Le prime parole di Marc sul futuro: "A volte uno sportivo deve essere egoista: volevo il meglio per me ossia la moto rossa. Non penso ai titoli di Rossi, mi rivedo in Acosta"
Finalmente Marc Marquez può parlare da uomo ufficiale Ducati, in seguito ad una giornata già entrata nei libri di storia del motociclismo. Lo spagnolo è stato ospite della trasmissione "El Larguero", dove ha spaziato tra presente e futuro.
“Sono felice anche se un po’ stanco - le sue prime parole - dato che oggi (ieri ndr) è stata una giornata piuttosto impegnativa tra chiamate, allenamento e tutto il resto. Non so se posso dirlo ma ho firmato il contratto stamane (ieri mattina ndr) alle otto: l’accordo è biennale, avrò la moto più veloce ossia la Ducati ufficiale. Del resto basta guardare i risultati dell’ultima gara, dove davanti a tutti si sono piazzate 4 Ducati”.
Che differenza c’è tra la GP23 e la GP24?
“Difficile dirlo con certezza è relativo. Sicuramente non parliamo di mezzo secondo: da un anno all’altro si può migliorare di un paio di decimi, che in gara diventano anche quattro secondi, il che è tanto. Ma come detto è tutto abbastanza relativo”.
L’anno prossimo lotterai senza mezzi termini per il titolo.
“Dovrò farlo. L’anno scorso ho preso una decisione non facile come quella di lasciare Honda, per andare a caccia di risultati. Quest’ultimi aumentano la motivazione: volevo salire sulla moto migliore e vedere cosa sarebbe successo. Mi sono esposto a tutto, ma dopo anni difficili serviva una nuova sfida ed un nuovo piano, che finora sta andando molto bene”.
Nella corsa al team ufficiale Martin sembrava favorito. Come hai compiuto questa rimonta?
“Secondo me non è stato così. Ducati ha detto chiaramente che avrebbe atteso il Mugello e così ha fatto: c’erano dei piloti forti in ballo ed erano indecisi. Hanno detto che si sarebbero basati sui risultati, ma in generale su tutto perché in questo sport tutto pesa, e domenica sera mi hanno comunicato la decisione. Non so se hanno parlato con Jorge, io avevo in testa 2 o 3 scenari ed anche perché questo ero tranquillo, infatti il weekend del Mugello è andato nel verso giusto”.
Martin aveva accettato che se tu avessi vinto il mondiale avresti avuto la sella ufficiale, altrimento sarebbe andata a lui. Tu hai rifiutato. Perché?
“La ragione principale è che se devi lottare in pista per un obiettivo comune devi avere le stesse armi, ed in questo momento non le ho. Non è una scusa, e sto dimostrando che posso essere competitivo. Avevo anche chiaro che non sarei voluto passare da un team satellite. Il terzo punto è che uno sportivo non ha accordi solo con una casa bensì anche con degli sponsor, che mi seguono da tanto tempo. Ci sono in ballo multinazionali che a settembre chiudono il budget per il prossimo biennio, quindi non si poteva aspettare così tanto”.
Il no a Pramac come è maturato?
“Ho sempre avuto le idee chiare, ho sempre pensato che non sarei passato da una squadra satellite ad un’altra. Gresini mi ha dato la possibilità di ringiovanire quindi se fossi rimasto fuori dal team ufficiale sarei rimasto con loro. Nelle trattative credo sia fondamentale essere chiari, si parte con una idea e si muore con quella”.
Bagnaia ti ha fatto i complimenti per la promozione?
“No, mi ha chiamato Domenicali e si è congratulato anche per Pecco. Come sarà il box l’anno prossimo? Il box deve essere tranquillo, la guerra si fa in pista”.
Martin pensava di meritare il posto. Che ne pensi?
“La vita e lo sport sono così. Non mi fa stare meglio il fatto che un pilota non abbia ottenuto la moto che voleva, ma in molti casi uno sportivo deve essere egoista: tutti vogliono il meglio, e per me il meglio era la Ducati rossa, per ottenere la quale mi sono giocato tutte le mie carte. Quella più importante per me è stata la pista, dato che gli ingegneri hanno visto la mia progressione in sella alla GP23. Poi ovviamente ci sono stati anche altri fattori”.
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