Aprilia, orgoglio di casa nostra

Aprilia, orgoglio di casa nostra

A Noale ci hanno sempre creduto, anche nei momenti difficili. E’ l’ennesima dimostrazione che le moto gli italiani le sanno fare, anche meglio degli altri

04.04.2022 18:15

Otto anni. Tanto è durata la rincorsa di Aprilia, nata Cenerentola a Losail il 29 marzo 2015, nell’anno del suo ritorno in top class, e diventata principessa il 3 aprile del 2022 a Termas de Rio Hondo. In tutto questo tempo, nessuno dentro il reparto corse “total black” ha mai mollato. Non è nella filosofia di Aprilia Racing, farlo. Le volte che è accaduto si contano sulle dita di una mano. Nell’altra invece, in quella che conta il paniere pieno, ci sono 54 ben titoli mondiali.

In gara, fino alla stagione 2020, il sogno si trasformava quasi sempre in un mezzo incubo: Aleix partiva bene, magari correva la prima parte nelle prime posizioni ma poi veniva risucchiato dal gruppo, chiudendo in top ten quando andava di lusso. Segno che la strada era quella giusta ma mancava la costanza. La resistenza ad alti livelli nel confronto con le rivali giapponesi e la “cugina italiana” Ducati. Le parole di Massimo Rivola di due anni fa, in occasione di un’intervista fatta da noi di Motosprint ad Aragon, le ricordiamo ancora. “Siamo ad un punto di svolta - aveva dichiarato all’epoca il manager cresciuto tra Minardi e Ferrari e arrivato da un anno nelle moto - dobbiamo dare un segnale forte all’azienda, che ha investito e sta investendo tanto. E che crede ancora in noi ma che, com’è giusto che sia, vuole risultati”.

Alla fine di quella stagione, tutto iniziò a cambiare, con Aleix costantemente presente nella top ten. Poi, per l’anno successivo, Albesiano e i suoi misero sul piatto un nuovo quadricilindrico a V dal gran potenziale sviluppato da Luca Marmorini, unito ad una ciclistica al top tra telaio azzeccato e forcellone in carbonio. Non solo. A tutto questo si aggiunse anche la nuova aerodinamica, stravolta da Marco De Luca (ex-Ferrari).  Ed ecco che arriva il primo podio, a Silverstone. E’ il 29 agosto 2021. Tutto il buono viene trasferito sul nuovo progetto per il 2022: che l'ultima RS-GP fosse nata bene lo si era capito già dai primi test pre-stagionali, con Aleix e Maverick sugli scudi grazie ad una moto più simile ad una 250 (per i più nostalgici) nelle dimensioni, migliorata nell’agilità e dotata di una potenza impressionante rispetto al passato. La pole position e la vittoria in Argentina alla terza gara della stagione sono lì a dimostrarlo.

A questa Aprilia, ad Aleix Espargarò, ai piloti “dietro le quinte” come Lorenzo Savadori (e, perché no, a Andrea Dovizioso che potrebbe aver dato le ultime indicazioni decisive prima di sposare l'avventura Yamaha) e a tutto il gruppo del reparto corse di Noale va fatto un grande applauso. Così come a Romano Albesiano, che ci ha messo l’esperienza tecnica, la fantasia e la ricerca dell’equilibrio tra tutti i componenti. E a Massimo Rivola, ultimo arrivato in squadra ma capace di dare l’impronta illuminata che mancava: ovvero la visione più ampia e forse coraggiosa di chi ha vissuto la sua carriera in altri mondi e che, alla fine, è stato in grado di indicare la strada giusta. 

La storia della RS-GP e del team italiano rappresenta al meglio il nostro modo di fare e di essere: la caparbietà, l’estro e soprattutto la professionalità e il metodo tipici dell’Italia che funziona. Quella che riesce a fare la differenza contro le superpotenze del mondo.

Aprilia Racing non è nuova a queste sfide. Si era già messa in gioco nella sua storia nelle categorie più piccole e nelle derivate di serie. Vincendo, com’è nel suo DNA. Adesso l’ha fatto anche nella top class, in quel campionato che rappresenta l’eccellenza della tecnologia e della ricerca sportiva, dei limiti da spostare. Dopo tre gare è in testa alla classifica della MotoGP. L’asticella si alza, sognare in grande non costa nulla. Ma per ora, godiamoci il successo di Termas. L’Aprilia è al top. E questa è la notizia più bella dell’inizio della stagione 2022.

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