Tecnica: dalla Honda RC30 alla RC45, nate per la Superbike

Tecnica: dalla Honda RC30 alla RC45, nate per la Superbike

Dotate di motori V4 negli anni in cui tutti preferivano l’architettura in linea, i modelli di serie erano e restano delle perle di tecnologia, ricercate dagli appassionati

Redazione

15.08.2022 ( Aggiornata il 15.08.2022 20:47 )

Le Honda RC 30 e RC 45 sono state formidabili moto da competizione destinate non ai Gran Premi ma alle gare delle Superbike e di Endurance, nelle quali si correva (e si corre tuttora) con modelli derivati da quelli di serie.

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Lontane parenti


Per descriverne la tecnica e la storia è quindi opportuno parlare anche delle moto stradali con le quali esse erano imparentate (sempre mantenendo l’attenzione focalizzata su quelle da corsa). Nelle une e nelle altre spiccava immediatamente l’architettura del motore, dotato di quattro cilindri a V in anni nei quali tutti gli altri preferivano la soluzione in linea (della quale peraltro la stessa Honda era stata pioniera). 

A rigore, i primi motori a quattro cilindri a V della Casa giapponese sono stati quelli della NR 500, la celebre moto-laboratorio ricca di soluzioni tecniche audaci e innovative, a cominciare dai pistoni ovali, che ha corso con scarsa fortuna (ma destando un grande interesse) tra il 1980 e il 1982. Nella prima versione l’angolo tra le due bancate dei cilindri era di 100° ma nelle successive è stato portato ai canonici 90°.

Per le sue supersportive degli anni Ottanta e seguenti la Honda ha puntato con decisione sullo schema V4, con raffreddamento ad acqua, distribuzione a quattro valvole per cilindro e angolo di 90° tra le due bancate (incorporate nel basamento). Per la verità i primi modelli con motori di questo tipo erano destinati al granturismo e al normale impiego di tutti i giorni.

Nel 1982 è entrata in produzione la VF 750 S, con trasmissione finale ad albero e una potenza di 81 CV a 9500 giri/min. L’anno successivo è stata la volta della VF 750 F, di impostazione decisamente più sportiva, che ha ottenuto una diffusione ben maggiore. Il suo V4 era di disegno assolutamente analogo al precedente. La distribuzione era comandata da due catene collocate centralmente e gli eccentrici comandavano le 16 valvole (disposte su due piani che formavano un angolo di 38°) per mezzo di 8 bilancieri a dito di tipo “sdoppiato”.

L’albero a gomiti monolitico poggiava su quattro supporti di banco e aveva i due perni di manovella (su ciascuno dei quali erano montate due bielle) disposti a 360°. Le misure di alesaggio e corsa, alle quali la Honda si è mantenuta in seguito fedele per le sue V4 di 750 cm3 (eccezion fatta per la RC 45), erano 70 x 48,6 mm e i cavalli erogati erano 90 a 10.000 giri/min. Il telaio era a doppia culla in tubi di acciaio a sezione quadrata.

Nel 1986 è entrata in scena la VFR 750 F con motore di analoga architettura ma profondamente rivisitato rispetto a quello della precedente VF 750 F. Per il comando della distribuzione si è passati a due cascate di ingranaggi, e i perni di manovella dell’albero sono stati disposti a 180°. Entrambe queste soluzioni sono state mantenute sulle successive Honda V4 di 750 cm3. Inoltre i bilancieri a dito sono diventati singoli (uno per ogni valvola). La potenza era di 105 CV a 10500 giri/min. Nella parte ciclistica spiccava il nuovo telaio a doppia trave superiore in lega di alluminio.   

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