Solo 26 secondi hanno separato il pilota Yamaha dal terzo successo nel raid africano, una sfida tutta italiana che ha tenuto tutti col fiato sospeso
Dopo i successi del 2019 e 2020, Alessandro Botturi ha sfiorato il terzo successo all’Africa Eco Race. Un successo sfumato sul più bello a causa di una rete che ha rallentato il pilota bresciano che l’anno prossimo tornerà in Africa per riprendersi ciò che la sfortuna gli ha tolto nel 2025.
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Ancora una volta seconda posizione, proprio come lo scorso anno, sempre alle spalle di Jacopo Cerutti. L’Africa Eco Race 2025 però è stata ricca di colpi di scena tra cui quello finale nello stage 11 che è costato il successo finale a Botturi lasciando a Cerutti il successo per soli 26 secondi dopo oltre 36 ore di gara:
“Penso che non sia mai successo che un rally internazionale così lungo sia finito con solo 26 secondi tra il primo ed il secondo. È bello essere stato tra i protagonisti, c’è stato molto interesse sull’Africa Eco Race perché eravamo due piloti italiani, con due moto diverse e due progetti diversi che se la sono giocata fino alla fine. Tra me e Jacopo c’è rivalità ma siamo anche grandi amici quindi c’è molto rispetto, durante i trasferimenti quando capita che prende paga ed è un po’ arrabbiato mi avvicino e gli tiro uno schiaffetto dicendogli: “oh il vecchietto oggi ti ha battute eh””.
Sappiamo che in caso di successo questa sarebbe stata la tua ultima Africa Eco Race, invece così con Jacopo che ha fatto 2-2 sei costretto a tornare l’anno prossimo.
“Si, correrò ancora anche la prossima edizione anche se avevo pensato di chiudere da vincitore questa ma alla fine mi sono fatto autogol. È una cosa che mi piace molto fare, sono motivato e determinato. Yamaha fa parte di me ormai”.
Yamaha ha perso subito Pol Tarres, questo ha fatto si che la gara diventasse solo tra te e Jacopo. Nelle tappe in Mauritania però si è aggiunto “Monsieur Dakar” Stephan Peterhansel. Com’è stato condividere nuovamente la strada con lui?
“Con Stephane correvamo insieme nell’enduro, io ero ad inizio carriera e lui alla fine è sempre bello passare del tempo con lui nonostante abbia vinto 14 Dakar non fa pesare il suo palmares e si mette a disposizione di tutti. Aiuta i ragazzi a fare il roadbook, è veramente bello vedere una persona come Stephane che si mette a disposizione degli amatori fa capire quanto bello sia lo spirito dei rally africani. Prima di essere una gara è una grande avventura. Tra di noi c’è grande rispetto perché sei solo nel deserto con il tuo avversario e se dovesse succederti qualcosa sarà lui il primo a soccorrerti”.
Tornando invece all’episodio della rete nelle ruote all’ultima tappa, cos’è successo?
“Purtroppo la rete è un qualcosa che può succedere, l’ho vista da lontano che volava a lato della traccia e speravo non arrivasse sulla strada, proprio all’ultimo invece mi si è infilata nella ruota. Fa parte del gioco, l’arrabbiatura dopo cinque minuti era già passa ed ero orgoglioso di essere arrivato a giocarmela fino alla fine. Poi purtroppo uno dei due avrebbe dovuto vincere e uno fare secondo, è toccato di nuovo a me fare secondo ma speriamo che giri un po’ la fortuna per l’anno prossimo”.
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