Il 2024 non è finito, ma la classe regina guarda al futuro: Marc ritroverà la corona o Bagnaia difenderà il primato nell’ambito di Borgo Panigale?
Già a immaginarlo, quel garage mette i brividi o, se preferite, emana calore: parliamo di piloti con in comune qualità vincenti ma antropologicamente agli antipodi. La calma e il metodo del ventisettenne torinese contro la spericolatezza e l’impulsività del trentunenne di Cervera, la guida tonda e precisa a confronto con la sfida alle leggi della fisica, il ruolo da padrone della Casa (maiuscolo, inteso come fabbrica e bandiera sventolata) e l’ospite meno desiderato possibile.
Impossibile, appunto, sarebbe stato ipotizzarli assieme, invece il bello della MotoGP è proprio questo: profili nemmeno avvicinabili sulla carta si ritroveranno iscritti sui medesimi fogli del team, di cui Pecco sarà la parte esperta, consapevole e conosciuta, mentre Marc sarà obbligato a imparare, conoscere e farsi conoscere. Il 2024 è ancora da completare, con il duello Jorge Martin-Bagnaia che ha in Marquez il terzo incomodo, ma già immaginiamo come potrebbe essere la presentazione del prossimo anno di gare. L’eventuale sede di Madonna di Campiglio, nell’ultimo biennio mite in termini di temperature invernali e di clima tranquillo palesato da Borgo Panigale, potrebbe surriscaldarsi. Potrebbe, condizionale, perché non sappiamo come Bagnaia e Marc vi arriveranno.
Anzitutto, come finirà il campionato in corso? La corona sarà triplicata dal piemontese, oppure verrà ritrovata dal catalano? Oppure Martin, leader della classifica che lascerà Pramac, porterà il numero 1 all’Aprilia? Tra i focus, uno vive, vivrà e, in parte, già viveva: inutile provare a nasconderli dietro a un dito, magari due, giusto per porli troppo vicini: Pecco e Marc si annusano malvolentieri. Saranno le estrazioni socioculturali opposte, saranno le amicizie (basti pensare alle recenti dichiarazioni di Valentino Rossi, mentore di Bagnaia, sul nemico Marquez), aggiungiamoci le rivalità, rimane un dato: scrivere di buon sangue, sarebbe illusorio. Casomai, questo sì, vige il rispetto, nato esattamente nel 2013, quando Marc otteneva il primo titolo nella classe regina e Pecco esordiva nella serie iridata.
Memori di una foto scattata nel 2010 al Montmeló. Nel box della struttura Monlau si stava tenendo un provino, al quale parteciparono pure Alex Rins e Alex Marquez. A un certo punto, uno scarsamente loquace e veramente serioso tredicenne Pecco chiese di posare assieme a Marc che, di lì a poco, si sarebbe imposto nella 125 GP, tassello iniziale a comporre il computo degli otto Mondiali finora conquistati. Nessuno sospettava di poterli raccontare più avanti nel tempo avversari, quasi nemici. Sperando che nessuno imponga loro di essere finti amici: perché se qualcuno e qualcosa dovessero provarci, ce ne accorgeremmo, in primis i due protagonisti stessi faticherebbero a recitare copioni o parti mal scritte.
Meglio attenersi, tornando agli scatti e alle pellicole, alle sportellate reciprocamente elargite a Jerez, “casa” di Marc espugnata da Pecco, poche settimane dopo la caduta di entrambi a Portimao. La domenica del Gran Premio era vicina all’esplosione di folla, urlante negli ultimi passaggi affrontati a testa alta dal campione del Mondo, sfidato dalla cocciutaggine di chi sapeva cosa volesse dire vincere, seppure fosse a digiuno da tantissimo.
È finita con Bagnaia sul gradino più alto del podio, Marc appena sotto e Marco Bezzecchi a osservare segni di gomma spalmati sulle tute dei due. Il portacolori VR46, per ora al suo unico trofeo stagionale, in Andalusia ancora credeva di poter ottenere l’investitura ufficiale, sapendo contestualmente di un Marc in pieno tentativo. Bezzecchi costituiva, involontariamente, una delle tante differenze esistenti tra l’amico di Academy e allenamento Bagnaia, e Marc, nemico dello stesso mentore, un Rossi avvelenato dal dente caduto in quel famigerato 2015.
Polemiche, accuse, strascichi, tifo da stadio (nel peggiore risvolto), appelli divulgati per riappacificare i “colossi” del paddock. Niente da fare. Marc e Valentino mai si sono riappacificati e, per giunta, hanno lasciato karma tutt’ora da esautorare. Registreremo e annoteremo buona volontà e intenzione di voltare pagina? Qualche premessa ci sarebbe anche, ma citiamo qualche frase interessante: "Marquez mio compagno di squadra potrebbe essere un buon affare, oppure un disastro" ha affermato Pecco. E “Lui è il riferimento in Ducati, io sarò costretto ad adattarmi” detto da Marc.
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