Manubri Larghi: Trial, un allenamento prezioso

Manubri Larghi: Trial, un allenamento prezioso© Steve Holcombe Instagram

Tanti campioni di altre discipline si allenano con il Trial: a cominciare da Holcombe e... Quartararo

Christian Valeri

28.03.2022 ( Aggiornata il 28.03.2022 17:47 )

Nell’era digitale è molto facile reperire informazioni, trovare istruttori qualificati e scuole di Trial. Una volta non era così, infatti le soluzioni per apprendere le basi erano principalmente due: partecipare ai corsi che venivano organizzati dai Moto Club e dai concessionari, oppure frequentando un gruppo di Trialisti e chiedere consigli ai più esperti.

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Trial, una disciplina formativa


Le videocassette che insegnavano le basi del Trial erano poche e difficili da reperire e soltanto la Fantic ebbe l’intuizione, mai più replicata, di consegnare insieme al modello 305 un video VHS nel quale venivano illustrati i fondamenti del Trial. “Technique du Trial” fu letteralmente consumato da chi scrive, che cercò poi replicare in bicicletta e in moto quanto proposto nei video. Del resto, apprendere le giuste basi è fondamentale quando si inizia a praticare un’attività, dato che permette di raggiungere prima e con minor fatica l’obiettivo finale. Inoltre, una postura sbagliata, se protratta nel tempo, può portare anche problemi fisici. Ecco perché quando iniziamo un nuovo percorso l’assistenza di una persona esperta e competente è fondamentale.

Il Trial è effettivamente una disciplina molto tecnica, insegna a riconoscere il tipo di terreno, il grip che questo può offrire, a scegliere il punto d’attacco per risalire una pietra e, in caso di errore, l’esperienza permette di rielaborare istintivamente una traiettoria alternativa per riuscire a raggiungere, senza posare piedi a terra, la sommità dell’ostacolo.

Nell’era digitale, inserita la parola chiave sul motore di ricerca, in pochi secondi si ottengono molteplici risposte. Reperire informazioni e trovare scuole di Trial con istruttori professionali (spesso si tratta di tecnici federali che la Federazione Motociclistica Italiana certifica dopo un’opportuna formazione), è la soluzione che permette al neofita di essere seguito dalla persona giusta. La moto da Trial è il mezzo ideale per togliersi grandi soddisfazioni e acquisire sensibilità e precisione di guida, utili anche quando si conducono altri mezzi a due ruote e proprio grazie a queste qualità la “moto senza sella” è stata inserita nei programmi d’allenamento di molti campioni delle varie specialità motociclistiche.

Da Capirossi a Petrucci


Prendiamo l’esempio del campione del Mondo della MotoGP del 2021, Fabio Quartararo, che si allena con il Trial. Lo stesso Loris Capirossi pratica regolarmente motoalpinismo, mentre l’onnivoro Danilo Petrucci - vincitore di GP nella classe regina del Mondiale e poi di una tappa alla Dakar - ha iniziato la sua carriera agonistica correndo nel Minitrial. La maggior parte dei protagonisti dell’Enduro, come Steve Holcombe, soprattutto Enduro estremo, hanno un passato tra le bandierine e rappresentano chiari esempi di quanto il Trial possa insegnare.

La spesa per iniziare è ridotta, bastano poche migliaia di Euro per acquistare una moto usata e tutto l’equipaggiamento necessario. Altro punto a favore delle “moto senza sella” sono i costi irrisori di gestione, i consumi ridotti (circa un litro di miscela all’ora), la manutenzione dopo ogni uscita che si limita alla pulizia del filtro aria e all’ingrassaggio della catena, inoltre pneumatici e freni non richiedono sostituzioni frequenti visto il ridotto stress cui sono sottoposti. Per affinare la tecnica, poi, basta un piccolo fazzoletto di terra, qualche ostacolo che con il tempo verrà affrontato da più punti e anche l’ingresso nei campi Trial autorizzati è alla portata di tutti.

Se a un certo punto inizierà ad ardere lo spirito agonistico, si potrà partire dagli allenamenti collettivi organizzati dai Moto Club, e iscrivendosi a uno di questi (superati i test medici per attività sportiva agonistica) richiedere la licenza per prendere il via nelle gare titolate, iniziando il confronto con altri appassionati che amano provare a sfidare gli ostacoli proposti in zona. Non a caso, i pionieri inglesi oltre cento anni fa scelsero di chiamarlo “Trial” (prova) per indicare lo scopo di quel nuovo sport a due ruote.

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