Una vittoria nei primi cinque stage è il bottino del ternano e l'ex pilota ha commentato il suo lavoro, dandogli anche un consiglio...
Un italiano ieri è tornato sul gradino più alto del podio di una tappa della Dakar, e il soggetto in questione risponde al nome di Danilo Petrucci. Poco meno di due mesi fa stava disputando la sua ultima gara in MotoGP, e ora il ternano è già riuscito a mettersi in mostra in uno dei rally più difficili, riuscendo a battere così nomi molto conosciuti della disciplina. Cosa ne pensano i personaggi dell’ambiente? Siamo andati a chiederlo a Franco Gualdi.
Franco, come commenti l’esperienza di Petrucci?
“È una cosa positiva sotto tutti i punti di vista. È un valore aggiunto ad una gara importante, con nomi che sono importanti nell’ambiente Dakar. Lui è un campione trasversale, andava forte nella velocità, chi è nell’ambiente enduro sapeva quali erano le sue capacità anche in fuoristrada, ma è sicuramente una sorpresa molto piacevole”.
Ieri ha anche vinto la tappa.
“Direi che è stata inaspettata. Un conto è partecipare come prima esperienza alla Dakar e portarla e termine, un conto è arrivare e navigare a mezza classifica, e un’altra cosa ancora è arrivare addirittura a vincere una tappa. Non può essere un caso. Anche nei giorni scorsi era andato bene”.
Te l’aspettavi questo tipo di debutto?
“No, assolutamente. Con sincerità è una scelta di marketing, un discorso commerciale e già il fatto di associarlo alla Dakar ha portato un interesse ancora maggiore dall’Italia per questa gara. Poi ora è arrivato il risultato. È un debutto molto inaspettato”.
Potrebbe diventare un pilota su cui puntare in futuro?
“Ora per l’entusiasmo e il risultato di ieri si dovrebbe dire sicuramente sì. Prudenzialmente, come sono abituato a fare, dico: vediamo come va a finire la gara, gli eventi futuri. Non tanto i risultati, quanto la sua esperienza di queste giornate di gara per capire se dalla prossima potrà essere un pilota che punta alla vittoria. I presupposti ci sono tutti, ma non tiriamo delle conclusioni a oggi dicendo che è il campione futuro della Dakar. Anche se me lo augurerei per davvero”.
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Che consiglio gli daresti, vista la tua esperienza?
“Ho partecipato a Dakar completamente diverse, ma sinceramente gli direi di non guardare i risultati ottenuti nella giornata precedente e non partire quindi volendo bissare il successo a tutti i costi. L’importante è fare esperienza, imparare e sfruttare questa Dakar, per essere poi più preparato l’anno prossimo. È inutile ora rischiare, andando a compromettere quello che ha fatto fino a ieri. Non dico di andare piano, ma ha dimostrato di essere velocissimo, di andare forte, adesso deve fare esperienza per evitare di bruciare le tappe, imparare a navigare da solo, non seguire gli altri ma fare di testa sua a costo di perdere magari qualche posizione, per imparare questo nuovo mestiere”.
Qual è la cosa più difficile della Dakar?
“Bisogna riuscire a limitare la bravura e considerare che il pericolo se vai a 50 all’ora è di un tipo, se vai a 150 all’ora è un ostacolo imprevisto che diventa poi difficile da superare. È capire quando è il momento di attaccare e quando il momento di vivere di rendita, senza magari esagerare perché è un attimo sbagliare. E lì lo sbaglio si paga. Per cui serve anche prudenza, non si può sempre andare all’attacco e andare all’attacco a occhi chiusi. Bisogna gestire molto bene la gara da quel punto di vista”.
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