Suzuki lascia (veramente) la MotoGP. Tornerà?

Suzuki lascia (veramente) la MotoGP. Tornerà?© Luca Gorini

La Casa di Hamamatsu, per l'ennesima volta, abbandonerà la top class protototipale. Sarà un addio definitivo, o è in serbo un "arrivederci" non promesso? 

13.07.2022 ( Aggiornata il 13.07.2022 16:05 )

Qualora nutriste qualche dubbio in merito, sappiate - invece e purtroppo - che l'idea della Suzuki di lasciare la MotoGP è cosa seria e presto concretizzabile. La Casa di Hamamatsu ha deciso: niente top class prototipale dal 2023, azione messa in atto diverse volte nel passato. Il marchio dalla "Esse" rossa riproporrà il trend dentro-fuori-dentro già visto, o non si farà più vedere?

Ciao ciao GSX-RR. Eri la MotoGP più bella di tutte

Se avete qualcosa in contrario, scrivetelo nei commenti. Oppure, confermatelo: vero o no che la GSX-RR sia la MotoGP più bella tra le iscritte nella stagione 2022? Ovvio, ognuno ha i suoi (più o meno condivisibili) gusti, tuttavia fatichiamo a trovare chi non trovi la quattro cilindri a scoppi irregolari prodotta ad Hamamatsu la più affascinante della griglia.

La poco esasperata conformazione aerodinamica, la livrea azzeccata tra argento e blu, la scritta "Suzuki" a tagliare le linee, il doppio scarico Akrapovic davvero racing, il suono, l'odore. L'odore? Sì, la moto emana un aroma piacevole, apprezzato dagli addetti ai lavori.

Merito del lavoro fatto dal team Ecstar, formazione che opera con lubrificanti particolarmente profumati. Anche in KTM usano oli decisamente gradevoli, ma preferiamo essere inebriati dalle scie lasciate da Alex Rins e Joan Mir. A proposito, il duo spagnolo rimarrà - contrariamente alla Casa - in MotoGP. Il catalano avrà una Honda LCR, Mir cavalcherà la RC213 V ufficiale.

Dentro e fuori: Suzuki è "abituata" a entrare e lasciare la classe regina

Sì, Suzuki è abituata, noi meno. Oppure, dovremmo abituarci. Nella storia della categoria regina, ricordiamo la Casa presente nel 1974 in 500, prima stagione completa, seguita dalla 1975. Nonostante podi e vittoria, addio, anzi, arrivederci a più tardi.

Negli anni, malgrado i titoli centrati con Barry Sheene. Franco Uncini e Marco Lucchinelli, il marchio era raffigurato su serbatoi e carene, l'assistenza dal Giappone veniva garantita, i pezzi costruiti, però le squadre iscritte veramente Factory non si sono viste. Si è aspettato sino al 1987, quando Garry Taylor & Soci convinsero dirigenti e reparto corse a crederci, ottenendo due allori, grazie a Kevin Schwantz e Kenny Roberts Junior, datati 1993 e 2000.

Abolite le due tempi, la GSV-RR a quattro tempi affrontò la MotoGP. Poi si fermò: la differenza è che, oggi rispetto al 2011, la situazione apparve più chiara, spiegata dettagliatamente, nella promessa di farsi rivedere. E andò come anticipato: la GSX-RR e un allestito ex novo team Ecstar debuttarono nel 2015, facendo piuttosto bene. Il culmine? Joan Mir sul tetto del mondo due anni orsono.

Stavolta nessuna promessa da Suzuki. Solo problemi da risolvere

Per ora è così, benché si confidi nell'inversione di rotta. Suzuki ha arrestato la produzioni di modelli sportivi, concentrando le risorse in altri reparti. Cosa vuol dire questo? Significa che,  sino a quando dalle catene di montaggio non partiranno i robot ad assemblare (ipoteticamente) la GSX-R 1000 del futuro, niente corse.

E niente MotoGP, purtroppo. Come niente SBK e via dicendo. Salvo l'impegno dei singoli team di utilizzare materiale già prodotto, magari elaborato in officina, però "limitato" dal punto di vista dello sviluppo tecnologico. Dannazione, allora è cosa vera: non vedremo la Casa samurai nelle maggiori competizioni a due ruote.

Per quanto concerne le quattro ruote, chi vive nei pressi dell'azienda giura nell'azione di numerose autovetture, pochissime motociclette. L'esatto contrario di quanto registrato sino al 2019. Mese più, mese meno. Che disdetta, ma cosa possiamo fare, se non sperare in un cambio di idee e mentalità?

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