Miller e Binder stanno raggiungendo il passo di Ducati e Yamaha. Anche su fondi asciutti, le RC16 possono giocarsi podio e vittoria
Jack Miller il loquace, Brad Binder il silenzioso. La “strana coppia” KTM condivide poco dal punto di vista della prossemica, ma esprime i medesimi concetti tecnici, andando forte (anche e finalmente) su pista asciutta e pulita. Le RC16, nel 2022 protagoniste in MotoGP solo su fondi bagnati o sporchi, stanno arrivando al vertice della categoria.
BRAD BINDER, UNA CARRIERA FEDELE A KTM
Eccellente quarto nella Sprint e in lotta per il podio, Jack Miller ha manifestato la propria soddisfazione già dal venerdì: “A volte dico corbellerie sulla RC16” il suo linguaggio era decisamente più colorito, ma ci siamo ugualmente “La verità è che vanta un gran potenziale, viaggia forte, è competitiva. Non si è visto nei test, sapete perché?” Già, perché la quattro cilindri austriaca ha temporeggiato a Sepang e Portimao? Ecco il motivo: “Penso fosse inutile rischiare un probabile infortunio per una malcelata gloria. I punti si assegnano in gara”. L'australiano ne ha presi 6 sabato, 9 domenica, per un computo di 15 e settima posizione della tabella generale.
Brad Binder, maestro nei sorpassi, ha aggiunto: “Abbiamo compiuto un grosso salto in alto dal sabato alla domenica” le parole “sebbene io fisicamente fossi così così. Siamo vicinissimi ai primi, ovvero, dove vogliamo stare. Possiamo spingere e saremo pronti a farlo con decisione”. Dodicesimo nella Sprint, sesto nel Gran Premio, il sudafricano ha confermato l'abilità di superare con gran lena ogni sorta di rivale, ducatista incluso. Con 8 punti, il decimo posto in campionato è suo.
JACK MILLER, AL PRIMO ANNO CON KTM IN MOTOGP
Ali anteriori simil Yamaha montate sotto al cupolino, aletta posteriore somigliante a un portapacchi anch’essa vista sulla M1 nei test, propulsore dalla fasatura a scoppi irregolari - anche la M1 ha il "big bang" telaio in continua evoluzione e “duttile” a ogni terreno trovato. Dicevamo che in Austria si ispirassero all’Italia ma, in realtà, a Mattighofen stanno guardando anche la rivale di Iwata.
Il prototipo spinto dalla potente Red Bull non è, tuttavia, un mix tra Ducati, Aprilia e Yamaha, semmai un progetto rivisto, ben pensato e testimone della politica dei piccoli passi. E se è uno come Jackass ad ammetterlo, “gli ingegneri hanno pazienza, ascoltando ogni mio commento fuorviante e accontentando tutte le richieste inoltrate”, significa che il box ha ritrovato un bandolo della matassa smarrito volte e volte nel corso del 2022.
Il tanto lavoro centrato sulle sospensioni White Power una perfezionata elettronica potrebbero far saltare fuori il vero primo colpo stagionale in primis nella scivolosa e sporca Termas de Rio Hondo dove, rinomatamente, il grip offerto è scarsissimo e mutevole.
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