MotoGP: Davide Brivio, l'eroe dei due mondi

MotoGP: Davide Brivio, l'eroe dei due mondi© Luca Gorini

L'intervista esclusiva: "A distanza di vent’anni dal titolo di Valentino con la Yamaha il mio entusiasmo è lo stesso. Porto esperienza a Trackhouse"

21.04.2024 ( Aggiornata il 21.04.2024 12:11 )

È tornato all’ovile, sebbene gli effettivi inizi siano da raccontare in Superbike, dove fece immediatamente valere le proprie doti manageriali. Buoni risultati firmati Yamaha nelle derivate di serie, con (almeno) un titolo sfiorato assieme a Noriyuki Haga, poi il passaggio in MotoGP dove, invece, di Mondiali ne ha vinti cinque nel giro di sette stagioni. Davide Brivio, dirigente che con i tre diapason ha raccolto quattro successi nell’era migliore di Valentino Rossi, ha pure festeggiato l’alloro con la Suzuki, struttura accompagnata nel rientro in MotoGP e poi lasciata per accettare la sfida a quattro ruote.

Il professionista monzese, giramondo stabilitosi a Dubai, ha lavorato per un triennio in Formula 1 nel progetto Alpine legato alla Renault, tenendo però d’occhio quanto accadeva nel “suo” paddock quello a due ruote, nel quale oggi rappresenta Trackhouse Racing: “Devo ammetterlo – si apre subito, come se l’hospitality del team fosse la sua dimora – ho trascorso momenti interessanti là, però sono contento di trovarmi qui. Mi rendo conto di provare ancora un fortissimo entusiasmo per il mestiere che ho sempre amato e che, credetemi, amo tutt’oggi. Avrei potuto restarmene in panciolle, sul divano, tranquillo. Evidentemente, non mi piace la tranquillità (ride).

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Davide Brivio e l'avventura in Trackhouse


Sei veramente sorridente, la squadra ti piace.

 Ho riscontrato di primo acchito grande serietà, elemento fondamentale in ambiti di così alto livello. Ho ricevuto una chiamata da Trackhouse, in cui mi è stato proposto un incarico interessante: direttore del Team Trackhouse Racing. Una struttura in merito alla quale avevo sentito buone 'recensioni' ma, lo ammetto, per me era completamente da scoprire. A conversazione terminata, mi sono soffermato per qualche istante sull’idea. Un paio di respiri profondi, e la convinzione ‘dai Davide, vai!’ a tramutare la semplice chiacchierata in un volo in direzione Stati Uniti”.

Che realtà hai trovato negli USA?

“Ne ho presi di aerei nella mia carriera lavorativa, però andando verso il North Carolina ho provato sensazioni già conosciute e contemporaneamente da scoprire. Arrivato a Charlotte, ho scoperto quanto grande sia la realtà Trackhouse. Justin Marks è un titolare competente, dalla passione infinita e dagli obiettivi ambiziosi. Ottimo, ho pensato. Ma non era tutto. La struttura vive di competizioni, una sorta di pane e corse, per capirci. Le persone che la costituiscono sanno cosa significhi partecipare a campionati difficili e impegnativi, e il sapore della vittoria è già stato gustato. Nella serie a quattro ruote Nascar, il team è un riferimento. La loro necessità consiste nell’apprendere i segreti della MotoGP, dove non vantano esperienza”.

Ed ecco il motivo della tua presenza.

“Abbiamo convenuto come fosse importantissimo esserci. Sembrava che il progetto dovesse partire nel 2025, poi invece è giunta la notizia dell’uscita di RNF. Justin si era recato al GP Austria 2023, rimanendo affascinato da paddock e azioni, maturando l’immediata spinta per allestire una squadra in MotoGP. Come detto, i piani avrebbero dovuto rispettare un anno di programmazione, ed ecco perché la chiamata mi è arrivata improvvisamente: c’era poco tempo! È arrivata la comunicazione dalla Dorna a fine novembre, in merito all’opportunità immediata: siamo entrati subito. Tutto è stato fatto in pochi mesi, tra allestimento dello staff e lavoro sulle RS-GP”.

Siete una vera e propria formazione satellite Aprilia.

“Certamente. Godiamo del supporto garantito dal costruttore. Marks ha discusso il contratto con l’Aprilia, dimostrandosi deciso: lui voleva le moto versione 2024, ovviamente più costose delle specifiche 2023, tuttavia costantemente aggiornate. Nella negoziazione è partito uno scambio di parole, lui ci ha pensato un attimo e ha accettato. Lì ho definitivamente capito la portata della sua nuova avventura e della mia, basate sul desiderio di ben figurare. Arriveremo ad avere le stesse moto in dotazione al team factory, sia nel presente, che nel biennio 2025-2026. Questo risultato descrive l’inizio: attraente per piloti, sponsor e ambiente”.

