Niente più Clinica Mobile: il Motomondiale non sarà più lo stesso

Niente più Clinica Mobile: il Motomondiale non sarà più lo stesso

Dal 2023, la struttura fondata dal Dottor Claudio Costa e oggi guidata dal  Dottor Michele Zasa sarà assente dal paddock iridato. Le cure verranno comunque garantite, ma la famiglia trovata nella "casa dei piloti" potrebbe rimanere un ricordo

01.10.2022 ( Aggiornata il 01.10.2022 08:55 )

Dopo aver ammirato lo splendido scatto vintage in cui Kenny Roberts, Claudio Costa, Giacomo Agostini e Franco Uncini presidiamo l'ingresso della Clinica Mobile, leggete attentamente, per favore, senza fare i furbi nei commenti, evitando di travisare un messaggio che sarà il più chiaro ed imparziabile possibile. Dal 2023 la Clinica Mobile sarà assente dal paddock del Motomondiale, previo sostituzione da una diversa struttura. Lo abbiamo appreso ieri e, dopo aver messo in ordine le idee, è partita la decisione di realizzare il seguente pezzo, che mira ad analizzare tralasciando la semplice e spicciola critica.

Un bene prezioso, concepito in Italia: la Clinica Mobile del "dottorcosta"

Siccome si tratta di una storia infinita, prendiamo in atto i passi fondamentali dell'idea concepita da Claudio Marcello Costa, figlio del fondatore dell'autodromo di Imola, Francesco Costa. Papà e genitori avevano in comune la passione per le moto, sfociata in due vere e proprie opere d'arte italiane: la pista del Santerno, la Clinica Mobile.

Dato che il più adulto "Checco" proibì l'uso delle due ruote al più giovane, il più giovane si sfogò in tre modi: libri, sale operatorie, circuiti iridati. Come poter coniugare le tre diverse discipline? Ideando, istituendo e realizzando il camion che avrebbe seguito le tappe iridate, fornendolo di ogni bene necessario, dai cerotti alla tecnica, dagli strumenti al personale.

Proprio il fattore umano è stato l'ingrediente fondamentale di una ricetta rivelatasi vincente: dalle origini datate 1972 all'allestimento del 1977, arrivando al presente, con diverse evoluzioni e il passaggio di testimone. Perché al di là delle innumerovoli cure garantite, delle tante vite salvate e delle carriere allungate, la Clinica Mobile ha sempre saputo regalare sorrisi e speranza. Provate a trovarli in altri ambiti.

Dalla Clinica Mobile alla Quironsalud: a noi non interessa fare paragoni

Non interessa, per diversi motivi: di certo, chi subentrerà alla Clinica Mobile si rivelerà bravo, preparato e attento alle esigenze dei piloti. Poi, non conoscendo direttamente lo staff della clinica Quironsalud, escludiamo commenti inutili e fuori luogo. Parliamo di professionisti del settore, punto e basta.

Se è vero che la decisione presa dal promoter Dorna è di natura economica - ripetiamo, attendiamo comunicazione ufficiale - non possiamo entrare nel merito, poiché i conti li tiene l'Organizzatore, non Motosprint. E, lo sapete meglio di noi, i conti in tasca meglio farli a sé stessi, mica agli altri. Sicché, soffermiamoci su una voce per la quale il servizio sarà ancora garantito: l'assistenza, nel passaggio tra l'attuale Clinica Mobile del Dottor Zasa, alla già citata Quironsalud, che ammettiamo di sentire per la prima volta a oggi.

Lasciamo stare le contese. Anche perché - e sarebbe meglio tralasciare - per comparare l'efficienza della Clinica Mobile all'operato della prossima nuova struttura, sarebbe il caso di infortunarsi, magari gravemente, facendosi curare in primis dallo staff italiano, più tardi dall'equipe spagnola. Vi sembra il caso?! No, l'articolo verte su altri temi, diversi dalla bravura di dottori e fisioterapisti. Li trovate qui sotto.

Siete mai entrati nella Clinica Mobile? Noi sì

Almeno un paio di volte, vediamo di ricordarne una, dove e quando. Dunque, la prima fu nel 2001, a Imola. Guarda caso. Chi scrive il pezzo era reduce da un incidente piuttosto "originale" per chi va in moto: frattura multipla delle ossa facciali, con sette punti spezzati, tre interventi chirurgici, fatica, sacrificio, dolore e fede. 

Ebbene, ancora non del tutto guarito e in cerca del cento per cento di ripristino originale, il giornalista qui in azione entrò nella Clinica Mobile, accolto da Claudio Costa. Il dottorcosta sapeva benissimo di non aver a che fare con un pilota, ma curò il "paziente" con uno sguardo, un tocco della mano, e sagge parole: guarirai bene, ragazzo. Così andò, nella perfetta recezione di quanto serviva: più di un bisturi, una parola. E le parole furono tre, a toccare il punto più sensibile. Lo spirito.

Se vi sembra poco, siete lontani dal concetto di base: vero è che la Clinica Mobile abbia salvato vite, ossa e carriere, ma altrettanto importante è il ruolo di "Casa" che ha saputo offrire. Entrando nel mobile-home, si respirava aria di famiglia, si mangiava, scherzava e chiacchierava. E non importava chiamarsi Kevin Schwantz, Pierfrancesco Chili, Michael Doohan o Ben Bostrom. La Clinica Mobile era di e per tutti. Ecco perchè mancherà, ecco perchè il Motomondiale non sarà più lo stesso.

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