MotoGP, Dall'Igna esclusivo: “Il Mondiale 2021 poteva essere nostro”

MotoGP, Dall'Igna esclusivo: “Il Mondiale 2021 poteva essere nostro”© Milagro

La nostra intervista esclusiva all'ingegnere Ducati: "A inizio stagione non avevamo chiaro il nostro potenziale. Bagnaia e Miller sono due leader. La MotoGP del futuro? Ho la mia idea, non possiamo continuare con la stessa tecnologia"

12.12.2021 ( Aggiornata il 12.12.2021 19:29 )

Il volto sempre imperturbabile rende più difficile “leggere” dentro Gigi Dall’Igna. Il direttore del Reparto Corse si apre soltanto quando una delle sue moto taglia il traguardo davanti a tutte le altre. A quel punto l’ingegnere veneto è effettivamente il primo ad alzare le braccia e festeggiare. Perché per lui esiste soltanto la vittoria. Risultato ottenuto quest’anno nel Mondiale costruttori e in quello dei team, anche per questo è rilassato e tranquillo nel corso nel corso di questa intervista.

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Cosa ti ha fatto felice del Mondiale appena concluso?

“È facile immaginare la differenza di sensazioni tra la fine dell’anno passato e l’epilogo di questo, a parità di Mondiali costruttori vinti. L’anno scorso tutti ci criticarono per le scelte legate ai nostri piloti, oggi è tutto molto differente, e questo mi rende felice. Perché il 2021 era iniziato con qualche preoccupazione, ma è finito bene. E questo titolo costruttori è stato differente, dopo un campionato più solido: abbiamo lavorato tutti bene, tecnici e soprattutto i piloti. Sono soddisfatto”.

C’è qualcosa che ti ha deluso?

“La parte finale del campionato ha detto in modo evidente che questo Mondiale piloti lo avremmo potuto vincere. Il nostro pilota (Pecco Bagnaia, ndr) è stato molto, molto forte. Il problema è stato a inizio stagione, quando non avevamo un’idea chiara del nostro potenziale. E nel corso dell’annata sono accadute cose che ci hanno impedito di vincere il titolo”.

Cosa non era chiaro esattamente, all’inizio?

“Quando si apre un nuovo ciclo, ci sono inevitabilmente dei dubbi, è normale. Siamo umani. Ma questi dubbi, se devi condurre un gruppo di persone, li devi tenere sotto controllo, non puoi mostrare le tue preoccupazioni”.

Per la prima volta la Ducati ha vinto gare con tre piloti differenti: cosa significa?

“È davvero importante, perché il mio obiettivo è sempre quello di avere una moto competitiva e non con un pilota soltanto”.

Era il punto debole della Ducati.

“Però in passato abbiamo vinto con numerosi piloti: Petrucci, Dovizioso, Lorenzo, lo stesso Iannone. Molti piloti differenti con stili differenti. La mia filosofia è sempre stata quella di non seguire un solo uomo, in modo che quando risolvi un problema, la soluzione sarà utile per tutti, non per uno soltanto”.

"Bagnaia, un progresso incredibile"


Parlando dei piloti: come giudichi l’evoluzione di Bagnaia durante l’anno?

“La definirei incredibile. Non ha smesso di crescere non soltanto nel corso del 2021, ma in tutto il periodo con noi. Quando credi che abbia raggiunto un livello altissimo, compie un ulteriore step. Sono molto contento per la crescita del pilota, ma soprattutto per il modo in cui comunica con le persone, per l’atmosfera che sa cre are attorno a sé. È un leader”.

In quale aspetto può crescere?

“È difficile dirlo. Faccio fatica a trovare un’ulteriore area di miglioramento, ma già in passato faticavo, e poi lui è cresciuto ancora”.

L’ingresso nel team ufficiale gli ha permesso di compiere l’ultimo salto di qualità?

“Onestamente, già l’anno passato era cresciuto tantissimo rispetto al 2019. In alcune piste era stato molto veloce. Pensiamo a quanto accaduto dopo l’infortunio di Brno: stava lottando per un posto da ufficiale, e con quel ko era stato costretto a saltare alcuni GP proprio nel momento in cui dovevamo scegliere il secondo pilota factory. Ed eravamo indecisi. Ma al suo ritorno, Pecco ci ha convinto, con i due straordinari weekend di Misano. La sua mentalità è davvero ottima”.

Tra i tuoi piloti odierni, chi ha capito meglio la Desmosedici?

“Abbiamo piloti con stili di guida differenti, tutti hanno punti forti e aree di miglioramento”.

Ma chi è il più sensibile?

“Michele Pirro”.

Come definisci la scarsa continuità di Jack Miller? Può aver patito la pressione generata dalla crescita di Bagnaia?

“Non credo abbia avvertito la pressione, e credo che saprà compiere lo step necessario per lottare per il titolo. Dal punto di vista della guida, è davvero forte. Gli manca continuità nell’arco di una stagione, ma a volte bastano pochi dettagli per compiere l’ultimo salto”.

Ci hai fatto capire che Pecco è il leader.

“Lo stesso Jack è un leader, anche lui è molto bravo nel motivare le persone che gli lavorano accanto. I nostri piloti ufficiali sono leader, sanno creare un ambiente in cui tutti viaggiano nella stessa direzione per un obiettivo condiviso. Questa per me si chiama leadership. Ed è un aspetto che in passato c’era un po’ mancato”.

