MotoGP, LCR e Mooney VR46: lode ai team indipendenti italiani

MotoGP, LCR e Mooney VR46: lode ai team indipendenti italiani© Luca Gorini

Il team di Lucio Cecchinello ha restituito linfa vitale a Rins e Honda, quello di Valentino Rossi vola grazie ai suoi pupili "fatti in casa"

18.04.2023 17:27

5 costruttori ed altrettanti team ufficiali, ma nella MotoGP post Austin a comandare sono i team indipendenti italiani. Se domenica al COTA infatti qualcuno fosse andato in cerca dei sorrisi più convinti li avrebbe certamente trovati nei box dei team LCR e Mooney VR46, per ragioni simili ma non uguali.
 
La squadra di Lucio Cecchinello infatti ha potuto brindare per il ritorno alla vittoria dopo 5 anni, nonché per aver interrotto il digiuno di successi più lungo della storia di Honda dal 1982, ribadendo – se mai ce ne fosse stato bisogno – la propria importanza all’interno dell’emisfero della casa alata.
 
A pochi box di distanza invece il team di Valentino Rossi ha potuto brindare ad un doppio risultato. In primis ovviamente il primo podio di Luca Marini in una gara lunga della MotoGP, al quale si è associato l’allungo in classifica generale del leader Marco Bezzecchi, tra i pochi a non sbagliare ad Austin e dunque ancora meritatamente in vetta.

LCR: la forza della perseveranza

In casa LCR la vittoria di Alex Rins non è solo un traguardo da festeggiare, ma un piccolo punto di svolta, soprattutto dal punto di vista morale. Non è un segreto del resto che Honda stia attraversando un momento complica dal punto di vista tecnico, che coinvolge ovviamente anche i team da sempre fedeli alla casa alata come LCR.
 
Una fedeltà che Lucio Cecchinello ed il suo team hanno dimostrato in vari modi, l’ultimo dei quali accogliendo un Alex Marquez – ora in grande spolvero in sella alla Ducati del team Gresini – inserito troppo presto da Honda nel team ufficiale ed altrettanto troppo presto messo alla porta, che presso la squadra italiana ha perlomeno trovato serenità, pur non ottenendo i risultati sperati.
 
Risultati che LCR ha colto – seppure a tratti – con uno dei suoi piloti simbolo, ossia quel Cal Crutchlow che aveva conquistato l’ultimo successo per il team, prima del nuovo acquisto Alex Rins. Le circostanze dell’arrivo dello spagnolo nel team italiano sono risapute, ma pare proprio che Alex abbia trovato l’ambiente giusto dove brillare nuovamente. Rispondendo in parte alla stessa Honda, che per il team ufficiale gli ha preferito Joan Mir. Poco male per Alex, ed anzi molto bene per Cecchinello, che ora ha un nuovo trofeo – il 100esimo – da piazzare nella propria sala trofei.

MOONEY VR46: raccogliere i frutti del proprio lavoro

Una sala trofei serve probabilmente anche al team Mooney VR46, la cui storia in MotoGP è più breve ma comunque ricca di soddisfazioni. Sbarcati in classe regina in pianta stabile nel 2022 – dopo il primo approccio dell’anno precedente – infatti il team – che ha in Alessio Salucci e Pablo Nieto le proprie colonne portanti – ha subito iniziato a macinare risultati, forti anche di un mezzo performante come la Ducati.
 
Alla struttura italiana ad ogni modo vanno dati i giusti meriti, come ad esempio quello di aver cresciuto i piloti che attualmente le regalano soddisfazioni. Seppure con alle spalle alcune stagioni altrove infatti sia Luca Marini che Marco Bezzecchi devono tanto al team VR46, per non parlare della loro maturazione all’interno dell’Academy, della quale si sono visti i risultati nelle prime gare del 2023.
 
La vittoria di Bezzecchi in Argentina ed il podio di Marini ad Austin sono solo parte del ruolino di marcia messo in atto, tanto che come detto in cima alla classifica dei team c’è proprio il Mooney VR46, con i suoi due pupilli “fatti in casa”. Non sappiamo ora cosa potrà riservare il futuro a VR46 e LCR, ma sappiamo per certo una cosa: gli indipendenti italianI possono fare paura a tutti.

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