Andrea Migno: “Moto3? Spero di rimanerci ancora per poco”

Andrea Migno: “Moto3? Spero di rimanerci ancora per poco”© Milagro

"Rispetto la Moto3, ma il mio obiettivo è vederla da... fuori, correndo in Moto2. L’ottimo inizio con la Honda e il team Snipers alimenta il sogno del salto di categoria", ci racconta Migno in esclusiva

07.05.2021 ( Aggiornata il 07.05.2021 13:28 )

L ’anno della svolta potrebbe essere appena iniziato e Andrea Migno, forse, non era mai stato tanto convinto delle proprie possibilità. Lo dimostrano i risultati, in crescendo, di questo inizio di stagione della Moto3. Il pilota che ha ereditato la Honda-Snipers dal vice campione del Mondo Tony Arbolino ha cancellato la frustrazione del GP Qatar - dove è stato uno dei tre piloti abbattuti da Xavi Artigas - con il quarto posto nel GP Doha e, dopo la pole position, con il terzo in Portogallo. Un bel ritorno sul podio, da dove il “Mig” mancava da fine 2019. Dopo sei stagioni con la KTM, il venticinquenne ha trovato nuova linfa nel cambiamento, con cui insegue il vertice – lui che ha vinto un solo GP sui 118 disputati – anche per compiere l’atteso salto di categoria.

“Il Portogallo (il GP prima di Jerez, ndr) mi ha lasciato un bel sapore in bocca - dice il pilota della VR46 Riders Academy - è stato un bel weekend, ma anche impegnativo. Sono stato competitivo e ho cercato di lottare fino alla fine per la vittoria, anche se è mancato qualcosa. In ogni caso abbiamo ottenuto la pole e il podio, quindi possiamo ritenerci abbastanza contenti, ma soprattutto dobbiamo cercare di mantenere questo ritmo”.

A Portimao è arrivata la pole, la seconda in Moto3, cosa ha significato?

“Quando parti davanti sei avvantaggiato per la gara e questo è positivo. La pole mi ha aiutato a rimanere nel gruppo di testa. Per il resto, stare davanti non mi ha creato pressione".

L’adattamento al nuovo team sembra procedere spedito.

"Mi trovo bene e c’è una bella sintonia con moto e squadra. Nel team la vedono come me e sono contenti per le cose buone che abbiamo fatto”.

Pensavi di avere più problemi nel passaggio da KTM a Honda?

“Con la Honda mi sono trovato subito in sintonia. Ho praticamente sempre guidato una KTM e non voglio dire che non sia una buona moto, ha vinto tantissime gare e l’anno scorso anche il Mondiale, ma avevo bisogno di un cambiamento. Per portare al limite una Honda bisogna andare molto forte. Vediamo come andrà quest’anno. Come sempre è meglio far parlare i risultati alla fine dei weekend”.

I risultati di inizio 2021 suggeriscono che non sono cambiate soltanto moto e squadra.

“Sì, è cambiato qualcosa anche in me: rispetto allo scorso anno penso di avere una consapevolezza diversa. E siamo in progressione positiva, ci sono i margini per crescere ancora”.

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La vittoria e il salto in Moto2


Quanto dista il ritorno alla vittoria, che manca da quattro anni?

“Ci sono arrivato molto vicino, non manca qualcosa di rilevante. Serve sistemare ancora qualche dettaglio per provare a fare ancora meglio. Bisogna avere sempre la velocità giusta sia in prova che in gara”.

Sei approdato al Team Snipers al posto di Tony Arbolino, che nel 2020 ha sfiorato il titolo, senti la pressione?

“È una pressione positiva. Arrivare dopo Arbolino, secondo me, è sinonimo di grande voglia di fare bene, mi stimola a lavorare sempre sodo e a cercare di fare bei weekend. A questa età, mi sono rimaste poche chance per fare risultati in Moto3”.

Come valuti, in generale, i tuoi avversari in pista?

“Sono arrivati rookie di grande livello che stanno dimostrando di essere molto promettenti. Quando li vedo mi vengono in mente i migliori spagnoli che adesso si trovano in MotoGP. Oltre a loro ci sono stati vari cambi di team e moto. Bisognerà vedere nel corso della stagione chi sarà più costante”.

Pedro Acosta è prepotentemente entrato in lizza per il titolo.

“Sì, però c’è anche Jaume Masia, e penso anche a Darryn Binder. Ma è difficile da dire: al momento i primi dieci se la possono giocare fino alla fine”.

Di fronte a balletti spesso stucchevoli nelle qualifiche della Moto3, hai chiesto a gran voce la Superpole.

“È l’unica soluzione per risolvere il problema delle qualifiche in Moto3, ma non soltanto: ogni turno è una qualifica, perché tutti vogliono andare direttamente in Q2. Specialmente nelle FP3, vengono messe due o tre volte le gomme nuove. In questo modo il weekend ha perso il suo metodo di lavoro, non ci sono più i turni per studiare e sistemare la moto, non c’è più il tempo perché devi fare sempre il time attack. Sono due giorni in cui sei in ansia per riuscire a entrare in Q2 e poi alla fine, in gara, siamo comunque tutti attaccati. Il mio pensiero, condiviso con molti altri all’interno del paddock, è fare la Superpole come in MotoE. In questo modo i piloti sarebbero portati a girare da soli e andrebbero tutti più forte, non come adesso, che anche chi non va forte è davanti perché prende le scie. Spero che queste parole vengano considerate da chi di dovere”.

Sei in Moto3 in pianta stabile dal 2015: come è cambiata negli anni?

“All’inizio era più selettiva, c’erano più Case costruttrici. E c’era più ‘selezione’ nel gruppo davanti. Con il passare degli anni le gare sono diventate sempre più di gruppo fino a essere non particolarmente veloci. Tutti i piloti, poi, si allenano come i colleghi della MotoGP, quindi il livello si è alzato. In più, sono rimaste due Case, Honda e KTM, con moto più o meno allo stesso livello. Se posso dirlo...”

Prego.

“Sinceramente, spero di rimanere qui ancora per poco, per poi guardarla da fuori, questa Moto3!”.

La Moto2 è il traguardo per il 2022?

“Già volevo cambiare per il 2021, ma l’anno scorso non ho avuto una bella stagione. Il mio obiettivo è finalizzato al salto di categoria: sono convinto che se arriveranno i risultati, il salto si potrà concretizzare”.

 Cosa significa per te far parte della VR46 Riders Academy?

“Significa essere sotto l’ala di Valentino Rossi e potersi allenare con i migliori piloti di questo sport. Grazie a Vale abbiamo a disposizione una professionalità di alto livello, e questo aiuta molto”.

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