Nel 2021 avete schierato quattro moto “factory”, tre di queste hanno vinto. L’eccezione è legata a Johann Zarco, che però a un certo punto sembrava il vostro riferimento, poi cos’è successo?

“Credo che Zarco potesse vincere alcune gare, ma a volte si creano situazioni che ti impediscono di ottenere un risultato che pure è alla portata. Johann ha lavorato molto bene nei due anni con la Ducati, soprattutto all’inizio di questa stagione era molto forte”.

Pensi si sia messo troppa pressione sulle proprie spalle?

“È possibile. Al ritorno dalla pausa estiva, si è sentito sotto pressione”.

L'effetto della pandemia sullo sviluppo


In che modo la pandemia ha influenzato l’evoluzione della Desmosedici GP?

“Il Covid è stato un incubo per tutti. Noi, nel nostro ambito, abbiamo dovuto congelare l’evoluzione del motore, negli ultimi due anni non abbiamo nemmeno potuto sviluppare alcuni componenti nel modo voluto, e il modo di lavorare che c’è stato imposto è completamente diverso rispetto alle abitudini. Ora, per esempio, i dialoghi avvengono più spesso attraverso il computer che di persona, e questo non è semplice. Ma forse, grazie alla mentalità che c’è in Ducati Corse, ci siamo adattati meglio a questa situazione”.

Credi che il fatto di essere europei sia un vantaggio, a livello per esempio di mentalità e flessibilità, nel confronto con i giapponesi?

“Credo di sì, per noi è normale provarle tutte. Per altri, forse, non è così”.

E, rispetto all’Europa, il Giappone è rimasto bloccato anche più a lungo.

“Sì, ma l’Italia è stato uno dei Paesi più colpiti dal Covid”.

La Ducati è stata la Casa innovatrice per eccellenza in questa era della MotoGP: come si mantiene tale dinamica?

“Non è facile, devi saper motivare le persone a fare sempre cose nuove”.

Sei orgoglioso quando vedi la concorrenza “costretta” a copiare le vostre invenzioni?

“Assolutamente sì. Chiunque sarebbe felice nel vedere una propria idea apprezzata. Ci copiano? È la vita. Ma è una delle ragioni per cui siamo cresciuti tanto in questi anni: io cerco di raccogliere tutte le idee del nostro gruppo, è importante ascoltare tutti, è una base della mia filosofia”.

Yamaha, Casa da battere


Tu, invece, quando hai copiato i giapponesi?

“Il cambio seamless introdotto dalla Honda fu una buona idea”.

Qual è la tua opinione sulla KTM, un’altra Casa europea molto dinamica?

“È difficile parlare dei concorrenti”.

Qual è la Casa concorrente più difficile da battere?

“La Yamaha, anche perché ha un pilota molto forte”.

Ma oggi la Yamaha è nella stessa situazione della Honda dell’era-Marquez: è totalmente dipendente da Fabio Quartararo.

“Però il titolo l’hanno vinto loro. Ma come ho detto, sono soddisfatto anche del nostro lavoro, da anni siamo competitivi con costanza, e per un’azienda è la cosa più importante. Certo, per me, per i piloti, per la gente, il titolo è l’obiettivo supremo, ma per un costruttore, la priorità è vivere costantemente al top per tanti anni”.

"La MotoGP deve cambiare. MotoE, tante limitazioni da eliminare"


Il nuovo via libera allo sviluppo delle moto fa chiedere se esisterà mai un tetto che limiterà l’evoluzione di questi mezzi?

“Non esiste mai un limite allo sviluppo. Ricordo quando, alle Olimpiadi di Città del Messico, un ciclista su pista approfittò dell’altitudine per stabilire quello che ai tempi sembrò un record impossibile, superando i 50 orari di media. Oggi i 50 orari rappresentano la velocità media di certe tappe del Tour de France. In nessuna attività umana esiste un limite. La gente vuole sempre andare oltre, più lontano, più in alto, più rapidamente”.

Come vedi la MotoGP fra cinque anni?

“È difficile fornire una risposta concreta, perché dobbiamo evolvere le nostre moto. E non possiamo farlo seguendo l’attuale tecnologia, considerando le questioni ambientali. Per questo non ho una risposta su come saremo fra cinque anni”.

Nella tecnologia, però, un lustro è un tempo ristretto.

“Sì, è poco tempo, ma dobbiamo fare qualcosa. Anche per le velocità delle moto. Dobbiamo ridurre le prestazioni”.

Però ci hai appena detto che non esistono limiti.

“Nello sviluppo, a volte la soluzione può passare attraverso la riduzione della cilindrata dei motori in modo da guadagnare spazio per l’evoluzione delle moto in un arco di dieci anni. Certi cambi devono essere importanti, non simbolici. E dobbiamo pensare anche all’ambiente. Ho un’idea, ma non posso spiegarla: dovremo prima parlarne tra noi costruttori”.

La Ducati entrerà nel futuro anche fornendo le moto elettriche per la MotoE.

“Nel presente, le moto elettriche hanno molte limitazioni. Per il peso delle batterie, ma anche per il loro volume. Con la tecnologia odierna, è difficile realizzare una moto elettrica davvero buona. Ma non possiamo ancora sapere come sarà la moto del futuro. Quindi al momento è meglio avere la conoscenza di tutte le opzioni possibili per poter trovare le migliori soluzioni in futuro. Io credo che non si debba pensare alla convenienza individuale, dobbiamo compiere un passo collettivo, tutti assieme”.

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