Francesca D’Alonzo, dall’Italia alla Turchia con la Yamaha Téneré

Francesca D’Alonzo, dall’Italia alla Turchia con la Yamaha Téneré© Francesca DAlonzo

La giovane ambassador di Yamaha ci ha raccontato in esclusiva com’è andato questo viaggio incredibile e quali sono i suoi prossimi progetti

21.03.2022 ( Aggiornata il 21.03.2022 18:00 )

Rompere gli stereotipi non è quasi mai facile, soprattutto se questi sono ben radicati nel tempo, ma vedere una donna alla guida di una moto sta diventando, giorno dopo giorno, sempre più qualcosa di normale. E a dare il suo contributo in questa battaglia è anche Francesca D'Alonzo, ambassador Yamaha, che si è innamorata delle due ruote e ha voluto intraprendere un viaggio lungo 11mila chilometri. La moto scelta è stata la Téneré 700 con cui è partita dall’Italia per arrivare alla Turchia orientale, e questo è stato solo l’inizio. L'abbiamo incontrata al primo Off-Road Camp organizzato da Yamaha e ci ha raccontato in esclusiva l'avventura.

Da dove nasce la passione?

"Piuttosto a caso perché c’era una vecchia moto abbandonata da cinque anni nel giardino di casa. Il mio compagno l’ha restaurata e ho provato. Fino a quel momento avevo fatto solo la passeggera, senza velleità. Il primo giorno è stato complicato, dal secondo ho pensato che non sarei mai scesa da questo mezzo".

Come ti è venuto in mente il progetto del viaggio?

"Amo viaggiare e ho pensato di unire le due cose. La passeggera non la faccio più, e perché no andare in centro Asia dove il mio compagno va per lavoro. Ho avuto questo sogno e mi piaceva l’idea che un’azienda importante come Yamaha mi supportasse in questa avventura. Scrissi a Yamaha due mesi dopo aver preso la patente, a dicembre 2020, il viaggio era fissato per il 2021".

E la proposta è stata accettata.

"Yamaha mi ha detto di sì: “Sembri matta, ma sei visionaria”. Così mi hanno messo a disposizione una Téneré 700 e sono andata a Germo di Lesno a recuperarla. La partenza era prevista a luglio. Avevo pochissima esperienza, la moto precedente era una 350. Sapevo andare poco in moto ma non sapevo cadere e ahimé sono caduta con il Teneré e mi sono rotta il piede un mese prima di partire. Ho messo il gesso e ho svolto una riabilitazione lampo, perché non era mai stata un’opzione non partire. Ho addirittura allargato lo stivale sinistro perché il piede era un po’ gonfio e sono partita con il mio compagno. Io sul Teneré lui su una Willis".

Cosa ti ha dato questo viaggio?

"Mi ha insegnato che molto spesso non bisogna ascoltare chi ti dice che non puoi fare qualcosa. Ce l’ho fatta, sono tornata a casa e sono stati 11mila chilometri indimenticabili. Con la Teneré la confidenza l’ho presa dopo 5mila chilometri. Volevo arrivare fino a Samarcanda, ma per il Covid le frontiere erano chiuse, quindi sono arrivata fino alla Georgia, ho passato la Turchia orientale e sono arrivata al confine con la Siria, l’Iran e l’Armenia".

Chi ti ha ispirato?

"Volevo raccontare una bella storia. Anne-France Dautheville, negli anni ‘70, ha fatto il giro del mondo con la motocicletta e la sua storia mi è piaciuta molto. Credo molto nel potere della storia e volevo raccontare la mia".

Come descrivi la Teneré?

"È stato amore e odio. Può intimidirti all’inizio, ma ci sono delle tecniche per gestirla. È una belva nel fuoristrada, se lo mangia, e mi diverto. Quando poi torno sulla strada normale è scattante, brillante. È un rapporto che si sta costruendo nel tempo. Adesso che sto migliorando nel fuoristrada inizio a percepirne le possibilità e a sfruttarle. Con lei sto crescendo".

Che rapporto si è instaurato con Yamaha?

"Mi hanno accolto nella famiglia contenti della mia idea e volendo raccontare insieme la mia storia, anche per farla arrivare a più persone. Quando delle ragazze mi scrivono che hanno preso la patente della moto ne sono felice: diffondiamo il verbo. Quando guidi una moto, sei alla guida della tua vita. Tu e lei. E anche dal punto di vista della crescita personale aiuta tantissimo".

Quali sono i prossimi progetti?

"Due date dell’Alps Tourist Trophy, una in Liguria e una in Toscana, ad aprile e maggio. Vorrebbero inoltre che partecipassi alla Gibraltar Race. Per questo mi sto allenando con un ex campione moto rally friulano, tre volte a settimana, Silvano Nascig, un settantenne che corre come un 15enne, inarrestabile".

E qualcosa sulla lunga distanza?

"Ho in programma un nuovo viaggio a luglio dove sempre con il mio compagno vorremmo arrivare in India. Al momento non sarebbe fattibile, i confini di terra sono chiusi, e come seconda opzione potremmo arrivare in Iran e Pakistan. Durerebbe tre o quattro mesi, ma ho capito che nel viaggio bisogna essere bravi a cambiare i programmi all’ultimo, a essere pronti a cambi di traiettorie e tempistica. Del resto, è un viaggio anche quello".

Sul suo profilo Instagram potrete vedere alcune foto del viaggio:

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