L'INTERVISTA - Lorenzo a cuore aperto: "Con SAG la moto nuova non è mai arrivata, in Forward ho vissuto un brutto episodio. Ho corso 3 anni con una spalla ko, ora va meglio e mi farò trovare pronto"
I più attenti avranno notato ad Assen l’assenza di Lorenzo Dalla Porta, il cui 2023 è sinora andato nel peggiore dei modi. Dopo un triennio insieme al team Italtrans infatti il pilota toscano aveva scelto SAG come struttura per rilanciarsi, forte di un curriculum impreziosito dal titolo mondiale conquistato in Moto3 nel 2019, ma le cose non sono andate come sperato, con la separazione antecedente al Gran Premio del Mugello.
Gran Premio che Lorenzo ha disputato con il team Forward, con il quale avrebbe dovuto correre fino ad Assen, ma anche qui gli accordi sono tristemente stati disattesi. Una situazione complicata dunque, sia da analizzare che da metabolizzare.
Lorenzo, come stai innanzitutto?
“Il morale è ancora alto, ma quello che mi fa molto arrabbiare è la poca professionalità delle persone, dato che ho vissuto un paio di situazioni molto brutte in poco tempo. Con il primo team (SAG ndr) non ho avuto a disposizione il materiale che avrei dovuto avere, mentre il secondo (Forward ndr) era un progetto da sviluppare, ma la situazione è cambiata da un giorno all’altro, e mi hanno appiedato. Io ho sempre dato il massimo in pista”.
Quello con il team SAG era il piano A. Cosa è successo nello specifico?
“Il personale della squadra era di alto livello, ma non c’era il materiale tecnico adeguato. Ad esempio la moto nuova non è mai arrivata, e quella vecchia non è mai stata nelle giuste condizioni tecniche. In seguito il capo del team, per sopperire alla mancanza di budget, ha scelto di far correre un pilota pagante. Avevamo un accordo di due anni, ma sono diventate cinque gare”.
Quando hai iniziato a capire che le cose non sarebbero andate nel modo giusto?
“Onestamente volevo correre al Mugello, essendo la gara di casa, per poi prendere una decisione perché non ero proprio contento di quanto avevo a disposizione, ma non ci sono arrivato. Il capo del team mi ha messo alla porta con una telefonata, un qualcosa di davvero poco professionale, scaricando la colpa sul principale sponsor, quando in realtà al team serviva il budget di un pilota pagante per continuare a correre. Sarebbe stato molto più corretto dirmi “mi serve un pilota pagante, e dato che Bo (Bendsneyder ndr) ha fatto un podio devo tagliare te”.
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