MotoGP, Maverick Viñales: “Ho commesso un errore a lasciare la Suzuki”

MotoGP, Maverick Viñales: “Ho commesso un errore a lasciare la Suzuki”

Il pilota spagnolo ha ammesso di aver sbagliato a lasciare la Casa di Hamamatsu, non rinnegando però totalmente la scelta di approdare in Yamaha, che lo ha poi portato in Aprilia, dopo una serie di vicende complicate

08.01.2022 ( Aggiornata il 08.01.2022 20:07 )

Il 2022 sarà un anno fondamentale per la carriera di Maverick Viñales, che durante la passata stagione ha accettato la sfida Aprilia, lasciando la Yamaha dopo una serie di risultati negativi che ha deluso sia la squadra giapponese che lo stesso pilota spagnolo.

Il matrimonio con la moto di Iwata era partito sotto i migliori auspici, ma, soprattutto le ultime stagioni avevano messo in evidenza alcuni problemi. "Voglio solo dire buone parole su di loro perché non ho niente di male da dire. Alla fine si vede che la moto è di grande livello, e ho sempre detto che la moto era fantastica", cosi, in un'intervista esclusiva a TheRace.com, lo spagnolo ha voluto mettere in chiaro cosa pensa della M1.

Una convivenza difficile: "A volte mi sentivo imbattibile, altre volte ero l'ultima Yamaha"


Una caratteristica delle ultime annate con la M1 è stata l'incostanza di prestazioni, per un pilota dall'indiscusso talento: "A volte mi sentivo imbattibile e altre volte ero l'ultima Yamaha. Stavo impazzendo. Ma la moto era su un livello incredibile. Comunque non era la mia sfida, quindi ho accettato la vera sfida, l'Aprilia". Durante il 2021, Vinales è diventato papà della piccola Nina, e questo ha inevitabilmente influito sul cambio di priorità della sua vita: "Ho cambiato molto le mie priorità. Quando hai una famiglia, non pensi al domani, pensi al lungo termine. Non puoi semplicemente pensare giorno per giorno. Prima pensavo molto così, vivendo la vita così com'era, senza pensare troppo al futuro o a come avrei realizzato la mia realtà".

Un pilota tanto istintivo nella guida quanto mentale nell'approccio, perciò la sfida in Aprilia rappresenta qualcosa di più della mera ricerca della vittoria: "È bello vincere, ma voglio sentire qualcosa di più. Voglio sentire una squadra intorno a me, ed è per questo che mi sono trasferito. Mi sono trasferito per avere tutta quell'atmosfera, quella passione, e soprattutto perché penso che quando vai in un posto dove tutti hanno fame, ti fa andare ancora più forte".

Da un team giapponese ad uno italiano


Dal metodo di lavoro all'atmosfera che si respira dentro il box, sono tante le differenze tra una casa come la Yamaha e una come l'Aprilia: "Una squadra italiana è molto diversa da una squadra giapponese. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con il team giapponese, perché amo il loro cibo, la cultura, i luoghi, e il loro approccio, sono calmi e sistematici. Però avevo bisogno di un po' più di fuoco intorno a me. Mi motiva molto l'idea di riportare la fabbrica al top. Voglio essere un campione, ma voglio anche fare qualcosa di speciale, non fare quello che fanno gli altri". 

Un obiettivo raggiunto in Suzuki, quando riportò la casa di Hamamatsu alla vittoria, nel 2016, dopo tanti anni di digiuno: "Non voglio parlare troppo del passato, è chiaro che ho commesso un errore lasciando Suzuki. Alla fine abbiamo creato una squadra davvero buona, ma in quel momento la Yamaha è stata una moto vincente e io ho scelto quella strada. Sbagliato o no, non lo so, perché alla fine prendi le tue decisioni".

L'avventura in Aprilia ha riacceso la motivazione dello spagnolo: "Tutto ciò mi ha portato in un posto dove sono molto felice. Vengo di nuovo alle gare eccitato. Ho ritrovato la motivazione, la passione per le moto, che è molto importante. Alla fine,  questo è il carburante che ti dà l'energia per continuare. Penso di avere ancora molto da dare e molto che non ho dato, quindi è molto importante per me. In questo momento sto raccogliendo questa sfida in quello che penso sia il momento giusto per prenderla, per svegliarmi e continuare a spingere".

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