Brivio, il paragone tra MotoGP e F1


Il discorso “ambiente” è più che mai d’attualità: quanto sono diverse MotoGP e Formula 1?

“Tantissimo. Le industrie sono industrie, ma soffermiamoci sulla sezione team: in MotoGP gareggiano, appunto, team. In Formula 1 corrono aziende. Essendo le vetture a quattro ruote maggiormente diffuse nel Mondo, e con un parco di fruitori enorme, di conseguenza i progetti racing sono appoggiati da budget enormi. Risorse economiche e umane appaiono infinite in Formula 1, molto più ponderate in MotoGP. Guardiamo i prototipi da gara: la vettura è più grande e, attorno a essa, operano tantissime persone. Quasi ogni pezzo si produce in casa, a parte gomme, freni e poco altro. Tra power unit in modalità ibrida e configurazioni aerodinamiche non si smette mai di intervenire”.

Il “gioco” della F1 richiede risorse grandi...

“Sì, nonché un numero di ingegneri cospicuo, e reparti separati ma collegati tra loro. Spiegato ciò anche la MotoGP è da ritenersi esigente: molti particolari si costruiscono in casa e affinare il pacchetto mica è semplice, anzi, richiede test su test e giornate in pista. E anche in questo frangente troviamo numerosi professionisti. Certo, raggiungere le 800 persone destinate al telaio della monoposto è inimmaginabile. Fatico a pensare che arriveremo a tanto”.

Ad arrivare sono gli americani di Liberty Media: la MotoGP è “formulaunizzabile?”

“Indipendentemente da cosa stia succedendo, ho dei punti fermi. La Dorna ha fatto del Motomondiale un prodotto moderno, e merita i miei complimenti. Con un cambio della guardia, credo che la MotoGP potrebbe sfruttare l’esperienza maturata dalla Formula 1 negli aspetti di marketing e comunicazione. La F1 nell’ultimo lustro è cambiata nella capacità di coinvolgimento: l’interesse si è spostato sulla fascia d’utenza decisamente più giovane. Mio figlio, 10 anni, è appassionato di Formula 1. Lo spettacolo è popolare, la gente vuole essere nel paddock, l’evento attira. Sportivamente e tecnicamente la F1 è evoluta, le auto offrono show, un ingrediente che serve alla MotoGP: è innegabile dichiarare che lo spettacolo a due ruote possa migliorare, partendo comunque da una base ottima”.

Cosa miglioreresti della MotoGP?

“Non so se sia per l’aerodinamica esasperata o per altri fattori, ma è chiaro che, per il bene dello show, serve mettere in atto idee volte a incrementare imprevedibilità e spettacolo. Attenzione, la mia non è una battaglia contro chi vince oggi. No. Prendiamo a esempio la questione concessioni: l’approccio per cui si dice che qualcuno è aiutato e altri penalizzati non mi piace. Per l’equilibrio del campionato e nell’interesse di tutti, è stato introdotto il sistema regolamentare delle concessioni. Lo si fa nell’interesse comune, ovviamente, altrimenti sarebbe dura”.

Nessuno meglio di te può rispondere: quanto è dura per la MotoGP senza Rossi?

“Come fatto da ogni sport, pure la MotoGP va avanti. Abbiamo avuto Valentino, italiano, vincente, personaggio capace di attirare l’extra-settore, perciò unico di genere. Rossi è stato come Alberto Tomba nello sci e come adesso è Jannik Sinner nel tennis: un’icona nazional popolare. Per anni Vale ha conferito una notevole impennata agli ascolti della MotoGP ma, al pari di ogni onda, oggi l’effetto 46 sta andando smorzandosi. Registrato l’andamento dell’ondata di audience, posso dire che l’entusiasmo rimane massiccio, è un aspetto da sottolineare sempre”.

Con l’entusiasmo e l’intraprendenza strappasti Rossi alla Honda, dove il binomio appariva invincibile e inscindibile, e lo portasti alla Yamaha, che nel 2003 non aveva vinto un solo GP.

“Ricordo bene quel viaggio alla volta di Ibiza. Ne venne fuori un blitz indimenticabile, storico, unico. Niente a vedere con la mia recente trasferta in North Carolina, perché parliamo di situazioni e di mondi differenti. Il punto in comune è la mia felicità: sebbene siano trascorsi parecchi anni, ho mantenuto la stessa voglia di fare. Tra il Davide Brivio dell’epoca e quello attuale, non è cambiata la passione, magari è cresciuta l’esperienza, con il desiderio di mettere a disposizione dei collaboratori quanto imparato. La MotoGP è cambiata, i personaggi pure, ma io mi vedo con gli occhi di sempre”.

Calendario MotoGP 2024

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