Marco Aurelio Fontana è ancora "Bronzana": "Africa Eco Race, che emozione"

Marco Aurelio Fontana è ancora "Bronzana": "Africa Eco Race, che emozione"

"Un’esperienza indimenticabile: dormire in tenda, la febbre durante la gara, i pericoli non segnalati, e l’emozioneal traguardo per essere... ancora vivo"

28.02.2024 ( Aggiornata il 28.02.2024 19:54 )

L’Africa ti rimane nel cuore. Ti lascia segni profondi e ricordi indelebili, da custodire per il resto dell’esistenza. Lo sa bene Marco Aurelio Fontana, reduce dall’esperienza all’Africa Eco Race, Rally Raid che attraversa Marocco, Mauritania e Senegal ripercorrendo le rotte che furono della Parigi-Dakar.

Una gara che il trentanovenne brianzolo ha affrontato a viso aperto, con la voglia di scrivere pagine importanti della sua carriera motociclistica dopo aver fatto incetta di titoli in bici, tra MTB e Ciclocross. Fino a conquistare una storica medaglia di bronzo ai Giochi olimpici di Londra nel 2012. Anche in quel caso, nel Fuoristrada, la specialità Cross-Country.

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Marco Aurelio Fontana, "Bronzana" anche all'Africa Eco Race


Un terzo posto ripetuto nella classe 450 dell’Africa Eco Race (sesto assoluto nella gara vinta da Jacopo Cerutti con l’Aprilia), destreggiandosi tra dune e pietre, con la sua Honda CRF450 Rally preparata da RS Moto Factory. “Con la terza posizione di classe all’Africa Eco Race ho tenuto fede al soprannome ‘Bronzana’ che mi ero guadagnato dopo le Olimpiadi" ha scherzato Fontana, soddisfatto per il risultato conquistato ma soprattutto per aver vinto quella che riteneva una sfida personale. "Il mio intento non era soltanto partecipare, ma centrare un buon piazzamento. Non avevo un obiettivo dichiarato in termini di classifica, anche se speravo di rimediare meno di un’ora al giorno dal vincitore. Ho tagliato il traguardo accusando la metà del distacco preventivato, quindi sono felice”.

La tua carriera è legata indissolubilmente ai risultati in bicicletta, ma non hai mai nascosto il tuo animo da motociclista: da dove nasce la passione per le moto?

“È una passione che mi porto dentro grazie a mio padre e ai numeri di Motosprint letti nell’adolescenza. Ricordo ancora quando mio padre mi portava a Monza per seguire Superbike e Formula 1: il mio cuore vibrava assieme all’accensione dei motori nella corsia dei box. La mia prima moto fu un’Italjet monomarcia: rimasi stregato, e da allora non mi sono più fermato”.

Cosa ti ha colpito della tua prima maratona nel deserto?

“L’Africa Eco Race è una gara difficile perché ti porta a essere rallista 24 ore su 24, dalla colazione fino alla sera, sia in gara che fuori. Inoltre, l’ambiente che ti circonda non è certo il più ospitale: il Marocco è difficile da affrontare ma non quanto la Mauritania, dove i passaggi sono stati ancor più duri visti i tanti pericoli non segnalati. Insomma, devi farti strada tra mille insidie”.

Hai affrontato 12 tappe infernali, completando oltre 6000 km: qual è stata la singola difficoltà più difficile da superare?

“Dormire in tenda, in mezzo ai generatori accesi in piena notte. In più, aggiungiamoci che mi sono ammalato praticamente subito: ho avuto la febbre, inconveniente che mi ha tolto parecchie ore di sonno. Gareggiare in quelle condizioni è stato un incubo perché sudavo e avevo freddo al tempo stesso. Situazioni non paragonabili ad altre gare”.

Quanto ti ha aiutato il tuo background sportivo in un Rally Raid così insidioso?

“L’esperienza pregressa mi ha sicuramente aiutato, perché sulla sabbia, sia in bici che in moto, si viaggia a velocità costante. Inoltre, la mia mentalità da atleta mi ha aiutato a mantenere la concentrazione 24 ore su 24”.

L'emozione di Fontana


Hai debuttato in Africa, ma non è stato il tuo primo Rally.

“Esatto, all’Eco Race ci sono arrivato per gradi. Da quando ho smesso di fare il ciclista ho partecipato a diversi Rally in Sardegna e poi alla Sei Giorni di Enduro 2021 nell’Oltrepo pavese. Tagliando il traguardo del Lago Rosa di Dakar, ho coronato un sogno che coltivavo da tempo”.

Se dovessi paragonare Mountain Bike e Rally, quali similitudini e differenze rintracceresti tra le due discipline?

“Parliamo di bici da una parte e moto dall’altra: sono mezzi a due ruote, ma completamente diversi. Io la metto sul piano delle emozioni: il rombo della moto è qualcosa che ‘senti’ nella pancia, ma indossando tuta e casco sei isolato rispetto a ciò che accade attorno a te. La bici ti permette di essere tutt’uno con te stesso e la natura che ti circonda. In sostanza: trasmettono entrambe sensazioni di velocità, ma non paragonabili”.

Ti sei emozionato di più tagliando il traguardo delle Olimpiadi di Londra 2012 o quello del Lago Rosa?

“La differenza sembra sottile, ma è sostanziale. In bici correvo per divertirmi e vincevo per emozionarmi, mentre in moto è stato l’esatto opposto. In Africa, ti emozioni semplicemente pensando che stai correndo nel deserto mentre la tua famiglia è a casa, sei consapevole che stai rischiando la tua vita. Ti emozioni pensando a tua moglie e ai tuoi figli che ti aspettano a casa e sperano di rivederti, mentre tu gareggi e piangi sotto al casco pensando a loro. All’arrivo, ti emozioni perché sei ancora vivo”.

Hai mai avuto paura?

“No. Ho pianto, ma non ho mai avuto paura durante la gara. Se ce l’hai durante la competizione, ti blocchi e non vai più avanti. Ero cosciente del pericolo, ma ho cercato di conviverci”.

Adesso sogni di correre la Dakar?

“La Dakar mi affascina, quindi il richiamo c’è, ed è forte. Dopo questa maratona nel deserto, però, ho deciso che non parteciperei alla Dakar soltanto per fare numero, ma lo farei soltanto con le garanzie tecniche di far bene, come all’Eco Race. Sono molto ambizioso. Vedremo”.

Ti piacerebbe gareggiare anche nella Velocità?

“Servirebbe tanta preparazione. Ho partecipato a sessioni nelle giornate in pista organizzate dalla Honda e da Lucio Cecchinello (patron del Team LCR impegnato in MotoGP, nde), ne ho approfittato per carpire qualche segreto di guida. Ho girato anche con Dakota Mamola, pilota professionista e figlio del grande Randy, seguendolo ho imparato tanto. Ma la Velocità non puoi ‘inventarla’, bisognerebbe focalizzarsi su questo progetto e allenarsi tanto. Mi piacerebbe partecipare alle gare Endurance più famose: la 24 Ore di Le Mans e il Bol d’Or. Sono contesti con un fascino incredibile. Ma questo è soltanto un desiderio, per il momento”.

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