Moto2, Sandi: “Bastianini è diventato campione e uomo”

Moto2, Sandi: “Bastianini è diventato campione e uomo”

Dopo i trionfi con Harada, Biaggi e Lorenzo, Giovanni racconta il pilota con cui ha vinto il 7° mondiale: "Ha grande talento e in questi due anni è cresciuto tanto a livello tecnico, fisico e mentale. A volte l’ho ripreso, ma ha sempre reagito nel modo giusto"

14.12.2020 ( Aggiornata il 16.12.2020 19:56 )

Sei titoli nella storica 250, con nomi del calibro di Tetsuya Harada, Max Biaggi (con cui ha trionfato anche in Superbike) e Jorge Lorenzo, ma a Giovanni Sandi mancava ancora un alloro in Moto2. Un sogno coronato con il trionfo di Enea Bastianini, un capolavoro creato “da zero”. Proprio Sandi, due anni fa, volle fortemente il riminese nel Team Italtrans, convinto che Enea avrebbe ottenuto grandi risultati grazie al suo talento. Bastava soltanto farlo crescere nella giusta direzione e indirizzarlo, compiti di cui si è occupato il direttore tecnico del team, definito da Bastianini come un "secondo papà". 

E proprio Sandi racconta l’ascesa di Bastianini fino al titolo, conquistato all’ultimo GP, a Portimao. "Avevo la tensione e l’esperienza giusta per affrontare anche questa - ha ammesso Sandi - però un paio di notti passate non dico in bianco, ma quasi, ci sono state comunque... Sono momenti particolari in cui serve tenere sotto controllo tutto, il team e il pilota, e ci sono mille paure che possa succedere qualcosa".  
 
L’ottima qualifica del sabato di Portimao è stata fondamentale per la buona riuscita. 

"Sì, perché Enea rischiava di partire veramente indietro, invece gli ho preparato il cambio gomme giusto per fare gli ultimi due giri e questo l’ha tranquillizzato. Con due giri a disposizione non ti deve andare bene, di più. La qualifica è stata importantissima: in un circuito come Portimao è difficile superare". 

Che significato ha questo titolo?

"Ha grande valore perché ho partecipato a questa categoria proprio con questo obiettivo. Non era così scontato vincerlo, il titolo, la Moto2 è difficilissima, spesso i piloti sono tutti molto vicini. In più ci sono squadre blasonate e sono sempre loro a giocarsela. Volevo a tutti i costi il Mondiale e ce l’ho fatta". 

Quanto c’è di tuo?

"Ho messo assieme il gruppo di persone giusto per riuscirci. Ho trovato le persone, l’azienda Italtrans mi ha messo a disposizione tutto quello che serve per farlo, e non è poco. Poi ho proprio voluto Enea, è stato una delle mie fissazioni, credevo in lui". 

Enea è una tua “creazione”?

"Sì, a Jerez nel 2018 incontrai Carlo Pernat, il suo manager, con Laura (Bertulessi), la nostra titolare, per fare questa operazione. Enea veniva da una stagione disastrosa in Moto3 e si stava riprendendo con Leopard, io lo seguivo perché mi piaceva. Sapevo che poteva fare bene e ho voluto subito portarlo da noi. E con lui siamo arrivati a questa magnifica esperienza". 

Cosa gli hai trasmesso in questi due anni?

"È diventato più uomo, è più preparato e più sicuro di sé. Ho spinto molto sulla sua preparazione e lui si è adoperato molto sia tecnicamente che fisicamente che mentalmente. È stato sempre attivo. Già dalla prima gara in Qatar, quando è andato sul podio, avevo capito che quest’anno poteva fare qualcosa di importante. C’era stata la svolta. Ero certo che si sarebbe giocato il titolo. Poi c’è stata la pausa a causa della pandemia, che è stata un po’ un’incognita. Invece si è ripresentato a Jerez da subito determinato e veloce".  
 
Enea ha detto che a volte quest’anno sei stato come un secondo papà per lui. 

"(ride) Sì, lo riconosco. Mi sono preso anche qualche libertà di sgridarlo, dicendogli cosa fare, senza lasciarsi andare. Lo sono stato forse anche un po’ troppo, però si doveva fare, così è diventato anche più responsabile. A quell’età si è ancora un po’ bambini, ma qui non ti regala niente nessuno, bisogna essere determinati in tutto. È servito, alla fine mi ha detto 'ti voglio bene'".

Qual è stato il momento più bello vissuto in questo 2020? 

"È stato bellissimo quando Enea ha vinto a Misano, in Italia". 

E il più difficile?

"A Le Mans. Nella gara precedente, a Barcellona, Enea aveva avuto un attimo di nervosismo e già lì l’avevo ripreso perché non era tranquillo, e infatti non era riuscito a fare una gara come doveva. In Francia, con le difficili condizioni meteorologiche, aveva subito lamentato un problema tecnico, poi quando è arrivato a fine gara ha dato in escandescenza e allora anche lì ho dovuto fare la parte del babbo, ma quello cattivo. Quando si ha uno screzio e c’è subito la gara successiva, bisogna ripartire con la serenità per affrontare il nuovo Gran Premio. In quei giorni c’era stata un po’ di tensione e ci vuole anche questo. Poi però bisogna avere la forza di reagire. In quel caso ha capito e siamo ripartiti come al solito, volendoci bene". 

Qual è la prima cosa che hai detto a Enea campione del Mondo?

"'Hai visto? Ci credevamo e ci siamo riusciti!'. E lui si è emozionato".

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