Col podio di Rins, la Suzuki torna protagonista in MotoGP

Col podio di Rins, la Suzuki torna protagonista in MotoGP© Luca Gorini

Alex è arrivato terzo a Termas, Joan Mir appena dopo: le GSX-RR si sono risvegliate dal torpore iniziale? Lo scopriremo ad Austin, pista in cui fu centrato un successo nel 2019

05.04.2022 ( Aggiornata il 05.04.2022 16:03 )

Promettente nei test, deludente nei primi due Gran Premi disputati, (ri)emergente in Argentina. La Suzuki sta tornando protagonista in MotoGP, dichiarazione suggellata dal terzo posto ottenuto da Alex Rins a Termas de Rio Hondo, sede del terzo appuntamento stagionale. 

Per il team Ecstar super ufficiale si tratta del primo podio 2022, cercato con forza anche a Lusail e Mandalika, tuttavia invano: interessantissime velocità di punta nel lungo rettifilo qatariota e belle pieghe nella parte guidata indonesiana facevano pensare a risultati da trofeo anche in quei casi, ma i due piloti non li hanno alzati al cielo.

Invece, nella Terra del Fuoco la compagina celeste-argentea ha piantato la bandiera nel suolo, atto da ritenere quale vero inizio di campionato: mai è tardi, perchè alla fine mancano 18 gare, e la prossima si corre domenica in un posto che ha già regalato soddisfazioni al Marchio e ad almeno uno dei due rappresentanti: Rins vinse con la GSX-RR nel 2019 ad Austin.

Nemmeno due secondi di gap dalla vittoria e meglio delle Ducati ufficiali


Quanto letto sopra è il sintetico resoconto Suzuki dopo il Gran Premio d'Argentina. La straordinaria vittoria marcata Aprilia e Aleix Espargarò è stata contesa solo dalla Ducati satellite Pramac di Jorge Martin, mentre la Suzuki di Rins era "comodamente" in scia al terzo posto.

Appunto, la GSX-RR di Alex e la gemella di Joan Mir, quarto, hanno incassato gap dalla RS-GP veneta davvero risicati: in 25 passaggi completati, le due quattro cilindri di Hamamatsu sono giunte rispettivamente a 1'330 e 1'831 da colui che in primis ha tagliato la linea del traguardo.

Ciò dimostra un passo da posizioni top e costanza di rendimento ritrovata, perlomeno in Argentina. Esattamente quanto cercato dalla già citata Ducati, ma parliamo delle Lenovo Factory di Pecco Bagnaia e Jack Miller. L'italiano è stato autore di una buona rimonta, chiusa da quinto. L'australiano quattordicesimo e deluso. Il loro risultato minimo era il podio, visto dalla migliorata Suzuki, non dalla Rossa. Ufficiale, intendiamoci.

Lavoro enorme sulle gomme


La sofisticatissima MotoGP è uno strumento talmente bello da suonare (e udire) che basta solo un piccolo accordo fuori posto per rompere le note. Esattamente quanto successo al team Suzuki Ecstar in Qatar e Indonesia. Rins ha sofferto di "front locking" a Lusail, fenomeno che gli ha rovinato la corsa. Stando in scia alle moto rivali, la gomma anteriore di Alex si surriscaldava, provocando chiusure d'avantreno. Lui è stato bravo a tenerla in piedi, ma il gas andava parzializzato. Idem le frenate.

A Mandalika, i tanti problemi d'asfalto, il caldo e la cambiata condizione trovata rispetto ai test ha mandato in crisi il numero 42 come il compagno di garage, Joan Mir. Vi possiamo assicurare che i due abbiano dato l'anima pur di emergere, ma non ce ne era: più aprivano il gas, meno strada percorrevano.

Nello schedule ridotto di Termas, con pochi turni di prove a disposizione, squadra e corridori hanno pensato subito a qualifiche e Gran Premio. Non irresistibili il settimo e ottavo tempo di partenza, ma il lavoro dedicato a gomme e passo gara prometteva un gran ritmo. Così è stato.

Austin, terreno di caccia per la Suzuki (di Rins)


Comparando gli ordini d'arrivo americani di Rins e Mir, vediamo come Alex abbia fatto molto meglio. Vi basti pensare che il catalano abbia vinto il Gran Premio di Austin 2019, battendo un certo Valentino Rossi. Vero è pure che Marc Marquez si sdraiò malamente mentre era in testa, però nulla toglie ai meriti all'attaccante della GSX-RR.

Perché su un tracciato così duro e articolato non si viaggia spediti per caso. Da quelle parti si fanno pochi o zero test, l'asfalto è sempre un problema, le curve sono infinite e il lungo rettilineo prova le capacità dei propulsori. Ecco, tre anni fa per Hamamatsu andò tutto bene.

Sarà così anche nel weekend a venire? Nel box Ecstar ci contano. I piloti sono in forma, già lo erano nei test, a Lusail e Mandalika. Andava trovata una quadratura del cerchio, metafora assurda che fa capire come siano labili gli equilibri in MotoGP.

Gli orari TV del Gran Premio del Texas

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