Il 2021 vedrà tanti piloti al debutto con nuovi team e nuove moto. Ripercorriamo così i cambi di colori più significativi degli ultimi anni: da Stoner in Honda a Rossi in Ducati, fino a Mir in Suzuki
Per colmare il vuoto lasciato proprio da Rossi Ducati sceglie di puntare su Andrea Dovizioso, pilota veloce e soprattutto sopraffino sviluppatore, alla sua sesta stagione in top class dopo le esperienze con Yamaha e Honda. L’obiettivo è chiaro: creare un rapporto di lungo periodo per cambiare e migliorare il carattere della Desmosedici.
La prima stagione scivola via senza risultati di rilievo, ma l’anno successivo ecco arrivare il primo podio (2° ad Assen), proprio nella stagione in cui Gigi Dall’Igna approda a Borgo Panigale, per vestire i panni del direttore generale di Ducati Corse. Il processo di crescita mostra altri primi segnali nel 2015, quando nelle prime tre gare arrivano tre secondi posti, ai quali se ne aggiungeranno altri due nel proseguo dell’annata.
La stagione 2016 è quella della prima vittoria di Dovizioso in sella alla Ducati, sotto l’acqua di Sepang, con la quale il romagnolo dimentica la seconda posizione dell’Austria alle spalle del compagno Andrea Iannone, ed è soprattutto il preludio alla miglior stagione del duo Dovizioso – Ducati. Parliamo ovviamente di quella 2017, dove Andrea tiene aperto il mondiale fino all’ultimo appuntamento di Valencia contro Marquez, conquistando il primo dei suoi tre titoli consecutivi di vice campione.
Da lì in poi il rapporto con l’universo Ducati, ed in particolare con Dall’Igna, comincia a peggiore, complice anche l’arrivo di Jorge Lorenzo, sino alla scelta di separarsi giunta proprio durante questo 2020, con Dovizioso costretto a prendersi un anno sabbatico in attesa di una opportunità.
Che l’arrivo di Marc Marquez in MotoGP potesse segnare l’inizio di una nuova era forse pronosticabile, ma in pochi probabilmente si sarebbero immaginato ciò che sarebbe poi successo nelle successive stagioni. Un chiaro segnale però arriva proprio nel 2013, quando Marc sbarca in top class dalla porta principale, ossia entrando a far parte del team ufficiale Honda, in grado di farlo suo dopo l’abolizione della “rookie rule”.
La stagione si apre con un terzo posto in Qatar, ma già nel secondo GP di Austin comincia a scrivere la storia, diventando sabato il più giovane pilota capace di conquistare la pole in top class (record poi battuto da Quartararo) e domenica il più giovane vincitore di un Gran Premio. Nel corso della stagione si alimenta il duello con Jorge Lorenzo, campione in carica in sella alla Yamaha, che si risolve solo all’ultima gara di Valencia, quando a Marc basta un terzo posto per diventare il più giovane campione nella storia della MotoGP, oltretutto nella sua stagione da debuttante, impresa riuscita solo a Kenny Roberts.
Il titolo 2013 è l’inizio dell’epopea che tutti conosciamo, che porterà con sé (finora) sei titolo mondiali MotoGP, con gli unici passaggi a vuoto rappresentati dalle stagioni 2015 e 2020.
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