MotoGP, Ducati e Yamaha: esame di riparazione a Mandalika

MotoGP, Ducati e Yamaha: esame di riparazione a Mandalika© Luca Gorini

A Lusail le Desmosedici ufficiali hanno deluso, le M1 si sono viste poco, ma il francese si è sentito: continue le sue lamentele. L'Indonesia rappresenta il primo contrappello 2022 per gli insoddisfatti Pecco e Fabio

12.03.2022 ( Aggiornata il 12.03.2022 19:05 )

Ducati e Yamaha, che delusione a Lusail. Perché la Rossa di Borgo Panigale e la pattuaglia di Iwata sono da ritenersi deludenti a seguito del Gran Premio MotoGP del Qatar? Eppure, una Desmosedici ha vinto la gara, quindi si dovrebbe pensare a un weekend di successo per il Marchio italiano. 

Sì, ma ad aver primeggiato è stata la GP21 di Enea Bastianini. Una gran moto, lo si è visto per merito del pilota romagnolo e grazie al lavoro dei ragazzi condotti da Nadia Padovani. Tuttavia, non una versione Lenovo Factory, come le GP22 di Pecco Bagnaia e Jack Miller. Oppure, le Pramac di Jorge Martin e Johann Zarco. Su quattro punte, un solo arrivo al traguardo: il francese ha concluso ottavo, piuttosto mestamente.

Ha fatto peggio un suo connazionale, dotato di M1. Fabio Quartararo, attesissimo poiché campione del mondo in carica, è giunto nono. Male per lui, male per Yamaha: se pensiamo che la quattro cilindri in linea di El Diablo sia la migliore delle quattro sorelle al traguardo, la disfatta è completa. E dire che prima di domenica scorsa, i tre diapason avevano dominato la scena qatariota.

Per Ducati, troppe evoluzioni. Per Yamaha, troppo poche


Uno dei sottotitoli più contraddittori da quando il sottoscritto scrive per Motosprint: Ducati aveva così tante parti nuove da sviluppare, da richiedere tempo al weekend iridato di Lusail. Lo ha spiegato bene in questo pezzo Michele Pirro, tester della Rossa: le novità abbondavano, andavano provate tutte e al meglio.

Invece, poche novelle liete per Fabio Quartararo e compagni. Sembra che la M1 sia sempre la stessa, cioè, impiccata nei valori di potenza e velocità di punta. Il francese è sempre più insofferente, comincia a esserlo pure Andrea Dovizioso, Franco Morbidelli ironizza.

E Darryn Binder? Vabbè, è andato bene, considerando il suo primo Gran Premio MotoGP di carriera. Il salto da Moto3 a classe regina è ostico all'inverosimile, il sudafricano l'ha proposto egregiamente. Però, non gli si chieda se la moto sia performante o meno. Non avendo parametri né paragoni attendibili, il fratello dell'alfiere KTM Brad fa quello che può.

Pecco e Fabio, i candidati al titolo MotoGP. Anche dopo il Qatar?


Diremmo che entrambi ancora lo siano, malgrado occorra verificare. Non tanto perché Pecco e Fabio siano da ritenersi già fuori dai giochi, è stato consumato un solo Gran Premio dei 21 totali, ci mancherebbe. Però, è corretto prima vedere come e se rialzeranno la testa. 

Già da Mandalika, certo. L'Indonesia farà da appello all'esame di riparazione firmato da Ducati e Yamaha. Parliamo delle Desmosedici e M1 di Bagnaia e Quartararo, come delle moto di Martin, Zarco e, perché no, Luca Marini e Marco Bezzecchi. Ma se il neonato Mooney VR46 ha qualche attenuante da far valere, meno Lenovo e Pramac, le formazioni di punta supportate da Borgo Panigale.

Il versante blu vede i già citati Morbidelli, Dovizioso e Binder. El Diablo è considerato il riferimento, visto che è il titolato in carica. Il francese si rimetterà in carreggiata o soffrirà ancora come i parimarca? I compagni Franco, Andrea e Darryn miglioreranno prestazioni e ordini di arrivo? L'Indonesia chiama, vedremo chi risponderà.

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