Più forte del 2022: ecco come Bagnaia si è preso la MotoGP

Più forte del 2022: ecco come Bagnaia si è preso la MotoGP© Luca Gorini

L'avvio stagionale del campione del mondo dimostra la crescita come pilota: consapevolezza e costanza di rendimento i fattori chiave

03.07.2023 ( Aggiornata il 03.07.2023 16:27 )

Basterebbe l'asettico elenco dei numeri che fino ad ora ha collezionato, per spiegare la crescita tecnica di Pecco Bagnaia, tanto su un piano prestazionale, di pura velocità in pista, quanto relativamente alla costanza di rendimento e alla capacità di minimizzare gli errori, quantomeno quelli che nei primi anni di carriera vengono bonariamente definiti "di inesperienza". Quattro vittorie nelle gare lunghe, tre successi nelle Sprint, per un totale di dodici piazzamenti a podio su sedici manche disputate complessivamente. Sebbene non siano mancate sbavature, come giusto che sia, l'inizio stagionale del pilota di Chivasso ha impressionato, specialmente se paragonato all'avvio della scorsa annata, quando, a parità di padronanza tecnica con l'attuale campionato, steccò le prime cinque gare della stagione, raccogliendo la prima vittoria solo alla sesta gara, per poi cogliere tre "zeri" nei successivi quattro round.   

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I miglioramenti di Bagnaia rispetto al 2022

Il Bagnaia apparso fino ad ora sembra decisamente diverso da quello dell'inizio dell'anno scorso, seppur stiamo parlando dell'annata in cui è poi diventato campione del mondo. Un miglioramento figlio di una maturità tecnica quasi completa che, come ammesso dallo stesso pilota, gli ha trasmesso una consapevolezza nei propri mezzi e nella moto, che gli ha consentito di non commettere gli stessi errori compiuti l'anno precedente. Sono tre i punti di differenza forse più importanti: una GP23 che rispecchia in maniera più totalitaria lo stile di guida del campione del mondo, una pressione esterna più facilmente gestibile, per quanto non minore rispetto al 2022 e, infine, la presenza delle gare Sprint. Come evidenziato dallo stesso Bagnaia, la moto versione 2023 si avvicina maggiormente al suo modo di guidare, una moto più maneggevole, sebbene meno stabile nel complesso, che perdona di più gli errori. La Ducati ha seguito le indicazioni del campione del mondo, che così facendo non ha dovuto affrontare la pericolosa fase di transizione, avvenuta invece, in modo traumatico, nel 2022, quando ci volle tempo per sistemare la moto secondo i dettami della guida dell'alfiere Ducati. 

Le gare Sprint, relativamente ai miglioramenti di Bagnaia come pilota, ai fini di una costanza di rendimento obiettivamente da titolo, sono state sorprendentemente un fattore più che rilevante. La gara corta del sabato ha infatti permesso al campione del mondo di sanare (in termini specialmente di classifica iridata) alcuni errori compiuti, come ad esempio in Argentina, quando concluse al sesto posto di fronte al sedicesimo della gara della domenica, o ancora come ad Austin, quando vinse al sabato per poi cadere alla domenica. La gara corta ha dato la possibilità al campione del mondo di mettere in scena tutta la sua straripante velocità, permettendogli inoltre, di accelerare il processo di apprendimento della moto e della gestione della corsa.

L'agonismo di Bagnaia, un aspetto fino ad ora sottovalutato

La nuova consapevolezza dell'italiano passa inevitabilmente anche da una pressione tanto mediatica quanto egocentrica, minore rispetto alla fase iniziale del 2022, quando, arrivando da quattro vittorie nelle ultime sei gare, tutti lo davano come assoluto protagonista del campionato, quasi come se dovesse dominarlo sin dal primo giro. Quest'anno, invece, forte del campionato del mondo in bacheca e di una fisiologica crescita anche come uomo, Bagnaia sembra gestire al meglio tutta l'attenzione che ruota attorno a sè. Inoltre, è evidente la maturazione di Pecco come sportivo. In un mondo che tende a celebrare, quasi in maniera hollywoodiana, le gesta degli atleti di maggior successo, sottolineando spesso e volentieri le qualità morali al fine di delineare quasi aprioristicamente un "profilo vincente", è pur giusto, oltre che motivo di vanto, renderci conto e rendere atto, della matrice estremamente competitiva del pilota di Chivasso.

Quel che è venuto fuori in questo primo scorcio di stagione, oltre chiaramente ad una velocità da primo della classe, è un istinto che guarda inesorabilmente, e delle volte (come ovvio che sia) anche in modo controproducente, unicamente alla vittoria. Quanto appena descritto, Bagnaia l'ha mostrato ogni qualvolta ha palesato un'intensa ira dopo un errore, talmente tanto evidente da esser stata l'unica causale di dichiarazioni sopra le righe (evento raro per il sempre composto 26enne piemontese). Nelle ultime settimane Bagnaia ha più volte dichiarato come la sua indole non sia quella di fare troppi calcoli, bensì di ricercare sempre la vittoria, sebbene ciò implichi una naturale esposizione ai rischi.

Tuttavia, l'alfiere della Ducati sembra aver definitivamente trovato un equilibrio, limitando i rischi ma non perdendo questo spirito cosi tanto competitivo, che alcune volte si è nascosto dietro ad un approccio sempre gentile e lineare. Gli ultimi due appuntamenti stagionali, del Sachsenring e di Assen sono, in tal senso, i perfetti esempi della crescita di Bagnaia. Sia in Germania che nella gara della domenica in Olanda, il campione del mondo non si è mai fatto prendere dalla foga della sua competitività, ma non essendo il più veloce si è saputo accontentare del secondo posto. Nell'ultima corsa di Assen, però, Bagnaia ha avuto in mente solo la vittoria, mantenendo la parola data verso se stesso quando nel post Sprint Race aveva dichiarato di esser stufo di arrivare in seconda posizione.

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