Il podio della MotoGP d'Argentina chiama, Suzuki risponderà?

Le GSX-RR di Rins e Mir esprimevano un grosso potenziale nelle prove di Lusail, ma hanno faticato in gara. In Indonesia, il duo spagnolo ha (quasi) copiato gli ordini d'arrivo del Qatar: Termas sarà terreno di raccolta?

31.03.2022 13:28

Già nei test prestagionali della MotoGP, sopratutto nelle prove libere del Gran Premio di Lusail, eravamo tutti a dire: "Wow, ma quanto è cresciuta la Suzuki, guardate qua, non sembra nemmeno lontana parente della sbiadita versione 2021". Certo, le GSX-RR hanno volato sul dritto qatariota - nelle prove libere - poi, però, in gara hanno dovuto limitare i danni.

Sesto e settimo, rispettivamente, Joan Mir e Alex Rins allo sventolio della bandiera a scacchi. Dannazione, nemmeno un cattivo risultato sarebbe, qualora non si dovessero contare le cadute di Pecco Bagnaia e Jorge Martin, malaugurato frutto dell'errore del piemontese numero 63. Altrimenti, il duo spagnolo tinto di argento-blu sarebbe finito ancor più arretrato.

A Mandalika idem o quasi: in quell'occasione i compagni di box si sono invertiti, quindi Rins ha preceduto Mir, per posizioni da quinto e sesto posto. Un po' meglio rispetto all'uscita inaugurale, però diciamo la verità: non possono e non devono bastare certi piazzamenti a una Casa blasonata come la compagine di Hamamatsu, super ufficiale nel suo impegno, che ha nel podio l'obiettivo minimo.

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Chi vince ha ragione e basta, lo dice la classifica finale. Fa niente se nel 2020 Joan Mir totalizzò un solo successo di tappa, suo è il nome collocato in alto alla graduatoria d'annata. Perchè essere regolare ha, a volte, un peso determinante, e il maiorchino fu maestro di traguardi tagliati.

Adeguato è ricordare che la stagione in oggetto fu condizionata da pandemia, lockdown, partenza ritardata, problemi, impossibilità di sviluppare le moto e Gran Premi disputati solo in Europa, con doppiette in alcuni circuiti. Precisato ciò, la condizione era uguale per tutti, sicché la Suzuki ha meritatamente riportato a casa un alloro che mancava dai tempi di Kenny Roberts Junior.

Adesso, tuttavia, siamo nel 2022 e - parere personale, sconfessabile in ogni istante - sembra che i critici se ne siano dimenticati. Forse perchè le corse sono così: vinci oggi e pensi già all'indomani. Forse perché il numero 36 non dominò, forse, forse, forse... di fatto, l'unico modo per rammentare l'impresa è ripeterla, il prima possibile. O no?

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Ufficiali sì, ma anche le uniche Suzuki presenti in griglia. Recentemente, i titolari hanno detto che aver solo due moto non rappresenti limite alcuno, sarà davvero come dichiarato? In fondo, solo Aprilia fa come la Casa di Hamamatsu: due moto e via andare.

Si tratta di ottimizzazione delle risorse, comprendiamo la scelta. Si tratta pure di convogliare meglio l'attenzione e il lavoro nelle fasi del weekend, capiamo l'esigenza. Sappiamo anche che l'innesto di Livio Suppo è oggi e sarà domani fondamentale, poiché egli manager esperto, vincente, e oculato.

Appunto, ma tornerà a vincere con Suzuki, come già fatto in Ducati e Honda? Glielo aguriamo, puntando su una quota: quando nella propria storia ci si è già laureti campioni, la richiesta minima è di competere per posizioni da podio. Solo calcando uno dei tre gradini (ah, il più alto sarebbe un sogno per chiunque) si risollevano credenziali e classifiche. Siamo "solo" al terzo dei 21 Gran Premi 2022, Rins e Mir troveranno quanto cercato? 

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