Era appena l’anno scorso quando la Casa alata vinse con Alex Rins sul circuito delle Americhe, mentre quest’anno il risultato è stato proprio opposto
Se la situazione di entrambe le Case giapponesi coinvolte in MotoGP, Yamaha e Honda, è piuttosto complicata, quella della Casa alata appare un po’ più drammatica. A dirlo, ovviamente, sono i risultati. Entrambe hanno bisogno di una ristrutturazione profonda per tornare a essere competitive e in Honda appaiono piuttosto in alto mare. Basti pensare che qui l’anno scorso Alex Rins vinse, e nella gara di domenica l’unica RC213V arrivata al traguardo l’ha fatto in ultima posizione a oltre trenta secondi dal vincitore.
Il paragone tra il 2023 e il 2024 è notevole e sottolinea il momento buio che Honda sta vivendo, mentre è già stato disputato il terzo GP. Dopo il ritiro di Johann Zarco e la caduta di Takaaki Nakagami, i due piloti del team LCR, è stata poi la volta di Joan Mir che ha perso il controllo della sua Honda. Lui che è alla sua seconda stagione con i colori del team Repsol Honda e che dopo tre GP lo troviamo con appena 7 punti conquistati. Nonostante l'esperienza maturata già da tempo, il maiorchino Campione del mondo con Suzuki nel 2020 continua a faticare enormemente.
A portare a termine la gara è stato Luca Marini, che ha centrato l’obiettivo del momento: raccogliere quanti più dati possibili per gli ingegneri. Il pesarese, che proprio su questa pista l’anno scorso calcava il secondo gradino del podio, non si lascia scoraggiare e anzi, ha ben chiaro in mento il percorso che lo attende con la marca più vincente. Marini ha ammesso: “Penso che la direzione sia abbastanza chiara, abbiamo solo bisogno di tempo”. Non è ancora il momendo di guardare i progressi, ma bisogna focalizzarsi sullo sviluppo, sui dati, sulle prove e sulle sensazioni con la fiducia giusta che li accompagnerà nella scalata della montagna. Si spera nel più breve tempo possibile.
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