Yamaha, nel 2024 sarai l'osservata speciale

Yamaha, nel 2024 sarai l'osservata speciale

Per non perdere Fabio Quartararo, nel 2024 alla Yamaha servirà una scossa. E con l’ingaggio di Rins, finiscono gli alibi

24.08.2023 16:47

Phil Read, Giacomo Agostini, Kenny Roberts, Eddie Lawson, Wayne Gardner, Wayne Rainey, Valentino Rossi, Jorge Lorenzo. La storia della Yamaha nella top class del Motomondiale è fatta di questi nomi leggendari. Piloti che nel corso dei decenni sono riusciti a salire sul tetto del mondo guidando la moto della Casa dei tre diapason. E a far vivere all’azienda giapponese anni d’oro nella Velocità mondiale.

A loro si è aggiunto, nel 2021, Fabio Quartararo. Un giovane predestinato. Il nuovo fenomeno. Il pilota che, a detta di molti esperti del settore, avrebbe aperto una lunga era di vittorie iridate per la Yamaha. E invece proprio la sua M1 sembra averlo “tradito”, peccando di competitività e di efficacia nell’ultima stagione e mezza.

Yamaha in difficoltà

Fa strano vedere la Yamaha così in difficoltà nella top class del Motomondiale. Con i dovuti paragoni, sembra di rivivere quei pochi momenti “bui” in cui, nel corso della storia delle competizioni a due ruote, fu costretta a recitare un ruolo di comparsa: tra gli altri, quello da metà anni Novanta ai primi anni Duemila, con Max Biaggi e Carlos Checa inutilmente all’inseguimento della corazzata Honda di Valentino Rossi e soci.

Oggi, il ruolo allora ricoperto dalla Casa Alata l’ha preso la Ducati ma le ombre, per la Yamaha, sembrano le stesse di quel periodo. Eppure, in passato, la Yamaha dimostrò di essere capace di invertire le tendenze: per non andare troppo indietro con la memoria, ci fermiamo proprio al post-Biaggi: alla fine del 2003, a Iwata tirarono fuori il “coniglio dal cilindro” con l’ingaggio di Valentino e di ingegneri strategici, supportati da un notevole incremento dell’impegno nel reparto corse e da un budget importante per lo sviluppo della M1. In seguito a quelle scelte, andò poi come tutti sappiamo.

Il prossimo inverno, a 20 anni esatti da quel cambio di rotta, ne servirà un altro, di coniglio. Anche perché la Casa dei tre diapason ha sotto contratto uno dei piloti (con ogni probabilità in Top 3) più forti in circolazione. E se non vorrà perderlo, dovrà inventarsi qualcosa per recuperare il gap attuale dalla Ducati, soprattutto, ma anche da KTM e Aprilia.

In più, con l’ingaggio di Alex Rins sarà vietato fallire: se con Franco Morbidelli finora sono state valide le attenuanti del caso (il problema fisico derivato dall’operazione al ginocchio dell’anno scorso e un Franky un po’ in confusione dal punto di vista agonistico), con lo spagnolo non ci saranno alibi: a Iwata arriverà nel box un pilota veloce, l’unico a vincere in sella alla Honda in questa prima parte di 2023 e soprattutto un pilota che conosce benissimo le peculiarità del motore Yamaha, avendone guidato uno simile quando era in Suzuki.

Ma tutto questo potrebbe non bastare: è vero che un progetto tecnico vincente (la nuova M1?) e due top rider come Fabio e Alex avranno potenzialmente tutte le carte in regola per colmare il gap. Ma è vero anche che la partita andrà giocata anche fuori dalla pista: alla Yamaha servirà tornare ad avere al più presto (nel 2025?) almeno quattro moto sulla griglia di partenza. Per fare più confronti tecnici tra i piloti e per avere più dati possibili sullo sviluppo, certo. Ma anche per la politica: oggi, più moto si hanno al via e più si può fare la voce grossa nel paddock. Per un colosso come Yamaha, combattere con due sole moto contro 8 Ducati, 4 Aprilia, 4 KTM e 4 Honda potrebbe rivelarsi una sfida sicuramente ambiziosa ma difficilissima.

Il rischio, nel caso in cui Yamaha dovesse fallire il progetto 2023, è che tra un paio di stagioni Quartararo saluti il box dei blu e che le M1 diventino come la Honda RC213V di cui abbiamo parlato precedentemente: poco appetibili per i piloti top della MotoGP.

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