Fabio ha vissuto un buon weekend a Termas de Rio Hondo, ma se fosse riuscito a passare il sudafricano qualche giro prima avrebbe probabilmente lottato per qualcosa in più
Dopo aver sofferto più del previsto in Thailandia per via di una spalla non ancora al 100% dopo l'infortunio rimediato e la conseguente operazione, a Termas de Rio Hondo abbiamo visto un Fabio Di Giannantonio ritrovato dal punto di vista della competitività. Il portacolori del team Pertamina Enduro VR46 ha infatti centrato una bella Top 5 nel Gran Premio dell'Argentina a meno di due secondi dalla Ducati ufficiale di Francesco Bagnaia, ma si tratta ugualmente di un risultato in grado di lasciare un po' di amaro in bocca visto che, con il ritmo tenuto nelle tornate conclusive dopo essersi liberato di Brad Binder, il romano avrebbe potuto forse ambire addirittura alla lotta per il podio con il compagno di squadra Franco Morbidelli.
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Dal secondo al diciassettesimo passaggio, “Diggia” è rimasto alle spalle di Brad Binder e della KTM ufficiale restando sempre sui tempi tra l'1'38.8 e l'1'39.2 pur avendo un potenziale migliore rispetto a quello del sudafricano. Quest'ultimo ha confermato di essere un pilota particolarmente ostico da sopravanzare, ma una volta liberatosi del numero 33 Di Giannantonio ha abbassato i propri tempi in 1'38 basso (con un best lap di 1'38.337 al ventesimo passaggio, addirittura più veloce rispetto ai fratelli Marquez al comando della corsa) riuscendo non soltanto a lasciarsi alle spalle Binder, ma andando anche a prendere Johann Zarco per poi superarlo a fine gara.
Chiaramente non si può sapere cosa sarebbe successo se Fabio fosse riuscito a liberarsi di Binder più in fretta, ma considerando che negli ultimi otto giri con pista libera è riuscito a rifilargli la bellezza di otto secondi e che tra lui e la terza posizione di Morbidelli i secondi sono passati da 4.1 a 2.5, così come quelli di ritardo da Bagnaia da 3.1 a 1.6, è lecito pensare che il numero 49 avrebbe avuto tutte le carte in regola per essere tra i protagonisti assoluti della contesa. D'altronde, solo rispetto alla leadership il gap è aumentato (di soli 3 decimi, da 6.8 a 7.1 secondi), a conferma di come il suo ritmo gara, nonostante la scelta controcorrente di utilizzare la gomma morbida, abbia messo in mostra un gran potenziale.
Lo stesso Di Giannantonio ha ammesso ai microfoni di Sky di aver perso una grande occasione di salire sul podio: “Rispetto alla Thailandia ho fatto un passo in avanti pazzesco dal punto di vista della competitività e della tenuta fisica, ma mi rode perché avevo un passo gara fantastico che mi avrebbe permesso di lottare per il podio. Binder era praticamente insuperabile, a tal punto da essere arrivato a sperare in un suo errore per poterlo passare visto che staccava fortissimo e non lasciava alcuno spazio per inserirsi. La gara l'ho un po' buttata stando per così tanti giri alle sue spalle, ma torno a casa soddisfatto in quanto consapevole di essere veloce e di poter disporre di un team pazzesco”.
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