MotoGP: Manuel Poggiali, la sua nuova vita da "occhio di lince"

MotoGP: Manuel Poggiali, la sua nuova vita da "occhio di lince"

!L’osservazione a bordo pista e la videometria sono il mio nuovo mondo": l'ex pilota ci racconta in esclusiva il suo nuovo ruolo da coach

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Jeffrey Zani

09.06.2023 ( Aggiornata il 09.06.2023 10:33 )

Joseph Conrad sta alla letteratura come Manuel Poggiali sta al motociclismo. Anche se affermarlo può suonare un’eresia, un azzardo che impone mille cautele. Si chiedeva l’autore di Cuore di tenebra: “Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?”.

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Manuel Poggiali: nuova vita, nuovo ruolo


Ed è proprio questo quesito, appartenuto a un uomo affamato d’ispirazione, a sovrapporsi al mestiere del sammarinese ora in forza al Team Gresini, dopo essere salito sull’Olimpo del motociclismo nella prima metà degli anni 2000 con due titoli iridati in 125 e 250. Perché il quarantenne, quando se ne sta a bordo pista a osservare le schegge del Mondiale, vede cose che la maggior parte dei comuni mortali non noterà mai. Di fatto, lavora. Ed è difficile stabilire se in ciò ci sia qualcosa di divino o creativo, oppure se sia pura analisi.

Così come è complesso stabilire se la sua sia una dote naturale e in quale modo questa si intrecci con l’esperienza che ha maturato nei suoi anni da pilota. Conrad che scruta il paesaggio a pochi metri dalla sua scrivania è Poggiali che si sostiene con le mani sul muretto mentre cerca di capire perché la GP22 di Alex Marquez si scompone nella staccata della Curva 3 di Portimao? E come può, facendolo, contribuire agli eventuali capolavori concretizzati dai piloti che segue in MotoGP, Moto2 e MotoE? Le risposte vengono proprio da lui.

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In sostanza, di cosa ti occupi?

“Il mio ruolo ha mille sfumature, per farla breve cerco di capire cosa accade in pista e come intervenire per ottimizzarlo e renderlo più produttivo. Da bordo pista analizzo sia aspetti legati alla guida, quindi al pilota, che al mezzo, coinvolgendo quindi la messa a punto. Riesco a capire cosa accade e a dare supporto alla squadra. Allo stesso tempo sono in grado di vedere cosa fa la concorrenza. Il mio è un occhio vicino alla realtà”.

In uno schiocco di dita riesci a capire, per esempio, se un pilota sta compensando un problema tecnico?

“Pensiamo a una situazione legata all’elettronica, visto che buona parte del lavoro si concentra lì. Se noto che la moto ‘spinna’ più del dovuto rispetto alle altre, perdendo aderenza dietro in accelerazione, ho chiaro il messaggio. Quando guidano, i piloti cercano di ottenere il massimo e di sopperire ai problemi. Si adattano. E io lo capisco subito. In generale, ci sono due grandi situazioni in cui ci possiamo trovare: quando stiamo performando per essere performanti e quando invece guidiamo sopra i problemi. Il mio lavoro è concentrato sulla soluzione delle cose che non vanno. Migliorare per andare più forte”. 

La tua attività è pianificata?

“Nella prima sessione di libere decido in quale punto della pista piazzarmi e cosa osservare, in base allo storico degli anni precedenti e ai feedback già espressi dai piloti, soprattutto da chi non è al primo anno con noi. Si parte da lì e si va avanti. Lavoriamo su piccoli dettagli, che a livelli altissimi come la MotoGP fanno comunque un’enorme differenza. Con un pilota magari mi concentro su un singolo aspetto di un determinato settore”.

Oltre a riportare ciò che succede, riesci anche a interpretare e proporre soluzioni?

“Ho l’esperienza che serve per individuare il problema e avere chiara l’origine. Dicendolo subito al capotecnico, direttamente in cuffia, si accorciano i tempi con cui lui verifica nel dettaglio la situazione. Questo ci avvantaggia”.

Hai detto che il tuo lavoro si dirige da una parte verso il pilota, dall’altra nei confronti del mezzo e della messa a punto: in quale delle due aree, potenzialmente, c’è più margine?

“Oggi le moto sono tutte super performanti e tanti problemi nascono dall’interpretazione della guida. Quindi direi che, modificando lo stile, il pilota può guadagnare tanto. A livello tecnico, i mezzi vanno personalizzati e adattati al proprio modo di guidare, ognuno ha caratteristiche che comportano pro e contro. Io lavoro per ottimizzare i punti negativi”.

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