Alla vigilia del Gran Premio del Qatar in tanti di voi lettori ci avete domandato cosa avrebbe potuto ottenere Jorge Martin al personale debutto stagionale. Se ci avete fatto caso, abbiamo risposto mettendoci prudenza: essendo la sua una condizione particolare, forse eccezionale, il nostro pronostico è rimasto con toni bassi. Veggenza e strani presentimenti? No, esperienza e senso logico, casomai: non ci si presenta in gara su una MotoGP moderna, sprovvisti di test, personalizzazioni di assetto, conoscenza del team, tenuta fisica e confidenza. Quanto è accaduto ci rattrista, ma era evitabile?
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L'Amministratore Delegato Aprilia Racing lo aveva proposto, ricevendo un "no" e diverse critiche: "Lo fa per esclusivi interessi personali e aziendali". Nostro compito non è difendere tantomeno giudicare Massimo Rivola ma, conoscendolo e consapevoli della sua enorme capacità di guardare a 360 gradi, affermiamo che aveva ragione, sia per Jorge Martin. eventualmente per prossimi e futuri casi.
D'accordo, e quale sarebbe il punto della questione? Eccolo: la possibilità concessa a un pilota titolare infortunato di provare la propria moto da gara a precedere un evento ufficiale. Nella fattispecie, il numero 1 ha girato poco e niente nei test, mentre gli avversari completavano passaggi e avoro, sviluppando insieme a rispettivi team. Il Campione del Mondo vi ha rinunciato, grosso limite che ha pagato caro.
Esaurendo l'idea di Massimo Rivola, aggiungiamo quanto da lui esposto: "Un conto è un modello stradale o sportivo, comunque veloce e performante. Un altro è la bestia da Gran Premio, superpotente, estrema, piena di regolazioni e difficile da portare al limite. Per farlo, servono prontezza di riflessi, conoscenza e tenuta fisica. Oltre a giorni e chilometri".
Presentatosi a Lusail, Jorge aveva promesso di interpretare il weekend a mò di test. Sì, come no. Lo avrà pure fatto ma, se conoscete l'essenza di un pilota da corsa, saprete che chiedergli di essere prudente è come pretendere che Terminator non spari. Martinator - nickname più che calzante - ha fatto ciò che doveva fare: guidare la RS-GP per quanto e come ne aveva, raccogliendo informazioni e sensazioni, se possibile.
Ha ricevuto parole di conforto, e pure critiche: "Doveva contenersi, lo sapeva". Cosa sapeva? A bordo dell'Aprilia c'era lui, l'unico a poter stabilire se aprire il gas, parzializzarlo, chiuderlo o rinunciare. Se fosse rimasto fermo, il cosiddetto "appuntamento col patibolo" sarebbe stato rimandato a Jerez ma, prima o poi, Jorge doveva tornare in azione. Aprilia e il team hanno fatto ciò che dovevano fare.
Precisiamo un fatto: un pilota ha il diritto di sbagliare. Non il dovere, semmai il diritto. Ecco perchè si è operato tanto sulle misure di sicurezza attive e passive. Martin ha sbagliato, perdendo il controllo della RS-GP mentre era fuori dalla zona punti. Doveva darsi una calmata? No, tra i suoi compiti, c'era il capire quanto spingere e per quanti giri.
E' cascato malamente, poi è stato investito. Per come è andata, Martin è da ritenersi fortunato. Quando una moto passa sopra un corpo, le conseguenze sono spesso devastanti. Senza tirare in ballo i drammi del passato. Allora, ci avete chiesto: lo spagnolo poteva evitare la Caduta? La risposta è: si e no, dipende.
La caduta è arrivata, per quanto ricostruito, a causa di quanto al pilota stesso mancava: resistenza, forza, riflessi e conoscenza della sua Aprilia, ritrovata dopo mesi di assenza, fratture, sale operatorie. Facile è dirlo a posteriori, ci associamo: probabilmente, anche un singolo test preliminare, lo avrebbe tenuto lontano dai guai, come avrebbe tenuto lontani i colleghi da eventuali problemi. Vedete Diggia. Massimo Rivola lo aveva detto. Eh, ma non si può modificare la regola a stagione in corso. Come se non fosse già successo.
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