soltanto il sogno di tanti sportivi, ma era spesso considerata anche un autentico punto di riferimento. In vista di una ripresa del mercato e dato il vero e proprio entusiasmo suscitato tra gli sportivi dalle nuovissime Laverda (la 650 era stata presentata al Salone di Londra del 1966), alla Benelli si decise di realizzare una grossa cilindrata; apparve quindi logico pensare a una bicilindrica di 650 cm3, proprio come la Triumph ma tecnicamente più moderna. La nuova moto, denominata Tornado, è stata presentata sotto forma di prototipo alla fine del 1967 ma è stata commercializzata soltanto all’inizio del 1971, con una potenza indicata in 50 CV a 7400 giri/min. Non ha avuto successo, benché andasse bene e fosse robusta e affidabile.

Il fatto è che era stata sbagliata la cilindrata: la 650 non aveva più appeal e il mercato si era orientato con decisione sui modelli di 750 cm3 (e oltre). E poi un aste e bilancieri negli anni Settanta, anche se ben realizzato, appariva ormai datato. BMW e Guzzi adottavano tale tipo di distribuzione per via delle loro particolari architetture costruttive, ma gli altri… Insomma, la Benelli bicilindrica, che aveva caratteristiche avanzate in fatto di rapporto corsa/alesaggio e di basamento (che si apriva secondo un piano orizzontale), sarebbe stata straordinaria se fosse apparsa all’inizio degli anni Sessanta, quando il mercato italiano era a pezzi ma quello americano tirava alla grande.

BSA B 50 e Yamaha TX 750


Proprio gli USA sono stati in quel periodo la salvezza delle case britanniche, che però poi non si sono sapute rinnovare. Alcuni loro tentativi di rilanciare modelli ormai superati tecnicamente, con versioni che in genere erano assai più brutte delle moto che intendevano rimpiazzare, sembrano addirittura patetici. Un esempio è la BSA B 50 (foto in basso), prodotta in numeri molto modesti nel 1971-72, in versioni da strada, da Enduro e da cross.

Decisamente bruttina, utilizzava un monocilindrico a corsa lunga con distribuzione ad aste e bilancieri la cui origine risaliva agli anni Cinquanta; via via aumentato di cilindrata, fino ad arrivare ai classici 500 cm3 (alesaggio e corsa = 84 x 90 mm, potenza dichiarata di 38 CV a 6500 giri/ min), non poteva più diventare un modello stradale di grande diffusione. Insomma, era nata vecchia.

Ben diversa è la storia della Yamaha TX 750 bicilindrica, con la quale la Casa intendeva entrare nel settore delle vere maxi-moto, dopo gli ottimi risultati ottenuti con la XS 650. Tale moto era dotata di due alberi di equilibratura e sulla carta appariva moderna e valida; la potenza del suo motore monoalbero veniva indicata in 63 cavalli a 6500 giri/min. Peccato che abbia poi avuto svariati problemi meccanici, legati a eccessive temperature e a una lubrificazione talvolta insufficiente.

Sembra che i due alberi ausiliari, montati nella parte inferiore del basamento, “sbattessero” l’olio, dando luogo a una deleteria formazione di schiuma. La Casa di Iwata ci ha messo del tempo per assorbire questo autentico flop che certamente, oltre a crearle un notevole danno economico, non ha fatto bene alla sua immagine nel campo delle grosse cilindrate. Apparsa verso la fine del 1972, la TX 750 è rimasta in produzione soltanto fino al 1975.

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