MotoGP, concessioni: il caso più spinoso dell'estate

MotoGP, concessioni: il caso più spinoso dell'estate© Getty Images-Luca Gorini

Di fronte alle difficoltà di Honda e Yamaha, la Dorna potrebbe modificare il regolamento: come reagiranno le Case europee, Ducati in primis?

03.08.2023 ( Aggiornata il 03.08.2023 11:01 )

Concessioni, cioè “godimento di facoltà non previste dalla consuetudine o dalla legge”. Declinata sulla MotoGP, è la possibilità da parte di un costruttore di poter sviluppare ulteriormente (in meglio o in peggio sarà da verificare) una moto da corsa, nella fruizione di un regolamento ad hoc. Che nella fattispecie andrebbe in soccorso alle sofferenti Yamaha e Honda.

La voce, trapelata a GP Olanda consumato, sembrava fosse semplice goliardia o illazione, invece sta prendendo forma, assumendo i caratteri di notizia. La Casa di Iwata e il marchio di Tokyo sarebbero sostenuti dalla Dorna l’anno prossimo, nell’obiettivo di ridurre il gap sofferto nei confronti delle rivali europee, Ducati in prima istanza. Le vacanze estive più lunghe della storia MotoGP si riveleranno anche le più calde?

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Concessioni: cosa sta succedendo


Era il 2014, e la Suzuki stava preparando il ritorno in griglia dopo una breve assenza, mentre la Ducati registrava troppe assenze dal gradino più alto del podio. L’idea venne a Gigi Dall’Igna, all’epoca appena diventato ingegnere di riferimento della Rossa: un regolamento che concedesse aiuti alle Case esordienti e a quelle in difficoltà, in seguito perfezionato nel 2016.

Oggi le concessioni si concretizzano con un numero superiore di motori a disposizione di ciascun pilota – sono nove nell’arco della stagione contro i sette “canonici” – e inoltre si tratta di propulsori non sigillati, quindi aperti a sviluppi, possibilità non consentita dal regolamento “normale”. Il costruttore in difficoltà può anche partecipare a sei wild card anziché tre, con giornate di test dedicate e indipendenti dalle sessioni ufficiali IRTA. A beneficiare di tale possibilità è stata anche la KTM, tra il debutto del 2017 e il 2020.

Mentre l’ultima Casa a giovare delle concessioni è stata l’Aprilia, fino al 2022, con i privilegi persi grazie alla vittoria di Aleix Espargaró in Argentina e ai podi dello stesso catalano e di Maverick Viñales, risultati che hanno permesso a Noale di raggiungere i 6 punti nella particolare graduatoria (3 punti a vittoria, 2 per ogni secondo posto, 1 per ogni terzo). La RS-GP, quindi, è salita sullo stesso piano della concorrenza: KTM, Ducati, Yamaha e Honda.

Proprio le M1 e le RC213V stanno raccogliendo poco e nulla, se messe a confronto con il passato, con relativo malcontento dei vertici. Il ritardo nella performance è evidente ed è testimoniato anche dalle cadute – con conseguenti infortuni – dei piloti delle moto giapponesi, decisamente arretrate in termini di aerodinamica, parola magica nell’odierna MotoGP.

L’allarme ha cominciato a squillare nella passata stagione e la Dorna vuole correre ai ripari. E lo farebbe con una straordinarietà nello straordinario, dato che l’unica Casa ad aver “guadagnato” le concessioni senza essere al debutto (o al rientro) fu la Suzuki, dopo un 2017 senza podi. Risultati che però Honda e Yamaha – le uniche due aziende a non aver mai beneficiato di tali “aiuti” – hanno già ottenuto quest’anno nella gara lunga ad Austin, con Alex Rins primo per l’HRC e Fabio Quartararo terzo per Iwata. Non a caso il Chief Sporting Officer, Carlos Ezpeleta, figlio del CEO Carmelo, ha spiegato: “Stiamo rivedendo il concetto regolamentare”.

A weekend del Dutch TT concluso, l’ipotesi è emersa: la Dorna desidererebbe (condizionale d’obbligo poiché se ne dovrà discutere, e nemmeno poco) introdurre le concessioni per i tre diapason e l’HRC, marchi che spesso e malvolentieri in questi mesi le hanno prese da KTM, Aprilia e Ducati. “In passato furono Ducati, KTM e Aprilia a godere delle concessioni, quindi capiranno: anche i giapponesi potranno fruirne, stiamo lavorando in tal senso” ha proseguito Carlos Ezpeleta.

Concessione: la posizione della Ducati


Desmosedici equilibrata e competitiva con (quasi) ognuno degli otto piloti equipaggiati, RC16 in grado di infastidire le Rosse e in qualche Sprint pronte a batterle, RS-GP ritrovate in Olanda e finalmente pronte a dimostrare il reale potenziale. Le tre europee, tutto fuorché “sorelle”, auspicherebbero un Mondiale più equilibrato, ma dal loro punto di vista meritocratico. Non a caso la Ducati ha risposto: “Ritengo che il campionato non stia registrando cali o problemi” l’opinione di Dall’Igna. “Anzi, le gare sono stupende e spettacolari. A Borgo Panigale si è lavorato duro per arrivare in alto, i sacrifici compiuti sono stati infiniti. Non potranno esserci concessioni troppo favorevoli agli altri”.

Mentre Claudio Domenicali, CEO della Casa vincitutto, va ancora più in profondità: “Se il Mondiale fosse più equilibrato, sarei contento. Però il migliore deve sempre prevalere, perché la MotoGP è uno sport. Alcune squadre stanno patendo e vanno aiutate? Soltanto nella maniera giusta. D’accordo, quale sarebbe la maniera giusta?

Il potere è una bella cosa, ma anche brutta. Dipende come lo si interpreta ed esercita. Non sempre il potere è tangibile, in alcuni casi lavora “sottocoperta”. Il sospetto è che i vertici Yamaha e Honda abbiano ricordato a chi di dovere l’uscita della Suzuki, forse minacciando di imitare la Casa connazionale. Suggestione tutta da verificare, ma la sensazione ci porta a pensare che Iwata e Tokyo abbiano messo alle strette il Promoter che, giustamente preoccupato e attento che ogni elemento funzioni e rimanga al proprio posto, ha messo le mani avanti pensando alle concessioni. Ragionamento sottile ma, concederete (e non è un gioco di parole casuale…), attendibile.

Nell’equilibrio di un sistema è opportuno accontentare tutti, per mettersi al riparo da ripicche. Tutti ne usciranno insoddisfatti, ma alla pari dal punto di vista prestazionale. In teoria.

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