Giannini, tra pista e lavoro: il leader del National Trophy 1000 si racconta

Giannini, tra pista e lavoro: il leader del National Trophy 1000 si racconta© Gabriele Giannini IG-Giorgio Panacci

Gabriele si racconta in esclusiva: "Faccio il pilota, ma continuo a lavorare. Al Mugello mi sarei fatto amputare un dito pur di correre"

15.08.2022 ( Aggiornata il 15.08.2022 19:06 )

Gabriele Giannini è tra i grandi protagonisti della stagione 2022: al suo primo anno in sella alla BMW schierata da Pistard Racing, il pilota di Anzio è in testa alla classe 1000 del National Trophy, Campionato organizzato dal Motoclub Spoleto che corre nel contesto del CIV, grazie ai tre podi conquistati nelle prime cinque gare.

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Gli inizi


Quella di Gabriele è una storia d’altri tempi, di quelle che piacciono agli appassionati duri e puri: il pilota classe 2002 di Anzio non vive infatti di sole corse, ma alterna i suoi allenamenti e weekend in pista al suo lavoro di manovale. 

Gabriele, prima di passare ai successi del presente, parlaci dei tuoi inizi in moto.

“Ho iniziato all’età di 8 anni in minimoto con il supporto di mio padre, è grazie a lui che ho corso fino a oggi. Ho corso tra minimoto e MiniGP, poi sono arrivato nel CIV, dove ho partecipato alla PreMoto3 vincendo la categoria nel 2016, prima di passare nella Red Bull Rookies Cup. Dopo quella esperienza non propriamente positiva sono tornato nel contesto CIV, nella classe 300, senza tralasciare alcune apparizioni nella Pirelli Cup e nel National Trophy 600”.

Perché l’avventura nella Red Bull Rookies Cup non fu positiva?

“Fu un’esperienza difficile perché avevo solo due giorni di test sulle spalle e mi confrontavo con piloti fortissimi come i fratelli Oncu o Ai Ogura che, tra l’altro, conoscevano molto meglio di me piste e moto. Non andò per il verso giusto, ma non mi diedi per vinto e continuai a crederci”.

Il sodalizio con Pistard Racing


E infatti rieccoti qui.

“Si, ci tengo a sottolineare che nel 2021 ho corso gratis nel CIV 300, in sostituzione di Samuele Marino, e poi ho ricevuto la chiamata di Pistard Racing, che riteneva il mio fisico adatto a correre tra le 1000. In effetti, con la mia corporatura, correre con la 300 non era affatto semplice. Due settimane dopo la chiusura della passata stagione ho disputato un test con il mio attuale team e adesso eccomi qui con loro. Adesso molti parlano di me, ma pochi conoscono i sacrifici fatti per arrivare fino a questo momento”.

Sacrifici che continui a fare piuttosto volentieri.

“Sì, mi divido tra il mio lavoro come manovale e gli allenamenti per le gare. Coniugare le due cose non è semplice, ma penso sempre che c’è chi sta peggio di me: voglio dire, sto facendo tanti sacrifici, ma nella vita ci sono situazioni peggiori e poi, senza sacrificarsi, come si fa a ottenere qualcosa?”.

Condivisibile. Quali sono state le tue sensazioni al via della stagione attuale?

“Mi sentivo tanto emozionato perché sono arrivato nel team che aveva vinto il titolo nel National Trophy 1000 2021 con Roberto Tamburini e questo mi ha fatto avvertire ulteriore responsabilità. È stata una sensazione figlia del momento, perché poi ho deciso di stare più tranquillo e credere nelle mie potenzialità ed è stata la decisione giusta. Ricordo che la notte che precedeva la prima gara ero tesissimo, ma già dal secondo round di Vallelunga ero tranquillissimo, infatti ho ottenuto la pole position in quel fine settimana e sono andato fortissimo”.

La caduta del Mugello, la sfida con DB52


Il weekend più difficile dell’anno, sinora, è stato il Mugello, in cui hai patito un infortunio piuttosto serio.

“Sì, ricordo che nei primi giri in Prova mi sentivo già a mio agio, stavo girando molto forte con una gomma usata. Fin troppo, perché sono scivolato e una mano mi è rimasta sotto il serbatoio della moto. Ricordo di aver trascorso il venerdì in ospedale a guardare gli altri girare attraverso il live timing, il tutto mentre il dottore mi diceva che l’anulare della mano sinistra era in brutte condizioni. Volevo scendere in pista a tutti i costi, avevo chiesto addirittura l’amputazione pur di correre ma, per fortuna, tutto è andato bene: ho disputato i restanti turni e ho concluso la gara al secondo posto. Il giorno dopo sono tornato a casa e sono andato sotto i ferri”.

Mettiamola sul ridere: volevi imitare Bayliss, che si fece amputare un dito a Donington 2007?

“Non ci crederai, ma ho pensato a Bayliss dopo l’incidente e mi sono detto: ‘pazienza, vorrà dire che imiterò Troy’ (ride, ndr)”.

Arriviamo all’ultimo round, quello di Misano a fine luglio, in cui sei arrivato alle spalle di Delbianco.

“Non mi aspettavo di andare così forte a Misano, al cospetto di un pilota esperto come Alessandro. Nei primi tre giri avevo perso un po’ di terreno da lui e da Riccardo Russo, ma sono riuscito a recuperare rapidamente il terreno perso. Ho trascorso tutta la gara attaccato a loro e, all’ultima curva, ho acciuffato il secondo posto”.

Sei riuscito a capire i segreti della guida di DB52?

“Stare dietro a Delbianco mi è servito tanto: Misano non è esattamente la mia pista preferita, ma stando dietro a lui e Russo ho capito che bisogna ‘spigolare’ le curve per abbassare i tempi sul giro. Infatti, nella gara di luglio ho velocizzato notevolmente il mio ritmo rispetto alla gara di aprile”.

Testa al futuro


Ora sei in testa al campionato e mancano due weekend al termine: come ti prepari per il rush finale?

“Adesso effettuerò dei test a Imola per allenarmi in vista dell’ultimo round ma prima c’è il Mugello, la mia pista preferita. Penso di potermi giocare la vittoria, in Toscana. A Imola vedremo, non ho riferimenti in sella a una 'mille' su quel tracciato”.

Stai già pensando al 2023?

“Valuteremo assieme al team i passi da compiere in futuro: adesso è Gianluca Galesi (proprietario Pistard Racing, ndr) a gestirmi, considereremo eventuali offerte o magari continueremo il nostro sodalizio, sognando magari qualche apparizione nel CIV SBK o nel WorldSBK. Sia io che Pistard vogliamo crescere e potremmo farlo insieme”.

Crescerai ancora, ma continuerai con il tuo lavoro da manovale? 

“Qualsiasi cosa farò, credo che continuerò con il mio lavoro”.

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