Moto3, Filippo Farioli: l'intervista al ragazzo prodigio

Moto3, Filippo Farioli: l'intervista al ragazzo prodigio© Luca Gorini

La nostra chiacchierata col pilota che nel 2023 si prepara a vivere la sua prima stagione intera nel Motomondiale

Presente in

11.01.2023 14:49

Idee chiare e una parlantina niente male. Filippo Farioli, 18 anni in aprile, ha una luce particolare negli occhi. Gliela si legge chiaramente ed emana energia e positività. Sono questi i tratti fondamentali del bergamasco pronto a vivere la prima stagione intera nel Mondiale della Moto3, che arriva dopo un 2022 da incorniciare, diviso a metà tra JuniorGP e Rookies Cup, tanto che nemmeno lui 12 mesi fa si sarebbe aspettato di essere dov’è nel presente.

In una sola stagione Farioli è migliorato, maturato, sfruttando al massimo ogni opportunità, sapendosi circondare delle persone giuste. Lo aspetta il grande palcoscenico del Mondiale in sella alla KTM targata Tech 3, con l’obiettivo del premio di Rookie dell’Anno e inseguendo il sogno di laurearsi campione del Mondo. Del resto, Filippo cresce in fretta appena cinque anni fa viveva i primi passi nella Velocità – lui che è erede di una dinastia che ha fatto la storia dell’Enduro con nonno Arnaldo e lo zio Fabio, campione del Mondo, mentre il padre Paolo ha corso nel Cross e nel Motard – dopo gli inizi nel Cross, la specialità che ha ispirato il suo numero 7. Quello dell’idolo James Stewart.

Esclusiva, Cecchinello: "Honda, conta su di me"

Filippo e la 100 Km dei Campioni


Partiamo alla fine, sei stato invitato da Valentino Rossi alla 100 Km dei Campioni: com’è andata in quei giorni?

“È stata una bella esperienza, perché ho visto tutti i piloti al di fuori del paddock della MotoGP, quindi molto più rilassati e scherzosi; è un ambiente molto piacevole, mi sono divertito tanto. È stato un invito abbastanza inaspettato, con tutto il programma: appena l’ho ricevuto, non stavo più nella pelle per girare al Ranch. In pista sono andato veramente bene, nella combinata delle qualifiche davanti a me avevo soltanto i piloti VR46, che giocavano in casa. E poi è stata eccezionale la festa del sabato sera. Soprattutto è stato bello rivedere in sella Valentino: in questo primo anno senza di lui, si è avvertita la sua mancanza”.

Con chi hai legato di più?

“Ero in coppia con Matteo ‘Patacca’ Ferrari, con cui si è creato un rapporto molto solido: siamo partiti sesti e abbiamo concluso al settimo posto assoluto, niente male davvero! Ho ritrovato anche Mattia Pasini, mentre la sorpresa sono stati Marco Bezzecchi, Pecco Bagnaia e Lorenzo Baldassarri: non li conoscevo e abbiamo legato molto!”.

La carriera, dal Cross alle piste


Vieni da una famiglia di Enduristi e hai iniziato nel Cross: quali erano i tuoi idoli da bambino?

“Il numero 7 che utilizzo viene da James Stewart, pilota del Supercross che ha vinto tantissimo: l’ho seguito fin da bambino. Aveva il numero 7 e da lì è stato sempre il mio numero per ispirazione, poi declinato anche nel 77 a seconda delle competizioni in cui era già occupato”.

Quando hai cominciato?

“A tre anni, nel grande prato di casa, poi a sette mio padre mi ha portato sulla pista da Cross con un cinquantino. Da lì la passione e l’amore per il Motocross mi hanno portato a correre fino al 2017, partecipando al campionato italiano, all’Europeo e vincendo la Red Bull Superchampion”.

Come è arrivata la Velocità?

“Quasi per caso ho provato una MiniGP del Team Pasini: la mia prima volta sulle gomme lisce! È avvenuto dietro suggerimento di Yuri Danesi (manager di Andrea Locatelli, nde) e di mio padre: sono stati loro i veri ‘colpevoli’. All’inizio non mi piaceva per niente, poi a poco a poco e senza che me ne accorgessi, ho iniziato ad appassionarmi e divertirmi. Soltanto cinque anni fa ho iniziato a fare Velocità, ma già nel 2019 ho chiuso al terzo posto nella PreMoto3 del CIV”.

1 di 3

Avanti
  • Link copiato

Commenti

Leggi motosprint su tutti i tuoi dispositivi