Buon compleanno Ben Spies: l'ultimo cowboy

Buon compleanno Ben Spies: l'ultimo cowboy© Getty Images

"Elbows" stupì tutti in SBK e fu considerato l'erede della grande tradizione statunitense, ma non rispettò le aspettative tra i prototipi sebbene riuscì a vincere un GP

11.07.2022 19:49

Compie 38 anni Ben Spies, uno dei piloti per certi versi più discussi dell'era moderna del motomondiale. Un pilota connaturato da un grande talento che però non è mai riuscito a mettere del tutto in mostra, quantomeno in MotoGP. L'inizio di carriera di Spies fu folgorante, trionfando per tre volte nel campionato AMA Superbike, tanto da attirare sin da subito le sirene della MotoGP, in particolare della Suzuki, che nella stagione 2008 gli affidò tre wild card. Il nativo di Memphis ben figurò, mostrando una notevole capacità d'adattamento ai prototipi, seppur fosse in sella ad una delle moto meno competitive della griglia.

Lo strapotere in Superbike e la chiamata della Yamaha

Nel 2009 ci fu l'inevitabile approdo tra i grandi delle derivate di serie, e, sebbene fosse un rookie, Spies mostrò subito la sua velocità, sbaragliando la concorrenza a suon di vittorie fino alla conquista del titolo. 14 successi su 28 round disputati, battendo in classifica generale Noriyuki Haga, Michel Fabrizio, Max Biaggi ed un 22enne Jonathan Rea. Ad impressionare fan e addetti ai lavori fu, oltre all'abilità di guida, anche la lucidità mentale di un pilota che arrivato dall'America stava dimostrando di vincere anche in Europa.

Con queste premesse la MotoGP non poteva restare a guardare ed infatti la Yamaha gli diede la possibilità di effettuare una wild card in occasione dell'ultimo GP dell'anno a Valencia, un'ulteriore occasione per mostarre a tutti il suo talento. Spies concluse settimo nella gara vinta da Dani Pedrosa su Valentino Rossi e Jorge Lorenzo, convincendo la Yamaha ad affidargli la M1 del team Tech-3 per l'anno successivo.

La vittoria di Assen ed il declino

Nel 2010 Spies disputò la sua prima stagione in top class al fianco del connazionale Colin Edwards, confermando quanto di buono già si dicesse di lui, cogliendo due podi, a Silverstone ed Indianapolis. Attorno al pilota di Memphis si creò inevitabilmente un grande seguito; la Dorna aspettava con ansia l'arrivo di un pilota americano che raccogliesse l'eredità dei vari Roberts, Rainey, Lawson, Spencer e Schwantz e Spies sembrava rappresentare il profilo ideale. Nel 2011 Valentino Rossi passò alla Ducati e i vertici di Iwata videro in Spies il giusto sostituto, mettendolo sulla M1 ufficiale al fianco di Jorge Lorenzo. La prima stagione fu leggermente al di sotto delle aspettative, sebbene arrivarono 4 podi e 1 vittoria, ad Assen, quando vinse in fuga davanti a Casey Stoner e Andrea Dovizioso.

Il campionato 2012 doveva rappresentare la stagione della definitiva consacrazione ma i risultati non arrivarono e la Yamaha non lo confermò, accogliendo nuovamente Valentino Rossi. Il declino di Spies culminò nel 2013; il Team Ducati Pramac lo ingaggiò ma a tenere banco, fino a condizionare l'intera stagione, furono gli infortuni. Una forte lussazione alla spalla procuratasi l'anno prima condizionò l'americano, tanto da non riuscire a terminare la stagione. Il 26 ottobre, in occasione del GP di Motegi, Spies e la Ducati annunciarono la rescissione del contratto, con la conseguente decisione dell'americano, di ritirarsi dalle competizioni.

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