I viaggi in furgone, la telemetria ed il Ciao: vi racconto Bezzecchi

I viaggi in furgone, la telemetria ed il Ciao: vi racconto Bezzecchi

Luca Gorini, fotografo di Motosprint, ha debuttato in MotoGP nello stesso anno dell'amico Marco: “Non è mai cambiato, la famiglia la sua forza”

04.04.2023 09:44

L’immagine di Marco Bezzecchi che taglia il traguardo e festeggia la sua prima vittoria in MotoGP è di quelle in grado di generare emozioni forti, e lo è ancora di più se a scattarla c’è un ragazzo che con lui è cresciuto. Perché il paddock si sa, è un piccolo microcosmo all’interno del quale si formano amicizie che meritano di essere raccontate, come quella tra Marco e Luca Gorini, dal 2022 fotografo ufficiale di Motosprint per la MotoGP, nonché il più giovane del paddock con i suoi – ancora da compiere – 26 anni.
 
Dietro una foto dicevamo può esserci una storia, che in questo caso è quella di un rapporto limpido e genuino, nato ben prima che Bezzecchi divenisse il primo pilota a regalare a Ducati una vittoria sul tracciato di Termas de Rio Hondo. “Ci conosciamo da quando avevamo 14 o 15 anni e, nonostante qualche anno di distacco forzato, ho sempre ritrovato lo stesso Marco. Non essere cambiato negli anni credo sia una delle sue forze, oltre al fatto di essere forse uno degli ultimi piloti vecchio stile”.
 
Che domenica è stata quella di Termas dal tuo punto di vista?
 
“Di solito non vado a scattare in pista durante i warm up, ma stavolta l’ho fatto: Marco sembrava andare veramente forte, ma senza rischiare, specie se paragonato agli altri. Non ho voluto esternare questo pensiero con nessuno, ma mi sembrava evidente. In gara credo sia entrato in una bolla, dall’interno della quale forse non si è nemmeno reso conto di quanto fatto. Il tutto in una condizione strana: la pioggia non è mai stata particolarmente battente, ma per tutta la giornata la pista è stata circondata da questa specie di strana nebbia. Tutto questo scenario ha reso la gara ancora più densa di pathos. Dopo il warm up ho incrociato Vito (il padre ndr), che mi ha detto “non so se oggi reggo”: un’altra scena divertente del weekend. Non ho parlato molto con Marco dopo la gara, ma dopo giornate del genere c’è poco da dire”.

Dal CIV alla MotoGP

Dopo la gara ti sono venuti in mente ricordi particolari?
 
“A livello di emozioni mi è tornata in mente la sua vittoria del CIV Moto3 nel 2015, anche perché in seguito ci siamo visti un po’ a corrente alternata salvo poi arrivare, nonostante due percorsi diversi, a debuttare in MotoGP nello stesso anno. Non ero né maggiorenne né accreditato per il campionato quando Marco vinse il titolo, ero agli inizi della mia avventura da fotografo. Tra l’altro ho un altro bellissimo ricordo relativo a quell’anno, ossia il suo primo test con la Mahindra: andammo io, lui e Vito con il furgone, da Rimini a Valencia. Sono momenti che ti restano, e mi piace pensare che stiamo andando avanti come due rette parallele, che ora si trovano dove volevano”.  
 
Come è nato il vostro rapporto?
 
“Ci siamo conosciuti tramite un amico comune, Kevin Sabatucci. Gli scrissi su Facebook o qualcosa del genere, e da lì siamo diventati rapidamente amici. Non so spiegare perché, ma ci siamo trovati subito bene. Nel 2014, quando ha debuttato nel CIV Moto3 con il team Portomaggiore e la Honda, io ero più appassionato di telemetria che di fotografia, e lui spesso si metteva a spiegarmi la sua telemetria: siamo stati ore a guardarla. Cose semplici, ma davvero piacevoli”.

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