Andrea Dovizioso: "In MotoGP poca lotta, colpa dei regolamenti"

Andrea Dovizioso: "In MotoGP poca lotta, colpa dei regolamenti"© Getty Images

L'intervista esclusiva: "Anche se sono orgoglioso dei complimenti dei fans per i duelli con Marquez, il paddock per ora non mi manca. In futuro chissà"

26.12.2023 ( Aggiornata il 26.12.2023 11:35 )

La vita di Andrea Dovizioso è stata scandita dal suono delle moto, sull’asfalto come sullo sterrato. Se la Velocità ha rappresentato il suo ormai glorioso passato nel Mondiale, l’off-road costituisce il suo presente e il suo futuro, verso cui oggi volge lo sguardo con un progetto concreto e affascinante. Il forlivese sta mettendo anima e corpo nel suo 04 Park Monte Coralli di Faenza, un impianto dedicato al Motocross (ma non soltanto), dove ora si tiene anche in allenamento. La MotoGP, di cui è stato protagonista per tre lustri, è un ricordo.

Calendario MotoGP 2024

Andrea Dovizioso, i progetti dopo la MotoGP


Quando vedrà la luce il progetto?

“Ci sono tante cose da incastrare. Se le tempistiche non cambiano, si potrà aprire tra agosto e settembre 2024. Questo è il mio sogno. Prima non si può fare, perché è un cantiere del Comune, stanno gestendo tutto loro. Nel frattempo la pista sarà aperta, si continuerà a girare come si fa adesso, però saremo limitati perché le strutture non saranno completate. Si aggiungerà il ristorante, che farà una grande differenza nel parco: è previsto per la primavera del 2025”.

Di fronte alla parola “Motocross”, a cosa pensi?

“A una passione che può diventare quasi malattia. Ci si appassiona sempre, soprattutto andando avanti, di cose che non si possono fare. Penso che l’essere umano sia fatto così”.

Stai vivendo ciò che volevi vivere?

“Sì, ma tutti i progetti, quando ci sei dentro, si rivelano molto più complicati. Ci sono sempre beghe da risolvere e poi bisogna tenere le relazioni con le persone e le aziende. Sono attività nelle quali non ho esperienza. Il nome aiuta in certi momenti, ma molte volte ti frega. È un po’ complicato ma fa parte del gioco: questa è la realtà”.

Il Motocross ti sta regalando una seconda giovinezza?

Non la chiamerei giovinezza, perché sento quanto sono ‘vecchio’, nel Cross lo avverto ancora di più. Però a livello mentale è tonificante: non ho la spensieratezza del tipo 'Con chi me la gioco?', ma mi sveglio la mattina e sento che voglio fare questo. In questo senso, a 37 anni, dopo 20 stagioni nel Motomondiale e 15 in MotoGP, con tutti gli anni di Minicross e Minimoto alle spalle, vivere ancora in questo modo è una grande fortuna, a livello mentale”.

Ti manca qualcosa dell’essere pilota nella Velocità?

“No, gli ultimi anni non li ho vissuti troppo bene. Era diventato un po’ tutto pesante: dall’andare in aeroporto ai tempi morti che ci sono sempre stati. Non ero euforico nel frequentare il paddock, quindi era tutto collegato ai risultati”.

Nel Motocross hai trovato un ambiente in cui stare bene?

“Sì, ma è totalmente nomade: camper e niente di più. Si è molto spartani. Mi affascina e mi è sempre piaciuto, ma va tanto in quella direzione”.

Troppo?

“Un po’ tanto, perché poi sono stato abituato a cose diverse. Mi piace vivere in camper, però arrivo da un mondo iper professionale e mi dirigo verso un settore che invece lo è molto meno. Attenzione, è anche il lato positivo di questo sport, perché non sei obbligato a essere professionale: non avrebbe senso per il Crossista. Fai tutte cose abbastanza ‘a caso’”.

Hai chiesto qualche consiglio a Tony Cairoli?

“Sì, ho stressato parecchio tutti i piloti di Motocross. Ho buoni rapporti in generale, nel settore, e da vero appassionato sono uno stalker che va a fare loro domande per capire cosa apprendere”.

Hai parlato anche con Danilo Petrucci, vista la sua esperienza alla Dakar?

“È capitato, ci siamo scambiati qualche messaggio quando l’ha disputata e ha ottenuto grandi risultati. La Dakar è bella da guardare, anche con quei paesaggi, ma non la farei. La mia testa non è affascinata da quel tipo di gara”.

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