MotoGP, analisi delle lesioni più comuni tra i piloti

MotoGP, analisi delle lesioni più comuni tra i piloti© Luca Gorini

Il lato più brutto del motociclismo riguarda i problemi fisici e gli infortuni che i piloti possono rimediare dalle cadute. Ecco i più frequenti

18.12.2023 ( Aggiornata il 18.12.2023 09:54 )

Gli sport a motori sono discipline naturalmente più pericolose di altre e i momenti più difficili che i piloti vivono sono quelli legati agli infortuni. Chi più, chi meno, possono incappare in cadute derivate da errori umani, problemi tecnici o anche dalla semplice volontà di spingere al limite il proprio mezzo per fare la differenza. Oggi le tute sono dotate di airbag che proteggono i piloti molto bene, ma gli infortuni fanno parte di questo sport e quest’anno ce ne sono stati parecchi considerando anche l’inserimento della Sprint.

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Nella parte alta del corpo la frattura alla clavicola è più frequente


Uno degli infortuni più comuni con cui spesso i piloti hanno dovuto fare i conti è la frattura della clavicola. L’ultimo ad averne sofferto è stato Luca Marini, nella Sprint in India per una caduta avvenuta al primo giro. Solitamente questa lesione comporta un intervento chirurgico e il recupero è previsto in qualche settimana. In passato diversi piloti hanno affrontato questo problema, possiamo ricordare Dani Pedrosa, Jorge Lorenzo e Pol Espargarò tra gli altri.

Le scapole sono un altro punto del corpo che, a seconda delle cadute, possono avere la peggio. Proprio per questo tipo di infortunio la stagione di Enea Bastianini è cominciata in salita, avendolo rimediato alla prima Sprint della stagione, a Portimao. Stessa lesione per Miguel Oliveira in Qatar, che ha concluso così anzitempo il suo 2023.

A tibia e perone, un altro infortunio che si ripete


Un altro infortunio piuttosto frequente tra i piloti è quello che interessa la tibia e il perone, che a seconda della gravità della frattura può far saltare diversi appuntamenti. Quella capitato ad Alex Rins al Mugello è stata particolarmente complicata e l’ha tenuto lontano dalla pista per nove GP. Fu invece una frattura composta quella che capitò a Valentino Rossi al Mugello nel 2010, e rientrò dopo tre appuntamenti, tornando subito competitivo.

In generale poi anche i piedi e le spalle possono essere soggetti a fratture a seconda della violenza con cui il pilota cade nella ghiaia o sull’asfalto. Si pensi per esempio alla lesione che ha interessato Marc Marquez, nel 2020, alla spalla destra, dopo una caduta terribile ad alta velocità, sul circuito di Jerez.

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