Il pilota abruzzese è più forte di infortuni e sfortune: la vittoria è dietro l'angolo, prima del passaggio in Moto2
Nella foto di copertina Stefano Nepa ci viene incontro, sorridendoci e con il braccio proteso e pronto a una bella stretta di mano. Il pilota abruzzese è proprio come lo vedete in questo scatto: positivo, allegro e, se lo conoscete, confermerete il grado di educazione superiore alla media. A dispetto di incidente e sofferenza, sua è la decima posizione in campionato, in qualità di italiano meglio messo nella Moto3 iridata.
Anche Pol Espargarò ha sofferto parecchio, ma a Goodwood tornerà in sella
Il Medical Center di Austin prevede un grosso atrio, in cui gli amici dei pazienti attendono impazienti i pazienti, i quali vengono portati nelle camere ivi adiacenti, separate da almeno due porte e altrettante pareti. Stefano vi era appena stato trasportato, a seguito dell'incidente patito in gara, innescato da una manovra infausta di David Munoz.
Il terribile botto ha visto la KTM marcata Angeluss MTA Racing distrutta e il pilota disteso nella via di fuga. Il pensiero, dapprima, riponeva speranza di questo genere: "auguriamoci che Stefano abbia "solo" incassato un brutto colpo". Appena dopo, la riflessione diceva "Sì, e che questo colpo non sia alla gamba già lesa a Sepang mesi addietro".
Quella sala texana non riusciva a proteggere le urla di Nepa, giunte sino all'ingresso della struttura. Raffiorava il ricordo, recente, di un ritorno dalla Malesia all'Italia. Le operazioni chirurgiche, i salti compiuti da zio Adriano, il conforto di amici e familiari, la paura che tutto fosse (già) finito, la voglia di ricominciare più forte, anzi, forti di prima si stavano per materializzare. Di nuovo.
Appunto, Adriano Nepa aveva di fronte agli occhi un deja vu e un secondo bivio: il nipote stava ancora male, doveva raggiungere l'Italia dagli USA e avrebbe affrontato una fase ulteriormente delicata. Cosa fare, cosa dire? Niente, se non agire. Presto e bene.
Facciamo un salto in avanti. Nessuno avrebbe tentato il tutto per tutto a Jerez, perché questo tutto per tutto poteva tramutarsi in niente di niente. Contrariamente, il numero 82 - presentatosi con occhiali da sole scuri e claudicando coadiuvato da stampelle - si dimostrò tenace, proprio come Terminator, ma quello buono ammirato nel secondo episodio della serie.
Salire in sella, e basta. Fa niente se la visita nell'ennesima struttura medica consigliava prudenza: Nepa era "fit", sicché valeva la pena provarci. E che pena. Ma ne è valsa un punto iridato, piccolo ed enorme, poichè significativo. L'abruzzese ha mosso la classifica anche all'Angel Nieto, malgrado fatica, impossibilità di allenarsi, caldo e avversari poco teneri. Il duro era lui.
La seguente breve e sintetica storia non riuscirà mai a descrivere quanto condiviso assieme a Stefano, perciò ci "limitiamo" a giurare in lui un pilota scarsamente avvezzo ai limiti. Dire "no" a una sessione di allenamento? Giammai. Rifiutare la possibilità di effettuare un test? Ma scherziamo? Tirarsi indietro quando c'è la possibilità di sorpassare? Nemmeno pensatelo.
Punti anche a Le Mans, previa top ten ricoperta pure al Sachsenring e in Olanda. Attenzione alla dinamica del Van Drenthe, tracciato sul quale Nepa avrebbe potuto vincere. E non lo diciamo giusto per, è andata proprio così: mentre si giocava - perlomeno - il podio, la punta di Alessandro Tonucci e Aurora Angelucci è stata cacciata fuori pista. Diversaqmente non potremmo scrivere.
Quindi, i cronologici siglati e il passo gara mostrato se ne sono usciti larghi insieme alla possibilità di coronare sacrifici affrontati, miglioramenti palesati e qualità di miglior italiano della Moto3, sia in termini prestazionali che di classifica. Da Giulianova al mondiale, per un gradino del podio - magari il più alto - dietro l'angolo, a precedere un passaggio in Moto2 che sarebbe meritato. Su modelli di cilindrata maggiorata, le doti del primo Talento Azzurro della storia sarebbero esaltate.
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