Quartararo come Rossi in Yamaha: paragone possibile in MotoGP?

Quartararo come Rossi in Yamaha: paragone possibile in MotoGP?© Luca Gorini

Come faceva Valentino nei primi anni alla corte di Iwata, Fabio è l'unico pilota capace di sfruttare appieno la M1. I compagni del numero 46 incassavano, al pari dei colleghi di El Diablo

25.08.2022 ( Aggiornata il 25.08.2022 17:09 )

Giovedì 25 agosto, e via di paragoni mattutini! Scegliamo la classe MotoGP, poiché sempre la più discussa e seguita; selezioniamo due volti noti, il primo corre ancora, l'altro sì ma con le quattro ruote. Loro sono Fabio Quartararo e Valentino Rossi, apparentemente dissimili, eppur nella condivisione di almeno un tema comune: Yamaha.

Vale ed El Diablo, ingressi in Yamaha diversi

Nel 2003 Vale correva con grande successo per Honda e, mentre costruiva il quinto alloro di carriera, venne "chiamato" alla corte di Iwata. O meglio, gli incontri tra le parti si sprecarono segretamente nel paddock, sebbene il blitz più significativo fu messo in atto da Davide Brivio, recatosi a Ibiza per convincere l'asso di Tavullia. Dopo parole e parole, a seguito di una presa di contatto tra Rossi e la M1, la decisione: noi dei tre diapason abbiamo scelto te, tu colorato di giallo scegli noi? Sappiamo bene come sia andata. Il numero 46 svestì i panni HRC Repsol a fine stagione, indossando gli abiti blu nella successiva. E fu subito successo.

Il francese, invece, arrivo nell'orbita di Iwata previo meno segreti, tensioni, e "distrazioni". innanzitutto, El Diablo correva ancora in Moto2 quando gli venne offerta la M1. Era il 2018, la squadra Speed Up dotata di omonima cavalcatura. L'approdo alla categoria regina avvenne per mezzo del team Petronas, formazione non ufficiale, assieme alla quale Quarta completò tre campionati: 2019 e 2020, quest'ultima illudendo e illudendosi di vincere il titolo.

Rossi da record, Fabio progressivo

Come detto, Valentino vinse subito, immediatamente. Ricordate Welkom 2004: nell'appuntamento inaugurale, Rossi mise tutti in riga, sventolando a destra e a sinistra la tanto - in primis - bistrattata M1. Attenzione, M1 cambiata, nel frattempo: Brivio, oltre a offrire una cifra cospicua in denaro, promise la rivoluzione del reparto corse, un propulsore completamente rivisto ed evoluto, aggiornamenti continui, la squadra di Jeremy Burgess già insieme al pilota in Honda, gomme Michelin di riguardo. Accettando, il nativo di Urbino dovette "solo dare gas", facendolo bene: titolo d'annata per lui, bis nel 2005, record riscritti qua e là, soprattutto a favor della Casa di Iwata. E per sé stesso.

Fabio entrò nel Petronas SRT giovanissimo, e con davanti ai suoi occhi tutto da imparare. Dalla MotoGP, certo, dalla moto, ovvio, dagli avversari, dalle piste... lista infinita per lui, con voci "flaggate" di volta in volta. Tra alti e bassi, nel 2019 i podi, da terzo e secondo posto. Colui che entrò in Moto3 grazie a una deroga speciale malgrado i limiti di età non lo consentisse, stava meritando la quattro cilindri di Iwata. Bene, ma il gradino più alto? Nel 2020, in tre occasioni, nel cammino che lo stava portando alla corona massima. Poi, errore su errore, la missione fu fallita. Ci volle infatti il 2021 per cancellare delusione e confermare il suo talento: il nizzardo riportò alla Casa giapponese il traguardo cercato, il primo per la nazione transalpina nella classe regina. I paragoni con Rossi cominciarono a sentirsi nel paddock mondiale.

Rossi, Quarta e i compagni di box

Più o meno tutti umiliati da entrambi, però qui occorre riporcorrere un minimo la storia. Nel 2004 e nel 2005 non fu cosa per i vari Carlos Checa, Norifumi Abe, Marco Melandri, Colin Edwards, Toni Elias e Ruben Xaus. Nel computo dei lori risultati, nemmeno una vittoria di tappa, mentre Vale ne collezionò ben 20. Discorso chiuso qui e nemmeno era il casod i di aprirlo. Poi, però, le cose cambiarono: vero, Rossi fece suoi pure i mondiali 2008 e 2009, ma i numeri vennero condivisi: Jorge Lorenzo era arrivato, esibendo voce grossa e urlando le proprie ambizioni, malgrado un muro divisorio separasse i galli nel pollaio del team ufficiale. Il maiorchino ebbe la meglio nel 2010, complice anche l'infortunio patito dall'italiano al Mugello. Per la prima volta, il passaggio di testimonial registrò la prepotente voglia di Jorge, ripetutosi nel 2012 e 2015. Vale era stato in Ducati, poi tornò sulla M1. Diverse affermazioni singole, mai più foriere di titolo. 

Quantdo Quarta approdò in Yamaha SRT. Maverick Vinales diceva ancora la sua. in quella contesa 2019, il catalano ottenne con la M1 due vittorie. Fabio zero. Nel 2020 il miglior rappresentante del Marchio si rivelò Franco Morbidelli, capace di tre affermazioni e un traguardo davvero vicino al raggiungimento finale. Fabio fece il gambero, toccando la vetta, poi precipitando all'ottavo posto. Invece, nel 2021 il picco fu mantenuto sino alla conclusione della serie, con Maverick a segnare un successo, Rossi e Dovizioso nemmeno uno. Yamaha sorrise, tuttavia con la sola punta francese.

Il presente di Fabio e Vale

Oggi è Quartararo il riferimento del marchio nipponico. Non ce ne è per gli altri. Solo Fabio sa guidare la M1 al limite, esclusivamente lui la fa primeggiare, occupando il posto in cima alla graduatoria corridori. Franco Morbidelli è l'ombra di sé stesso, Andrea Dovizioso e prossimo al ritiro, Darryn Binder sta vivendo una "toccata & fuga" nella e dalla MotoGP. Insomma, il francese è - più o meno  - nella medesima situazione di Rossi nel bienno 2004-2005: a parte Valentino, chi andava forte con la M1. Nessuno.

Oggi il marchigiano è papà di famiglia, corre in auto, si diverte allenandosi con la VR46 Academy  e, quando può, presenzia nel paddock a due ruote. A 43 anni, il più vincente dell'era moderna fa caso a tutti: valori in campo, rendimenti dei piloti, situazione del campionato. Chissà se, paragonato a Quarta, Vale ne proverebbe soddisfazione o dissenso. Proveremo a chiederglielo direttamente. 

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