L'intervista esclusiva al direttore commerciale del Motomondiale, che si pone l'obiettivo ambizioso di avvicinare lo sport agli USA senza snaturarlo
Passaporto a stelle e strisce, radici italiane, capacità innata di stabilire un contatto diretto ed empatico con gli interlocutori, entusiasmo da vendere, cultura sportiva assoluta. Daniel Rossomondo spazia disinvolto tra argomenti relativi al lavoro, temi di attualità e interessi comuni, mantenendo allacciate le generazioni esperte alle giovani in arrivo.
Dopo aver riaperto la strada tra Vecchio Continente e Stati Uniti con modalità di ponte comunicativo, il direttore commerciale del Motomondiale trova, tra mille impegni e infinite chiamate, il tempo per rispondere a domande su se stesso, tra gusti personali, esperienze precedenti e l’attuale (stimolante) sfida. Il primo quesito è affrontato egregiamente: “Gusti musicali? Adoro lo stile country. Artisti quali Luke Combs, Zac Brown, Chris Stapleton e Billy Joe Shaver echeggiano in me, sento spesso le loro melodie durante la giornata, ma non saprei in quali momenti precisi. Capita così, per caso. E mi piace. La mia mente sta sempre lavorando, il tempo per le altre cose è poco, perciò non c’è nulla di calcolato”.
Un anno di MotoGP per te: sembri divertirti.
“Moltissimo, mica me l’aspettavo, sapete? Assumere l’incarico proposto è stato un atto di fede: sono abituato a scegliermi il lavoro, cosicché da essere certo di godermelo. In MotoGP è facile divertirsi, perché persone fantastiche come Carmelo Ezpeleta rendono tutto più facile. Lo sport a due ruote è incredibilmente bello, infatti pure i miei figli vedono attraverso i miei occhi quanto mi piaccia”.
Ti eri presentato ad Austin 2023 assieme alla tua famiglia: ti manca?
“Sì, chiaramente. Vado avanti con questa idea: se ti trovi lontano dalla famiglia, devi lavorare bene, anzi, al meglio. Ecco il motivo per il quale occorre divertirsi. E tutto ciò per mantenere la famiglia. Durante i weekend di gara non sento la mancanza dei miei cari, mentre quando non si corre, sì. Capita che rimanga solo, a Madrid, per diversi giorni. Ecco, in quel momento prevale lo status di ‘homesick’, dato che la famiglia resta nel New Jersey. Un po’ di nostalgia si fa sentire”.
Sentimento prettamente italiano. Del resto, hai origini nostrane.
“Potrei definirmi italo-americano. Se posso confermare il concetto, mi accosto a simboli iconici. Sappiate che ‘Life is beautiful’ è il mio film preferito: ‘La vita è bella’ di Roberto Benigni. Ci sono tante cose fantastiche da provare nel cammino della nostra vita”.
Fantastica è la lega NBA, per cui hai lavorato a lungo: hai squadre e giocatori prediletti?
“Sono un sincero tifoso dei New York Knicks. Ne seguo highlights e partite, anche se rimango poco a casa. Il mio cestista preferito è invece Stephen Curry, che gioca a Golden State: super giocatore e persona ancora migliore, l’ho conosciuto in quell’ambito. Lui ha cambiato il gioco, credo che Steph sia speciale”.
Si dice che stiano tornando gli americani: tu riapri le porte. Quali obiettivi hai?
“Desidero portare il più possibile la MotoGP nel Nord America, senza però snaturare la purezza dello sport che rappresenta. Intendo mantenere l’anima romantica del motociclismo. I circuiti storici inseriti nel calendario dovranno essere esposti al pubblico il più possibile. Cambiare il modo di fare marketing non stravolgerà l’essenza dello sport stesso”.
È un compito facile o difficile?
“Nulla che valga la pena fare è semplice, e nemmeno dovrebbe esserlo. Se fossi entrato qui con la regola che lo sport avrebbe dovuto cambiare, non mi sarei sentito felice. Questo sport è magnifico: è come la mamma che prepara le lasagne. Lei non modifica la ricetta, che rimane la stessa di sempre e pienamente conosciuta. A cambiare è il modo con il quale si dice di averle gustate”.
Parli con la mentalità dei giovanissimi.
“Forse perché assieme a Liberty Media vogliamo piloti provenienti da ogni parte del Mondo, e anche quattordicenni USA che emulino Pedro Acosta: serve mettersi a contatto delle persone giuste. Lo spagnolo è l’esempio perfetto della piramide che porta al Mondiale: Red Bull Rookies Cup, JuniorGP, palcoscenico iridato Moto3. Con grandissimi risultati nella classe di accesso, si va in Moto2 e in MotoGP. In Spagna e Italia vige una cultura motociclistica massiva, mentre negli States va ricreata una cultura nuova, ad hoc, nella collaborazione con il MotoAmerica e altri partner, uniti per coinvolgere nuove leve”.
Vedi i piloti guidare, tu ogni tanto provi la tentazione di farlo?
“No, oggi non guido la moto, ma in passato lo facevo. Adesso mia moglie non vuole (ride). Semmai, in famiglia stiamo decidendo se nostro figlio salterà in sella o meno. Ci stiamo pensando con calma, vedremo attentamente il da farsi”.
Link copiato