La storia di Francesco Villa, da pilota a costruttore | Tecnica

La storia di Francesco Villa, da pilota a costruttore | Tecnica

Prima pilota, poi tecnico, infine costruttore: con la Mondial 125 del 1963 ha aperto l'era delle due tempi italiane nei GP

30.03.2023 ( Aggiornata il 30.03.2023 10:16 )

Quella di Francesco Villa e delle sue moto è una storia assolutamente straordinaria, che ha visto un giovane pilota crescere via via come tecnico e diventare anche un costruttore di moto di notevole successo.

Cose che ricordano gli anni eroici quando alcuni motociclisti veloci e coraggiosi, cessata l’attività agonistica, hanno messo in mostra notevoli capacità tecniche e in qualche caso hanno addirittura fondato aziende.

Francesco Villa, la storia di un "tuttofare"


I disegni magari non li tracciavano di persona ma si sono saputi appoggiare a chi sapeva mettere sulla carta le loro idee. Francesco Villa è stato l’ultimo di questi rari e luminosi esempi e ha sempre agito nel baricentro della “terra dei motori”, tra Bologna e Modena. Messosi in luce come pilota al Motogiro e nelle gare Juniores, a metà 1956 è stato assunto dalla Mondial e nel 1958 è passato alla Ducati (per la quale ha tra l’altro portato al debutto la nuova 125 bicilindrica), dove è rimasto fino a tutto il 1960.

L’anno seguente si è laureato campione italiano 125. Nel 1962 ha portato al debutto la Mondial 50 monoalbero, da lui sviluppata assieme a Bortolotti, partendo da un motore realizzato dal famoso tecnico Nerio Biavati.

Con questa moto, che disponeva di 7 cavalli a 14.000 giri/min, ha conquistato numerose vittorie, in particolare nelle gare in salita. A livello internazionale però è stato subito chiaro che per contrastare i nuovi cinquantini di costruttori come la Kreidler, la Suzuki e la Honda ci voleva ben altro. Una svolta importante si è avuta nel 1963 quando Francesco Villa, lavorando con tecnici come Peter Durr (specialista dei 2T, al quale è dovuto lo schema originale del motore), Omer Melotti e Marcello Laurenti ha realizzato nell’officina di via Milazzo a Bologna, mitica sede del reparto corse Mondial, una monocilindrica a due tempi di 125 cm3 con ammissione a disco rotante.

Il raffreddamento era misto (testa ad aria e cilindro ad acqua) e la potenza di 21,5 CV, poi portati a 24, a circa 11.000 giri/min.

Dopo una fugace apparizione a Monza sul finire della stagione, l’anno successivo questa nuova Mondial condotta da Francesco Villa si è imposta a Imola, a Milano Marittima e a Cesenatico. Andava forte però non come le giapponesi e mostrava problemi di affidabilità, via via risolti con lo sviluppo. Con questa moto si è praticamente aperta l’era delle due tempi da GP italiane.

I due fratelli Villa hanno continuato a lavorare in via Milazzo ancora per diverso tempo mentre parallelamente la sera e nei fine settimana portavano avanti i loro progetti nell’officina di via Pistoia a Modena, ove nel 1968 è nata la Moto Villa.

Nel 1965 il Mondial 125 è stato riprogettato diventando il “Beccaccino”, con eguale schema costruttivo ma con svariate differenze significative. Ormai Francesco aveva iniziato a realizzare le sue moto, delle quali ideava le soluzioni e stabiliva gli schemi costruttivi. I disegni quotati venivano tracciati dall’ottimo progettista Gianni Miari (scuola Ferrari!).

Nel 1966 Villa ha stipulato un accordo con la Montesa per la quale ha realizzato una bella bicilindrica 250 con raffreddamento misto, frutto in pratica della unione di due Beccaccini. In tale annata e in quella seguente questa bicilindrica e la 125 hanno corso in Spagna come Montesa e in Italia con il marchio Mondial o Villa–Montesa, a seconda delle gare.

Allo stesso periodo risale una 125 a due cilindri verticali paralleli raffreddata ad aria, sempre con ammissione a disco rotante.

Caratterizzata dalle teste con alettatura a ventaglio, aveva misure quadre (43 x 43 mm) e una potenza dell’ordine di 30 cavalli a 14.000 giri/ min. Il lavoro era però tanto e il tempo per lo sviluppo è mancato.

Le tante creature di Francesco Villa


Nel 1968 la piccola azienda modenese ha presentato una monocilindrica verticale raffreddata ad acqua destinata ai piloti privati, la 125 PR che è rimasta in produzione per diverso tempo; la sua potenza dagli iniziali 28 CV è salita rapidamente a 30 (a 11.400 giri/min).

Nel 1969 l’attività è diventata ancora più febbrile e la creatività è ulteriormente cresciuta, con la comparsa di due 250 raffreddate ad aria, profondamente diverse tra loro. La prima era una monocilindrica verticale (72 x 60 mm, 40 CV a 9500 giri/min) e l’altra nientemeno che una quadricilindrica dall’inconsueta architettura a V talmente stretta che i cilindri apparivano quasi paralleli e sovrapposti.

Si è vista fugacemente in pista soltanto una volta poi è scomparsa dalla scena perché il nuovo regolamento prevedeva per le 250 un massimo di 2 cilindri. Tagliando con un piano verticale una fetta di questo motore si otteneva un bicilindrico di 125 cm3 ed è proprio ciò che ha fatto Francesco Villa nel 1970.

La nuova moto, che disponeva di una trentina di cavalli e che è rapidamente stata affiancata da una 250 di analoga architettura, non ha corso molto ma si è rivelata più che valida. Ormai la piccola azienda modenese stava decollando come Casa produttrice di ciclomotori e ben presto anche di moto da Fuoristrada.

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