Bagnaia e Stoner: due ere diverse, simbologia di un passaggio di consegna

Bagnaia e Stoner: due ere diverse, simbologia di un passaggio di consegna

I due campioni del mondo con Ducati hanno sfilato insieme al Festival of Speed di Goodwood

20.07.2023 ( Aggiornata il 20.07.2023 09:11 )

Una delle cartoline più intense di significato derivanti dal Festival Of Speed di Goodwood ha riguardato il mondo Ducati, ma, in modo logicamente trasversale anche l'era recente della MotoGP. Ci riferiamo alla sfilata, condotta insieme, di Pecco Bagnaia e Casey Stoner, rispettivamente in sella alle moto vincitrici dei due titoli mondiali conquistati dalla casa di Borgo Panigale nel 2007 e nel 2022. Un'immagine fortemente evocativa tanto nel cuore degli appassionati (in generale) quanto nei ducatisti più puri.

Due campioni del mondo figli di due ere così diverse tra loro dal punto di vista tecnico, prestazionale e regolamentare, ma così uguali sotto il profilo delle emozioni, delle delusioni antecedenti e della liberatoria euforia una volta raggiunto il tanto agognato successo. Due storie diverse caratterizzate da differenti percorsi, differenti rivali ma in fondo con un approccio ed una personalità alquanto simile, con il minimo comun denominatore della ricerca spasmodica della vittoria apparentemente nascosta dalla riservatezza, nonchè da un'attitude sempre rivolta dapprima verso se stessi e poi verso gli altri.

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Il peso e l'eredità di Casey Stoner

Pecco Bagnaia e Casey Stoner rappresentano due mondi così distanti tra loro, seppur legati dal filo rosso Ducati e tutto ciò che ne comporta. Il campione di Chivasso si è dovuto scontrare con l'alone quasi mitologico delle gesta dell'australiano, per anni l'unico ed ultimo pilota Ducati in grado di portare alla vittoria l'indomabile creatura di Borgo Panigale. Per i successori dell'australiano non è stato facile reggere il continuo confronto sia dal punto di vista dei risultati che della "magia" che da sempre ha ruotato attorno allo stile di guida del due volte iridato, padre padrone quasi esclusivo dell'accelerazione fuori dalla curva in derapata eseguita quasi completamente di "polso".

I meriti di Stoner non si fermano solamente alla pionieristica prima bandiera Ducati piantata sul suolo MotoGP, bensì assumono una connotazione ancor più intrisa d'epicità in considerazione dei rivali affrontati e battuti sul cammino per la vittoria. Dall'altrettanto talentuoso Daniel Pedrosa, portato in pompa magna da addetti ai lavori e media sin dalle stagioni nelle piccole cilindrate, fino ovviamente a Valentino Rossi, in quei anni accentratore assoluto e assolutistico dell'intera top class sotto praticamente ogni aspetto. L'eredità lasciata da Stoner è pertanto divenuta così tanto ingombrante per tutti, quasi esagerata, ma comprensibilmente legittimata dai tanti anni trascorsi in astinenza di vittorie.

Il nuovo mondo e la luce accesa da Pecco Bagnaia

La MotoGP delle ultimissime annate è notevolmente cambiata rispetto a quella di quindici anni fa, tanto nel suo interno quanto nel suo intorno. La stessa Ducati è cambiata, passando dalla moto "difficile da guidare e da portare al limite" per eccellenza, al punto di riferimento della classe regina, versatile per qualsiasi pilota e stile di guida. Un fattore che spesso ha rischiato di sminuire (e spesse volte ci è riuscito) l'impresa di Bagnaia targata stagione 2022, con il pilota italiano in grado di riportare a Borgo Panigale un titolo che mancava da ormai troppi anni.

Il talento di Bagnaia è diverso da quello di Stoner, è contraddistinto da altri fattori che finiscono per rendere unici entrambi gli stili, pertanto l'eredità raccolta dal pilota di Chivasso non corrisponde appieno al lascito dell'australiano. Ciononostante, Bagnaia ha saputo far suo, sia per indole che per un analitico studio di chi l'ha preceduto, un modo di vincere e di essere veloce che per autorità e gestione somiglia molto all'australiano. Entrambi influenzati, nel bene e nel male, da una competitività comune solo agli iniziati dello sport, camuffata o per meglio dire, protetta, da una sensibilità spesso sfociata in riservatezza e freddezza.

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