MotoGP, sarà Darryn Binder il nuovo Miller?

MotoGP, sarà Darryn Binder il nuovo Miller?

Come fece l'australiano nel 2015, il sudafricano passa direttamente dalla Moto3 alla categoria regina, saltando la Moto2. Jack ci impiegò qualche anno per risultare competitivo, il rookie 2022 farà meglio o peggio?

30.01.2022 12:54

Quando abbiamo pubblicato questo articolo dedicato a Darryn Binder, era il giorno 8 novembre, perciò circa due mesi e mezzo addietro. La situazione, come potete leggere, vedeva cadere sul sudafricano una pioggia tale di critiche - simili a proiettili - che nemmeno un carroarmato gli avrebbe consentito di uscire con la corazza emotiva intatta.

I test di Sepang sono alle porte, i primi della MotoGP 2022. La situazione sembra cambiata, oppure, la quiete precede la tempesta? Durante la presentazione del rinnovato (per certi aspetti, neonato) Yamaha RNF WithU, il fratello di Brad è apparso convinto, tranquillo e noncurante: a lui, che gli si dica che è adatto alla top class o meno, nulla cambia.

Ed è giusto così, se ci pensiamo bene. L'interesse del simpatico ventiquattrenne è uno, anzi, sono due: sapere di avere una squadra convinta della scelta compiuta, far sapere alla squadra che la scelta compiuta sia covincente. D'accordo, ma in quale modo? 

Risultati, la voce della verità


Vanno bene i miglioramenti relativi al tempo sul giro, piacciono molto i feedback inerenti al comportamento della moto, si apprezza parecchio la capacità di saper indirizzare i tecnici nella ricerca della messa a punto ideale. Il team RNF WithU baderà a queste cose, però guarderà soprattutto gli ordini di arrivo.

Perché è la classifica stilata domenica a dire come e se un pilota abbia fatto bene o male. Piaccia o no, così è, così resterà: un conto è giungere al traguardo ventesimo, un altro è arrivare decimo. Parliamo di un rookie, natualmente. I debuttanti, sopratto se inseriti in formazioni satellite, sono soggetti a richieste basate su parametri che - giusto ad esempio - un Marc Marquez oggi (ma nemmeno agli esordi di carriera) non può nemmeno pensare. 

Darryn dovrà piazzare la sua M1 davanti agli avversari rookie come lui. Quest'anno la lista include Binder, Marco Bezzecchi, Fabio Di Giannantonio, Remy Gardner e Raul Fernandez. Ecco, qualora il sudafricano tagliasse il traguardo spesso e volentieri davanti ai due italiani e al duo KTM Tech3, probabilmente - quasi sicuramente - sponsor e, squadra e critici saranno meno crudeli nei suoi confronti. Soprattutto perché, contrariamente ai rookie elencati, Darryn ha saltato la Moto2. Come fece Jack Miller.

I duri inizi di Jackass


E qui, ci si riaggancia a titolo e sommario. Da quando hanno istituito le classi MotoGP (2002) e Moto3 (2012), il salto dalla piccola alla massima cilindrata l'ha compiuto il solo Jack Miller. Salto che escludesse la Moto2 (nata nel 2010) intendiamoci. 

L'australiano "balzò" - slang usato a Milano e dintorni - il passaggio di mezzo, ritenuto all'epoca fondamentale per tutti, non per lui: era la fine del 2014, ad anticipare la stagione 2015. Valutato promettente e costestualmente "underdog", Jackass guidò in primis una Honda RC 213-RS in configurazione Open, schierata da LCR. Poi, passò al Marc VDS, per una RC 213V vera e propria.

E i risultati nel primo bienno come furono? Insomma... nel 2015 il miglior piazzamento fu l'undicesimo posto di Barcellona. La graduatoria riepilogativa lo racconta come diciannovesimo d'annata. Nel 2016 meglio: la vittoria ottenuta ad Assen - in condizioni meteo bizzarre e con doppia partenza sancita dalla Race Direction - lo conferma, tuttavia la settima posizione del Sachsenring restò il secondo miglior arrivo alla bandiera a scacchi. In classifica, Miller arrivò diciottesimo.

Il salto di qualità di Miller


Anche il 2017, sempre con Honda, non risultò per Miller così poi esaltante. Per registrare il suo salto di qualità, si dovette attendere sino al 2019. D'accordo, il 2018 speso in sella alla Ducati Pramac non fu malaccio, ma i podi arrivarno l'anno successivo. 

Ne contiamo cinque, i terzi gradini di Austin, Brno, Aragòn, Phillip Island e Valencia. Una certa continuità a bordo della Desmosedici satellite Jack l'aveva trovata, sebbene desiderasse la moto Factory a tutti i costi. E Borgo Panigale gliela diede, nel 2021.

I miglioramenti del 2020 e una comprovata maturità tecnica spinsero i dirigenti della Rossa a promuoverlo nel team ufficiale, poiché convinti che il pilota potesse tornare al successo. Vero, perchè a Jerez e Le Mans il numero 43 ha battuto tutti, tornando alla vittoria in MotoGP dopo cinque anni. 

A Binder sarà concesso lo stesso tempo avuto da Miller?


Senza stare a dire se Darryn abbia il medesimo talento di Jack, evitando di compararne le prestazioni offerte in Moto3, sappiamo quanto il sudafricano sarà paragonato all'australiano, proprio per i motivi già spiegati: i due hanno compiuto il passo doppio, dalla entry alla top class, "evitando" la Moto2.

Binder avrà tempo per dimostrare se la scelta ricaduta su di lui è sensata? Il pilota dello Yamaha RNF WithU avrà una sola chance - il 2022 - o più e più come lo stesso Jack ha fruito dal 2015 al 2021? Ripetiamo che saranno i risultati a decidere, ancor più di sponsor e nazionalità.

Per il capelluto e alto fratello di Brad, sarebbe già ottimo laurerarsi Rookie of the Year. In quel caso, potremmo rivederlo sulla griglia della MotoGP 2023. Oppure, che strada prenderà a sua carriera? Nella conferenza indetta dalla squadra, l'unico a non farsi certi problemi, era proprio lui. 

 

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